Il filo di Arianna, progetto artistico e sociale di Carmela Calimera

Il filo di Arianna, progetto artistico e sociale di Carmela Calimera

 

di SARA MANUELA CACIOPPO

Carmela Calimera, artista internazionale, pittrice e scultrice calabrese pone al centro della sua arte la valorizzazione della donna, di una femminilità libera di manifestarsi senza pudicizie né freni, consapevole e fiera.

L’artista mira ad abbattere i muri della violenza tramite l’arte, combattendo un fenomeno sempre più diffuso: il femminicidio.

Uno dei suoi ultimi progetti artistici, intitolato Il Filo di Arianna, nasce appunto dalla profonda repulsione di Calimera nei confronti di tale fenomeno, di cui reclama l’estinzione.

tec. mista su tela mis. 150×100 / Lascia che il Mio Essere si manifesti,sii il mio complice.

 

Il progetto prevede l’esposizione di un’opera primaria, suddivisa in altri 29 dipinti raffiguranti le molteplici sfaccettature dell’io donna, evidenziandone il desiderio, il donarsi, l’autoerotismo, il dolore, la gioia. Nello specifico, ciascun dipinto rappresenta una parte dell’essenza femminile che lo spettatore si inebria a ripercorrere, seguendo quel filo rosso incantato simbolo di un’eroina sempre attuale: Arianna.

Le opere sono una protesta che grida attraverso la tela, la quale si fa specchio della complessità dell’anima e dell’erotismo femminile, in cerca di una libertà dovuta e quindi ostentata.
Se la tela è muta e immobile, le donne all’interno appaiono animate dalla passione. La mano di Carmela è precisa, sembra accarezzare la tela disegnando i contorni dei corpi. Lo spettatore, rapito da cotanta poesia e bellezza, percepisce il movimento sinuoso delle curve corporee, lasciandosi trasportare in un’inarrestabile danza di libertà: donne autentiche, sensuali, fiere di essere loro stesse.

I colori sono scuri a rimarcare la violenza sul corpo svestito, un corpo apparentemente indifeso che si fa scudo di se stesso. Il nero e il grigio non sono soltanto simboli di oscurità, ma anche di forza, volta ad esclamare a gran voce che le donne non si piegano, le donne unite resistono e vincono. Toni cupi, ma decisi che catturano l’attenzione degli spettatori e si fanno pittura viva, parlante, pittura che urla.

Comprendiamo come i quadri di Calimera non siano solo tele da ammirare, bensì un’esperienza mistica a cui abbandonarsi.

Calimera vuole rompere ogni stereotipo e pregiudizio di genere, dimostrando che non esiste una differenza tra uomo e donna in quanto esseri simili con proprie pulsioni e bisogni.  In tale prospettiva, l’arte non è solo colore posizionato con cura o gettato con fantasia sulla tela, ma diventa un mezzo per comunicare un messaggio e scuotere le coscienze.

La pubertà.

 

Il filo di Arianna

Il nome del progetto si rifà dunque al mito di Arianna. La scelta non è casuale, ma ha un intento sociale mirato.

Se i quadri sono studiati in modo da creare un vero e proprio percorso visivo, il corpo femminile diventa metafora del labirinto e dei suoi meandri curvilinei.
L’uomo (Teseo) si perde, libera rabbia e istinti animali incarnati nella figura del Minotauro. Quando l’uomo si tramuta in mostro spezza il filo e perde la sua umanità; l’obiettivo di Calimera è quello di sensibilizzarlo, ponendolo dinnanzi una via diversa, un nuovo filo da cui lasciarsi guidare, quello della pace e dell’uguaglianza fra i sessi.

I nodi del legame.

 

Arianna come Medusa

Sebbene il nome del progetto sembri riferirsi in modo esclusivo ad Arianna, notiamo che la donna raffigurata nei quadri abbia per capigliatura un groviglio di serpenti, proprio come un altro personaggio mitico: Medusa. Le donne in quanto forza creatrice sono connesse, l’artista vuole sottolineare l’importanza del legame di genere, promuovendo solidarietà, collaborazione e unione.

Calimera sovverte la classica visione del mito presentandoci la gorgone come una donna libera di mostrarsi e non come un mostro rinchiuso di cui bisogna avere paura.

Il legame che intercorre fra Arianna e Medusa è sottile: entrambe sono protagoniste della propria storia, eppure la versione patriarcale del mito le riduce ad mere aiutanti degli eroi Teseo e Perseo.

Chi conosce bene la mitologia sa invece che gli eroi non avrebbero potuto compiere il loro destino senza le due donne, o meglio sono le donne stesse a compiere le azioni utili allo svolgimento della trama servendosi degli uomini: Teseo esce vivo dal labirinto perché guidato da Arianna; Perseo uccide i nemici usando la testa di Medusa che porta con sé. Ambedue gli eroi senza le due donne avrebbero avuto vita breve.

L’arte di Calimera appare quindi “necessaria”, in quanto restituisce alla donna quel ruolo di eroina che le è stato sottratto ingiustamente.

Caldo tramonto.

 

Erotismo e nudità

L’artista disegna il corpo femminile con minuzia, da notare la cura con cui crea l’espressione del volto o le mani e i piedi. La scelta del nudo è sinonimo di libertà e godimento femminile; le rappresentazioni non cadono mai nel volgare, al contrario dai quadri si sprigiona grazia, pace, calore.

Secondo Calimera l’aumento dei fenomeni di violenza sulle donne è dovuto al sesso, ovvero a una percezione sessuata ed erotica della femminilità. Il corpo femminile non è espressione naturale di un genere, ma strumento di piacere, spesso mercificato.

Il progetto vuole mettere in risalto l’assurdità di tali visioni maschiliste e patriarcali, evidenziando l’esigenza della parità di genere e l’eliminazione del tabù sesso.

Così, in un viaggio tutto al femminile, riscopriamo grazie a Carmela Calimera la grande sfida di essere donna.

 

Biografia

Nata e cresciuta dove cultura, arte e storia si intrecciano per fornire nutrimento all’anima, Carmela Calimera ha intrapreso la sua ardua ricerca in una realtà cruda dell’Italia meridionale. L’obiettivo posto è ridefinire le restrizioni sociali che le donne sono costrette ad accettare a causa della cultura — si potrebbe presumere che trovarsi nel mondo occidentale renderebbe facile la sua missione — invece, “l’argomento” dei suoi ritratti artistici è ancora considerato taboo o ancora peggio, proibito. Mentre il mondo si sta muovendo rapidamente verso il suo infinito potenziale, alcuni fondamenti sembrano regredire piuttosto che progredire. Contemporaneamente, Carmela con la sua devozione, riconosce l’arte come strumento comunicativo per la sua missione: diffondere l’uguaglianza e i valori dei diritti civili delle donne attraverso la vera essenza dell’esistenza. Carmela è stata educata assorbendo lo stile dell’antica cultura della “Magna Grecia”. Sviluppando un occhio per la rappresentazione naturalistica ma idealizzata del corpo umano: figure crude e nude che vengono celebrate in modo innovativo. L’uso di trame diverse, la soggettività intensa e la manipolazione approssimativa dei materiali segnano le influenze del neo-espressionismo. Attraverso colori vivaci e contrasto; Il pennello forte e rapido; dettagli distorti; tecniche generalmente spontanee e incorporazione di oggetti esterni, Carmela induce gli spettatori a mettere in discussione le loro convinzioni e a riconsiderare la libertà perduta nella nostra società. L’idea che la natura e le donne siano collegate in una tacita accettazione del loro sfruttamento sono viste nei soggetti di Carmela. Alle donne viene assegnato il ruolo centrale, cercando di rompere gli stereotipi di genere e di gerarchia, non di essere sfruttate, trasformate a volontà e usate. Al contrario, tutti i sessi dovrebbero essere idealmente disponibili, aperti ad abbracciare e accogliere i propri desideri, quindi esistendo su un piano di uguaglianza, potenziando la riscoperta, generando consapevolezza e promuovendo la conversazione.

Comunicare in modo incisivo, deciso e deliberatamente nitido. Spingendo fino al limite, premendo le barriere morali che hanno intorpidito le masse senza aver mai permesso all’individuo di ascoltare la propria anima. Farò che la nostra voce sia sentita. Il cambiamento è inevitabile!’ – CC

 

 

 

 

 

 

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