Giuliana Traverso, “una giornalista del visuale”

Giuliana Traverso, “una giornalista del visuale”

di Orietta Bay

Critico Fotografico e Delegato Regione Fiaf

 

Giuliana Traverso (Genova 1930-2021) è stata uno tra gli sguardi più significativi del panorama fotografico italiano dagli anni ’60 del novecento fino ad oggi. Il suo percorso intenso e particolare è giocato su due fronti, in due distinti ruoli: autrice e maestra di fotografia. Cammino che è ben sottolineato, e si evidenza, nelle molteplici sfumature della sua autobiografia “Io sono qui” (2018) e nel volume, in parte dedicato alla scuola da lei fondata nel 1967/68 “Donna Fotografa”(2013) e al suo, per quegli anni, innovativo metodo, che è stato spunto di riflessione e spinta di cambiamento. Stimolo per la nascita di nuovi corsi di fotografia che prima di allora erano, a differenza di questo, basati principalmente su nozioni tecniche.
Traccia importante per conoscerla sono le numerosissime interviste rilasciate o i commenti che i maggiori esponenti della critica fotografica hanno dedicato all’approfondimento dello stile e della ricerca poetica di Giuliana Traverso. Una speciale unicità che, con buona ragione, pensiamo possa essere anche il motivo che ha spinto alcune giovani studentesse a farne oggetto delle loro tesi di laurea e certamente quello che le ha consentito di ottenere tanti prestigiosi riconoscimenti tra cui la laurea Honoris Causa in lettere e filosofia nel 1993.

Un’autrice che sfugge a definizioni statiche di appartenenza ad un genere fotografico ma, come lei stessa si definisce, possiamo considerare una “giornalista del visuale”. Termine inteso nell’accezione di comunicatore attento e curioso del mondo, dell’uomo, della vita e degli interrogativi che l’ accompagnano. Un osservatore il cui vedere è scoperta che diventa significazione.
Fin dagli esordi si è sempre messa in gioco cercando di trovare il suo punto di vista. Uscire dal coro per essere un’interprete che lo precede, come è avvenuto nel ritratto ad Ornella Vanoni (primi anni ’60), che ha sancito il suo debutto, e ancor più nettamente in quelli a Francisco Copello (1980/81). Mimo-attore cileno ripreso con l’uso di un obiettivo non ritenuto, dalle regole canoniche, adatto al ritratto: il 17mm, che le ha consentito di entrare in scena. Sia che siano progetti realizzati in sala di posa che ambientati in luoghi esterni il suo raccontare è focalizzato su l’intensa ricerca espressiva in grado di valorizzare sia il tempo della simultaneità, hic et nunc, che quello della comunicazione emozionale.

Quella di Giuliana Traverso è stata una continua sfida impegnata nella ricerca di altro da dire in modo sempre nuovo ma mantenendo il filo conduttore dell’incontro. Per ogni opera, nata dall’intuizione creativa, ha progettato un percorso in cui l’idea si doveva ampliare passando dal cosa al perché in un’evoluzione di pensiero che non interrompesse la sinergia del legame tra soggetto-autore-fruitore.
Un lungo tragitto fotografico iniziato negli anni ‘60, periodo storico nel quale in Italia c’era ed era molto apprezzato il filone documentale-sociale. La Traverso seguirà solo in parte questa strada svoltando verso una rappresentazione dove la narrazione tematica diventerà concettuale o creativa.
Difficilmente nell’archivio sono presenti fotografie che si possono definire scatti singoli. Il suo è sempre stato un fare a progetto che poteva dipanarsi in un tempo lungo come ne “Oltre la tela” (1974), “L’Udienza è tolta” (1984/2001), “Il Gesto discreto” (1998) oppure concentrato nell’arco di un solo giorno come “Tutti in piazza ad Orvieto”(1985). Fotografare per esprimere un‘idea e sottolinearla aprendo i pensieri che, grazie a più immagini, hanno la forza di aumentare le riflessioni sul significato.

Il bianco e nero usato in gran parte dei lavori l’ha spesso fatta definire una bianco-nerista convinta. Donna dal carattere incisivo, vestito di garbo e dolcezza, ha trovato corrispondenza in questa scelta per ottenere intensità ed emozioni. I contrasti di luce, voluti e cercati, in molti casi enfatizzati, hanno valorizzato il messaggio intimista. Tematiche esistenziali, interrogazioni fotografiche sul senso della vita e delle complicazioni. Una su tutte: la morte, presenza dominante nella riflessione di “Il peso del Mondo Addosso” (2001) e “Scatti al cuore”(2007). Indagato in profondità anche il rapporto con il trascendente ne “La religione esteriorizzata” (1989), “Crocefissione” (1993), e “Un’altra vita”(2015).
Non si sentiva particolarmente attratta dalla classica fotografia a colori, ma non voleva neppure abbandonarla. La vena dell’interpretazione ha da sempre bussato alle porte del suo interesse per cui ha cercato di concretizzare le sensazioni provate grazie ad un colore rimodellato. Scegliendo la diapositiva ne ha forzato la saturazione e omettendo quasi completamente le gradazioni ha ottenuto un effetto ridondante capace di accentuare la potenza descrittiva. Evidenziare come emettere un grido, acuto e forte, tipico della società dell’apparenza. Effetto caratteristico che troviamo ne “Il Diametro del Mito”(1985).
Si servirà di un’elaborazione manuale sulla diapositiva impressionata per ottenere un rimando evocativo, dal sapore pittorico in “Il Colore tout-court” (1984/95) e “Genova Fantastica” (1995/96). Paesaggi interiori che si mischiano a luoghi visitati e amati in una concatenazione di sensazioni. Pennellate di luce nate dall’immaginazione dell’autrice che esaltano particolari. Il colore come sottolineatura di sentimenti. Tra le elaborazioni che navigano nella chimica fotografica non possiamo non citare i Viraggi. Scelta operativa che maggiormente ha appassionato la Traverso. Iniziata a partire dagli anni ’80 e portata avanti fino all’inizio del nuovo millennio. Ispiratore è stato, come la stessa autrice raccontava, Gianni Pezzani, esperto fotografo che la indirizza, dandole suggerimenti tecnici. Un nuovo banco di prova dove Giuliana si cimenterà, ideando processi personali, guidata dal solito desiderio di trasformare la realtà fotografata spingendosi verso mondi sognati, dove sono, ancora una volta, le emozioni a prendere il sopravvento, travalicando il vedere consueto.

Nonostante il lungo cammino con e per la fotografia, fino agli ultimi giorni di vita (14 Aprile 2021) la sua vena creativa era più che mai attiva così come il desiderio di continuare a raccontare con la fotografia, mantenendo spontaneità e curiosità, spinte giovanili che l’avevano fatta appassionare a questo mezzo espressivo. Aveva in mente di rielaborare alcuni progetti realizzati negli anni maturi, riprendendoli con lo sguardo dell’attualità, essendosi resa conto che potevano avere una nuova voce e che il farlo sarebbe stato interessante oltre che divertente e, per lei, appagante.
Molto ci resterebbe ancora da dire per avere un panorama che grazie all’ampiezza risultasse più esaustivo, ma credo che citando le ultime mostre realizzate possa essere come accendere una luce capace di mettere a fuoco anche il non detto. L’ultima parla della sua città dove è nata e vissuta e che mai ha voluto lasciare: “Genova per Giuliana – Genova per me” (ospitata nella Saletta dell’Arte del Museo del Mare di Genova curata da Orietta Bay nel novembre 2019) e l’antologica “L’Ecclettismo come stile” (2018) esposta prima a Milano (Spazio Tadini) e poi a Roma (Spazio Cerere), organizzata dalla Fondazione 3M, e curata da Roberto Mutti che con questo titolo definisce perfettamente tutto il percorso artistico di Traverso Giuliana.

 

 

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