Sandra Rizza: un giallo verista

di Andrea Alcamisi

L’arresto del boss Messina Denaro resta un fatto di cronaca: indubbiamente immaginato, forse atteso, più o meno sperato. E il fatto in sé per sé può essere raccontato al pubblico con una maestria scenografica o con un’asciuttezza tucididea oppure con un voyeuristico senso del dettaglio.
Nella terra dei gialli sciasciani, però, il tentativo agiografico del Denaro, avviluppato nelle vesti di un borghese decaduto, inceppa il meccanismo narrativo della solita cupoletta dei punciuti luparioti, poiché, ad un certo punto, accade che la finzione dei romanzieri e la verità fattuale trovino una sostanza comune nella menzogna.
La caduta di Denaro, un fatto tangibile e oramai affidato alle carte processuali, e l’arresto di Mario Martellini, immaginato, ma comunque vero nella sua presentazione letteraria e perno del giallo Nessuno escluso di Sandra Rizza, evidenziano che la mafia ha imparato a custodire sé stessa, nutrendosi del perbenismo moralizzante della società. In tal senso, la prosa incalzante dell’Autrice stritola spregiudicatamente ogni sussulto retorico e, mentre sospinge nella pastoia delle complicità chi si arrabatta nella ricerca di patenti di innocenza e di titanismo, disvela la fragilità umana. E se il colpevole può diventare la vittima e se la menzogna può macchinare il gioco delle maschere, emerge, tuttavia, anche una profonda verità: che sia colto o popolano, l’uomo è tremendamente corruttibile. Una legge impietosa che Sandra Rizza dimostra con un rigore scientifico schizzando le vicissitudini giudiziarie di Martellini, un cardiochirurgo affermato professionalmente e punta di diamante di un partito politico intraprendente tanto nella difesa ad oltranza del suo rappresentante politico di spicco quanto nei condizionamenti interni dell’indirizzo politico in materia di giustizia. Perché la lotta alla mafia e alla cultura di attecchimento si imbastisce, prima che nelle Procure, nelle commissioni parlamentari e nelle pubbliche audizioni istituzionali.
Nessuno escluso incastona anche questo tema nell’architettura della trama e lo frequenta con perizia, sfuggendo un certo tecnicismo che spesso artatamente si dipana nelle cronache quotidiane.
Se lo specchio delle finzioni, però, risulta ben oliato negli schemi delle pubbliche apparenze, esso si infrange nel sistema delle relazioni private. Basta un evento traumatico a far crollare le certezze incartapecorite, affastellate nelle pieghe del successo e dell’ambizione, per coprire singoli drammi personali: tutti i personaggi, nessuno escluso, sono, alla prova dei fatti, caricature grottesche dei propri fallimenti.
Un giallo verista, quello della Rizza, dove nel vituperante turpiloquio si nasconde l’assenza di comunicazione e nelle reticenze la bassezza dell’uomo.

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