Raffaele Gatta, “Ritorno a casa (Noi tutti)”

a cura di Giorgio Galli

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Nella prima parte di Io capitano vediamo villaggi del Senegal con il mito di un’Europa ch’è falsa, che è l’Europa scintillante della televisione -ma una televisione che ancora mostra un mondo patinato e pieno di soldi facili, come si fosse fermata a trent’anni fa. Ragazze che vivono in baracche fatiscenti mettono lo smalto, ragazzi costretti a lavorare fin dalla prima adolescenza crescono col sogno di fare successo scrivendo qualche pezzo pop. L’abbigliamento di questi giovani è il tragico segno dell’illusione con cui li inganniamo fin da prima della partenza: sembra fatto di pezzi scartati da grandi stock di marca, e forse lo è davvero: riflette un universo semantico fatto principalmente di calcio, di sport, di grandi nomi sportivi. L’inganno comincia prima della partenza. Quello che accade dopo, purtroppo, lo sappiamo, è la cronaca.

Le tre poesie di Raffaele Gatta che presentiamo sono tratte dalla raccolta inedita Ritorno a casa (Noi tutti) e, come il film di Garrone, inscenano il fenomeno delle migrazioni dall’unico punto di vista che la cronaca non racconta: quello dei migranti. Si tratta di poesia civile nel senso più alto del termine, in cui il poeta si fa voce di istanze dimenticate, ed anzi presta la propria voce ai dimenticati. Ma il suo lavoro non ha soltanto un’importanza testimoniale, perché Gatta non dimentica che quella che sta facendo è poesia e che deve funzionare prima di tutto sul piano della forma. C’è un’alluvione di letteratura volta a edificare il lettore, e che forse educa solo i già educati. La vera letteratura però deve funzionare prima di tutto su un piano formale, e solo così può rendere viva e concreta la sua testimonianza, solo così può spostare qualcosa nella nostra percezione del mondo. I versi di Gatta, pur lontani da qualsiasi velleità sperimentale, presentano un impasto linguistico interessante, fatto di voci gergali e scurrili, nomi di brand, vocaboli stranieri entrati nell’uso comune (“guarda che città su maps”) e perfino di un vocabolo in greco antico, ὠθισμός, mescolati a passi che colpiscono per il loro lancinante lirismo: il tutto per mostrare il problema umano che sta dietro il problema politico, e per mettere a nudo il linguaggio della globalizzazione e le sue vittime –proprio come accadeva nel film di Garrone.

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Tre poesie da Ritorno a casa (Noi tutti)

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Vieni anche tu?

I giri di ispezione alla Siemens.

Fabbrica riabilitata a centro accoglienza.

Gli africani dormono e gli arabi si incazzano con loro.

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Sono le 3 di notte e il russo farà controllo.

Vai a vedere se le coscienze son salve,

io muoio in questo freddo e mi sento solo,

le madri sono rimaste. Homs è distrutta.

Dove andiamo? In Qatar si fanno bei soldi,

cerca cerca – oh guarda che città su maps!

Vieni anche tu italiano?

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Terra zafferano

La morte è amica, sta come il piombo dei cacciatori,

uno sparo di montagna nel silenzio.

Viola intenso e paesaggi diversi, terra zafferano

di un’ocra semi sparso sui visi di visioni galleggianti…

ah sì vero, tu mi dicevi: siamo giunti in Turchia

dopo una notte in mare. Cazzo la paura di cadere

nel buio e morire: mia madre mia madre dov’è?!

Bella l’Italia, seguivo la serie A da bambino,

qui fa sempre freddo in Germania

da noi anche nevica, ma mica sempre!

Oh amico quanto mi sento solo,

dove andrò? cosa farò?

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Etimo

Sogni una vita di parole e atti di complicità

ma è solo un sogno. Fuori è uno ὠθισμός

nessuno vuole rendere un po’ del suo cuore.

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L’etimologia guerra-scontro-profitto-urto

ha fatto il suo dovere. Povero mondo perso

nella luce sacrale e poi diafana e infine bianca

di un biancore fondo e cupo. Realtà

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*ὠθισμός (urto scontro)

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Raffaele Gatta è nato nel 1980. Ha conseguito una laurea in studi accademici (Arti Visive) presso l’Accademia di Belle Arti a Firenze e in seguito si è laureato in Lettere Moderne. Negli ultimi anni ha vissuto in Germania tra Monaco di Baviera e Berlino, dove ha tradotto poeti tedeschi per alcune riviste letterarie e scritto recensioni d’arte. Ha esposto, come artista, in alcune gallerie d’arte, come a New York nel 2008 (Agora Gallery) e ha pubblicato tre libri: Un religioso silenzio (poesia) edizioni Andromeda Roma 2011, L’odore del caffè amaro (narrativa) Robin edizioni 2013 e Uomo Libero (poesia) Nulla Die edizioni 2023. Ha ottenuto alcuni riconoscimenti in ambito poetico in alcuni premi letterari e alcuni suoi testi sono stati tradotti in tedesco e inseriti in antologie di poesia.

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