Il doppio come ribellione al patriarcato in Emma di Jane Austen

Il doppio come ribellione al patriarcato
in Emma di Jane Austen

di Sara Manuela Cacioppo

 

Emma, classico della letteratura inglese edito dai colossi dell’editoria italiana, è la storia di una metaforica trasformazione: da crisalide a farfalla, da Miss Woodhouse a Mrs. Knightley.
Emma fantastica su storie irrealizzabili, scopre se stessa e forse l’amore, accetta quell’equilibrio sottile fra libertà e sottomissione imparando l’arte della ‘sopravvivenza’ al femminile in una società amaramente dominata dal patriarcato.

Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un buon carattere, sembrava riunire in sé alcune delle migliori benedizioni dell’esistenza.

L’incipit del romanzo rivela l’immagine di perfezione della sua protagonista. Una perfezione che cade nel momento in cui Emma si accorge che il mondo in cui vive non è altro che la proiezione delle sue illusioni e dei suoi desideri.

A causa del suo essere emblema di vanità e compiutezza, ma anche di colpa e pentimento, Emma è nelle parole di Jane Austen: “un’eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa”.
Questa è una frase chiave per comprendere la dualità che intercorre fra il personaggio fittizio e la scrittrice. Emma è infatti l’alter ego di Austen: se la scrittrice dà vita alle sue storie sulla carta, la protagonista, allo stesso modo, modella il mondo esterno come proiezione del suo mondo interno, così, gli abitanti di Highbury diventano tutti personaggi della sua storia.

Emma lascia libero sfogo alla sua immaginazione ideando matrimoni per altri, ma mai per se stessa. Del resto in quell’epoca una donna su cosa poteva applicare la sua intelligenza se non a tale scopo?

Percepiamo dunque una velata critica di Austen: Emma, come tutte le donne del suo tempo, aveva uno spettro ridotto di possibilità e di attività, in quanto il sistema patriarcale dominante inquadrava la donna in ruoli stabiliti: madre e sposa.

Il matrimonio era considerato “l’inizio del mutamento”, ossia l’unico modo grazie al quale le donne potevano cambiare la propria vita e ottenere protezione.

Allora, come mai la protagonista sceglie di non sposarsi?

In Emma, scopriamo una voglia di ribellione al patriarcato molto più evidente rispetto ai precedenti romanzi di Austen. Emma è infatti la prima eroina ad avere un’indipendenza economica che le permette di vivere agiatamente senza dipendere da un uomo. Così, contrariamente da ciò che ci si aspetta da una donna del diciannovesimo secolo, Emma non vuole sposarsi per non perdere la sua indipendenza e i suoi privilegi:

Non ho nessuno degli incentivi che di solito ha una donna per sposarsi. Certo, se mi dovessi innamorare sarebbe diverso! ma non mi sono mai innamorata; non mi attrae, non è nella mia natura; e non credo che lo farò mai. E, senza amore, sono certa che sarei una sciocca a cambiare una situazione come la mia. I mezzi non mi mancano; le occupazioni non mi mancano; la posizione sociale non mi manca; credo che poche donne siano tanto padrone della casa del marito quanto lo sono io di Hartfield.

Questa scelta, del tutto innovativa nella letteratura del periodo, segna un distacco dai rigidi ruoli di genere in cui la donna era intrappolata.
Emma infrange l’odioso cliché della donna sottomessa dimostrando con acutezza espressiva e intellettiva di essere pari agli uomini della sua società. Si evince una critica di Austen all’inadeguatezza dei ruoli di genere nel contesto sociale e una chiara pretesa al superamento degli stessi.

Nonostante le premesse dichiarate dall’eroina, alla fine del romanzo Emma si scopre innamorata e si sposa. Questa scelta non sembra dettata da un sentimento romantico, ma piuttosto appare come un’arresa al ruolo impostole dalla società. Così, Austen punisce la sua eroina ‘cieca’ fino a quel momento. La disapprovazione che la scrittrice manifesta verso Emma non è che una mascherata critica a se stessa, colpevoli entrambe di lasciarsi ammaliare dall’immaginazione e di sperare in un mondo “libero”, purtroppo non a loro riservato.

La dualità Emma-Austen è inequivocabilmente presente nella scrittura. Per il suo stile e per la sua tecnica il romanzo è stato infatti definito da molti ‘rivoluzionario’. Nonostante la narrazione sia in terza persona, l’uso del discorso indiretto libero combina le due voci autore-personaggio confondendole in un assolo.

Emma è dunque un capolavoro sempre attuale. Come l’eroina Emma anche noi talvolta tendiamo a scambiare la realtà con la finzione, a vedere tutto solo dal nostro punto di vista, a proiettare i nostri desideri nel reale, a idealizzare chi ci sta accanto. Anche noi, come Emma, viviamo in una società giudicatrice, una società binaria (“normale”/“anormale”) che intende influenzare le nostre scelte, ambizioni e desideri. Una società in cui, purtroppo, colui che non rispetta ciò che è socialmente considerato ‘norma-normalità’ viene percepito come una minaccia per il sistema. Emma è allora un primo timido passo nel lungo viaggio per l’indipendenza e per la libertà femminile.

 

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