MEDUSA E PROSERPINA IN UN ROMANZO SICILIANO. INTERVISTA A LINDA BARBARINO

“Medusa e Proserpina in un romanzo siciliano”. Intervista a Linda Barbarino

a cura di Giovanna Di Marco

Immagini di copertina di Dania Mondello: (www.daniamondello.it)

 

 

 

Il mito di Medusa rivive nel romanzo di Linda Barbarino dal titolo La Dragunera, edito per il Saggiatore e finalista al premio Calvino. La storia ci racconta di una sorta di donna-strega che affattura, crea scompiglio, fa bruciare attorno a sé i destini di chi le si avvicina, quasi pietrificando chi la guardi. Questa donna dai capelli ricci, neri  e lunghi come una manta e gli occhi diabolici aleggia per tutto il romanzo come presenza mefitica e atroce, per poi sdoppiarsi in una variante delicata: un’altra presenza femminile che è il suo opposto, Rosa Sciandra, la prostituta dai buoni sentimenti e innamorata di un solo uomo che però viene irretito dalla Nemica, la Dragunera. Un’immagine, sempre relativa al mito, crea un collegamento tra le forme plastiche e la parola: la statua di Proserpina rapita da Ade che sta per condurla nel suo Regno. Rosa Sciandra si identifica con lei:

“C’era solamente Proserpina di pietra da sopra la fontana. Quella volta e poi per sempre, ogni volta che ci pensava, le chiedeva supplichevole di liberarla dalle manone che le arpionavano le cosce. Anche lei voleva scappare e forse trovare anche lei la casa di quando era picciridda, non lo voleva l’omone col tridente e la barba, non ci voleva salire sul carro per andare all’inferno”.

Le vicende, ambientante in un mondo ancora rurale all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, raccontate in una lingua che ribadisce con forza la sua legittimità nel dialetto siciliano, fanno sopravvivere quei miti ancora radicati e persistenti che pongono l’uomo di fronte al dolore e al senso tragico dell’esistenza, uguale invece per ogni tempo. Ne parliamo insieme all’autrice, Linda Barbarino.

 

Quale elemento ti ha ispirato per la creazione del personaggio della Dragunera?

«Volevo entrare dentro una storia che fosse della mia terra, un mito che mi appartenesse e desse vita a un mondo che sento nel mio sangue e fosse mistero, ‘ngiuria, cuntu e volti, persone, sentimenti, paure che mi hanno raccontato da bambina e fanno parte della tradizione a cui appartengo».

La Dragunera è un personaggio di un’altra epoca che, a sua volta, mi ha riportato a un personaggio ancora più antico, mitologico: Medusa. In che misura questo mito ti ha condizionato?

«Alla Medusa ho pensato nell’ultima fase della creazione, quando cioè descrivevo e riflettevo sulla Dragunera, che ha capelli come serpentelli e occhi pericolosi. Il mito stigmatizza grandi verità, che gli occhi raccontano, svelando l’anima ma arpionano, rapiscono, irretiscono da sempre».

La Dragunera/Medusa si trova come sullo sfondo: la vera protagonista è Rosa, la Sciandra, una prostituta che si scoprirà poi legata a doppio filo alla Dragunera. Rosa è una donna che sentiamo vicina, fino alle sue fibre più profonde e ai suoi abissi. Qual è il riscatto senza redenzione di questo personaggio? O forse è nel suo riscatto, la sua redenzione?

«Rosa Sciandra racconta un’altra grande verità: che l’amore non esiste senza la sofferenza, la paura di perdere l’altro, l’impossibilità di averlo per sempre e racconta anche che l’amore è generosità, abnegazione totale. Il vero amore non entra nelle convenzioni, nei codici stabiliti una volta per tutte. Sfugge perché è grande e doloroso, se è autentico. La redenzione di questo personaggio sta nella sofferenza e nell’autenticità, nel vivere senza maschere, lei che ne ha ricevuta una pesantissima dalla società in cui vive».

Questa sezione della rivista si occupa precipuamente dei riferimenti alle descrizioni delle opere d’arte. Nel tuo romanzo c’è una bella descrizione di una statua di Proserpina che viene messa in relazione sempre con Rosa, la Sciandra. Il mito ci insegna tanto, anche a soccombere al nostro destino? O forse ad accettarlo?

«Il mito ci insegna a capire noi stessi in quanto esseri umani con gli stessi sentimenti e le stesse tragedie da sempre. Ciò dà conforto, a volte anche catarsi».

Le commistioni con il dialetto sono fondamentali per l’esito del tuo romanzo. Cosa rappresenta per te il dialetto siciliano?

«Per me il dialetto siciliano non è solamente lo strumento per descrivere un mondo, ma è già il mondo. Mi restituisce tutto: le immagini, gli odori, il sentire, il pensare… Quello di cui ho bisogno per sentirmi e raccontare».

 

Biografie

Linda Barbarino è nata e vive a Enna, dove insegna italiano, latino e greco in un liceo classico. La Dragunera, suo romanzo d’esordio, è stato finalista al premio Calvino.

 

 

 

Dania Mondello nasce a Messina nel 1982. Consegue il Diploma Universitario in Operatore dei Beni Culturali con indirizzo Archeologico alla Facoltà di Lettere e Filosofia della sua città. Successivamente si laurea presso l’Università degli Studi di Firenze. Dopo la laurea frequenta con successo l’Accademia di Belle Arti Mediterranea ottenendo la laurea in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Decorazione. Ha al suo attivo numerose personali e collettive di pittura, esperienze lavorative in ambito scolastico ed è titolare del laboratorio di pittura “Naturarte” presso la sua Azienda Agricola Didattica “La Vecchia Mimosa”. Fa parte dell’equipe di artisti che dipinge i Supereroi DC Comics sulle fiancate delle navi Tirrenia. Ha creato con Lidia Muscolino un’ esclusiva linea di vestiti, interamente cuciti e dipinti a mano, dal nome di “Manti d’ Amuri”.

 

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