“Ti abbraccio, Teheran”

di Giorgio Galli

Questa storia è liberamente ispirata alla triste e coraggiosa vita di Nika Shakarami, morta a diciassette anni durante le proteste in Iran, seguite alla tragica morte di Masha Amini. Nika è scomparsa il venti settembre 2022. Il suo cadavere è stato identificato dieci giorni dopo dalla zia, nell’obitorio di un centro di detenzione di Teheran. La famiglia l’avrebbe seppellita nel giorno del suo diciassettesimo compleanno, ma invece il cadavere è stato rubato, per evitare che la sua tomba diventasse un luogo di pellegrinaggio. Come lei, molte altre leader sono state fatte scomparire, sono le desaparecidas della rivoluzione delle donne iraniane.” Queste parole, che ci si aspetterebbe di trovare in apertura di libro, Doris Bellomusto le pone invece alla fine, a significare che anche un testo calato in una delle vicende più tragiche della contemporaneità è comunque frutto di una visione poetica, animato dal bisogno di restituire la quintessenza delle cose più che la loro forma fattuale. Ti abbraccio, Teheran (Le Pecore Nere, 2023) ci balza incontro fin dal titolo con la forza di un gesto partecipe: quello di due donne –Doris Bellomusto e l’illustratrice Tiziana Tosi- che inviano alle sorelle iraniane un messaggio di sostegno, e al mondo un messaggio sulla necessità di sostenerle. È un libro pieno di luce quello che prende vita dalla loro collaborazione, un libro che, nel suo svolgimento fulmineo, osserva fino in fondo la scelta di stare nel versante luminoso delle cose, non per disconoscere il dolore, ma per indicare la via per superarlo. Il motto delle manifestanti iraniane, “donna, vita, libertà” non viene mai impiegato, ma è come se il libro stesso ne fosse espressione. Dalle sue pagine ci viene incontro una gioia intensa di appartenere al mondo. Il diario immaginario di Nika segnala ogni rubrica non solo con la data, ma anche con una notazione sul tempo atmosferico –“Lunedì, sole pieno e vento”- o su un sentimento  –“Mercoledì, cielo azzurro e voglia di camminare a piedi nudi”- o su entrambi –“Martedì, giorno di pioggia e coraggio”- magari unendo anche un proclama, ma sempre poetico, come “Venerdì, svegliati Teheran!”. Vivo è il sentimento di appartenere a una collettività: “Martedì, sole addosso e gente intorno”, “Lunedì, odore di pioggia sull’asfalto e tante donne intorno a me”.

Uno sguardo alle incalzanti rubriche di questo diario dà un’idea del crescendo espressivo delle sue pagine: “Sono stanca di vivere fra donne costrette a nascondersi, a vivere isolate dal mondo, a dimenticare di avere un corpo, io sono viva”; “Siamo in tante a protestare, al di qua del velo che ci copre inventiamo mondi nuovi e sconosciuti e un giorno o l’altro questi mondi saranno case, città, libri, amori. A me piace cantare, il mio canto può rompere il silenzio assordante a cui siamo costrette”; “La mia voce sarà la mia arma”; “Ho tagliato i capelli”; “Io non mi tiro indietro, oggi sono salita sul tetto di un’auto e mi sono tolta il velo per strada. Senza accorgermene sono diventata una leader, ma so che al regime le leader non piacciono. Potrebbe essere questa l’ultima pagina di diario e voglio credere che ogni parola saprà resistere alla violenza e sopravvivere alla mia stessa morte”. La morte, compagna di strada delle coraggiose ragazze iraniane, è affrontata per fame di vita. Il racconto corre verso la morte, anzi le corre incontro, con una gioia disperata e beffarda: è difficile rendere a parole il sentimento di chi è disposto a consegnarsi alla morte per la brama di dar senso ai giorni della sua vita, per pochi che siano. Forse l’unico modo per farlo è ridurre all’essenziale le parole, far precipitare le parole inessenziali per innalzare, con quelle che sopravvivono, un canto, un’atmosfera che si leva dalla pagina, dal suo tessuto di frasi e disegni che combinandosi si trascendono in un ritmo e una luce. È, la vicenda delle donne iraniane, il frutto di una volontà comune, dell’orchestra di una comunità, e il suo equivalente artistico nasce, com’è giusto che sia, dalla fusione tra due vite, due volontà e due mezzi espressivi –quelli di Doris e Tiziana- che realizzano un unisono da cui nessuna delle due identità esce sacrificata.

Scritto in prosa, il libro si chiude con dei versi, che fanno l’effetto della voce del cantastorie che chiude il dramma che ci ha appena fatto vivere. L’ultima pagina è una delle più essenziali: ci sono solo una rosa e tre versi: “Con voce muta e cuore tremante, una ragazza canta la sua storia, / con inchiostro e lacrime, la sua pelle diventa pergamena / su cui scrivere una storia di libertà”. L’ultima parola non poteva essere che libertà.

DORIS BELLOMUSTO si è laureata in lettere classiche presso l’Università della Calabria, insegna materie letterarie presso il “Liceo G. Pascoli” di Barga (LU), dove vive dal 2011. Non ha mai dimenticato né i suoi studi classici né le sue radici meridionali. Dalle sue inestinguibili nostalgie sono nate le raccolte di poesie Come le rondini al cielo (edizioni Tracce, Marzo 2020), Fra l’Olimpo e il Sud (Poetica edizioni, Luglio 2021), Nuda (Ladolfi editore, Giugno 2022).

TIZIANA TOSI, insegnante di italiano e arte nella fascia d’età 6-10 anni, è laureata in Scienze dell’Educazione. Un’unica grande passione: l’illustrazione e l’ideazione di storie per bambini e adulti. Ha illustrato per la casa editrice Indomiti pensieri differenti il testo OrsoPalloncino. Pubblicato dalla casa editrice La strada per Babilonia Nalin e le cinque saggezze di cui è coautrice e illustratrice. Con Voglino editrice è uscito il testo per le scuole Alfi e Betta, gemelliribelli a spasso per l’alfabeto. Nel 2023 Il pescatore di nuvole in italiano e inglese con La strada per Babilonia e La mamma è mia per la casa editrice La fabbrica dei segni.

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