Intervista a Eva Marisaldi

 

“Deep blue”, di Eva Marisaldi.

 

 

1) La nostra rivista “Morel” è dedicata alla metafora dell’isola e a un dialogo plurale tra voci . Che importanza hanno nella sua produzione artistica i luoghi, la geografia emozionale e il viaggio?

Distinguo i luoghi che attraverso da quelli entrati nel mio orizzonte in maniera indiretta. Ad esempio, l’ormai lontano viaggio in Madagascar, per me sconvolgente, ha prodotto un interesse a catena su “l’Africa” che porto avanti con studi disordinati,  dalla letteratura a informazioni geopolitiche.

2) Lei è considerata tra le artiste più rilevanti nate negli anni ’60 in Italia. Cosa pensa della situazione attuale dell’arte contemporanea in Europa e in Italia?

L’arte contemporanea in Europa è popolata da molti attori. Si vedono in giro bravi artisti, non solo europei. Il mondo dell’arte è ospitale, include anche scienziati, artisti, persone che contemporaneamente vivono questo nostro tempo. Chi con attivismo, chi solo vivendo e operando nei casi. La rete influenza la presa di visione dei lavori. Cioè, una visione esterna allo spazio, spesso scavalcando i disegni della mente che ha preordinato la mostra.

In rete puoi farti un’idea da lontano, pallida. La frequentazione o “l’investimento” per raggiungere un interesse , come nota anche Brett Easton Ellis, è diverso, mi sembra di notarlo come atteggiamento negli studenti. Insisto nel voler parlare ad altri, nonostante la fatica, in spazi pubblici che dovrebbero raccogliere persone interessate all’arte. Poi ci sono operatori (curatori, galleristi, artisti etc…) con cui in  qualche modo si collabora e questi si conoscono nel corso del tempo.

3) Nel 2019 ha esposto presso la galleria Francesco Pantaleone di Palermo. Qual è il suo rapporto con il capoluogo siciliano e in che modo questo legame si evidenzia nelle sue opere?

“Silver monsters” alla galleria Pantaleone è un progetto nato attorno a “suggestioni palermitane”.

L’anno precedente ero stata coinvolta da Luca Trevisani per un suo progetto all’ Hotel des Palmes, ed ero andata a rivedere l’” Annunciata” di Antonello da Messina, che mi ha dato un’emozione forte. Ho voluto fare una mostra di gratitudine . Palermo è cosmopolita, ma per me sfuma negli scrittori siciliani, Consolo, Sciascia. Conosco l’architetto siciliano Maria Giuseppina Grasso Cannizzo, Agata Polizzi che ha scritto un testo anche per l’Annunciata. Giulia Monroe e gli argentieri Amato che ancora desidero ringraziare. Conosco Stefania Galegati dagli anni ‘9o.

4) Esiste secondo Lei un ponte ideale di collegamento tra la Sicilia e altre realtà italiane come Bologna, la sua città, soprattutto dal punto di vista artistico?

Il pubblico dell’arte viaggia, per Manifesta tanti si sono mossi. Credo che creare progetti d’interesse sia un modo. So che esistono rapporti tra i teatri comunali delle due città attorno a Wagner. C’è la scuola di cinema…

 

Senza titolo, di Eva Marisaldi.

 

5) La serie di lavori “Silver Monsters” è realizzata con la tecnica del ricamo, creando in alcuni casi delle mappe. Che valore hanno per Lei queste mappe? Per quale motivo ha scelto questa tecnica? Ritiene sia ancora in qualche modo legata al mondo femminile?

La mappa di Eratostene è riprodotta in grande in tessuto tinto di blu. Invece la mappa Tolemaica è riprodotta ad ago. Mi affascina il pensiero della geografia, anche se sbagliata, ma compresa in qualche modo, misurata… mi affascina lo sforzo conoscitivo, oggi che è così comodo vedere con Google maps dall’alto. Trovo incredibile che le rappresentazioni originali siano sopravissute alla storia, a partire dalla biblioteca di Alessandria. Ora non so tutti gli spostamenti. Biblioteche, che civiltà! La mappa blu faceva da sfondo ad una ricostruzione del leggio dipinto da Antonello.

6) In che modo essere una donna influenza il suo fare arte?

Ah sono femmina, è innegabile. Sento più responsabilità a pronunciarmi sull’argomento da quando ho una figlia. Molte figure femminili sono state importanti durante la crescita di mia figlia. C’era anche un bravissimo maestro, comunque. Diciamo che ho capito un tipo di coinvolgimento con le altre generazioni.

7) Mi ha molto colpito la sua performance del 1999 dedicata alle prostitute nigeriane di Bologna, documentate in un’installazione. In che modo l’arte può migliorare la vita delle persone?

Non ho migliorato la vita alle ragazze che lavorano in strada, ho comunque offerto loro una retribuzione per un lavoro da indossatrice. C’è stata anche la mediazione di Leonard, che è un venditore a domicilio nigeriano, con cui una volta ho anche parlato di Ken Saro Wiwa. Non mi sbilancio sulle potenzialità di cambiare la vita agli altri. Le persone hanno aspettative così diverse.

8) Cosa pensa dell’attuale situazione politica in Italia e in particolare del clima di intolleranza che si respira soprattutto in alcune città? Gli artisti dovrebbero in qualche modo intervenire nel dibattito sociale e politico?

L’intolleranza è incivile. Non spiega. Io non la ignoro. In parte ho presentato anche qualche contributo nella mostra al Pac  “Trasporto eccezionale” del 2018. Non posso parlare a nome degli artisti, ciascuno ragiona con la propria testa. A me piace prendere posizione, anche se laterale. Cerco argomenti per rilanciare, quando possibile.  E voto, anche.

9) “Morel” intende creare un dialogo tra voci dell’isola e quelle dislocate altrove, in Italia, in Europa, nel mondo. Pensa che in qualche modo la Sicilia sia a tutti gli effetti un’isola anche dal punto di vista culturale e artistico?

Un’isola geografica, ma un vero e proprio snodo culturale che si muove da millenni.

 

 

 

Eva Marisaldi (Bologna, 1966) ha partecipato a numerose mostre in musei e istituzioni in Italia e all’estero, tra cui:

P.S.1, New York (1994); Manifesta I, Rotterdam (1996); Castello di Rivoli, Torino (1997); Palazzo delle Papesse, Siena (1998); GAM, Torino (2002); MART, Rovereto (2005); MAMbo, Bologna (2007); Tate Modern, Londra (2010). Ha partecipato a La Biennale di Venezia nel 1993 e nel 2001. Nel 2019 ha realizzato la mostra “Silver monsters” alla galleria Francesco Pantaleone Arte Contemporanea di Palermo. La sua arte, come scrive Agata Polizzi, è caratterizzata da una poesia che dice senza esagerare, senza mai urlare, lasciando sempre agli altri il proprio spazio e la capacità di ragionare.

 

Giulia Scalia (Palermo, 1979) è una storica dell’arte specializzata in Storia dell’arte contemporanea.

Nel corso degli anni ha collaborato con varie riviste occupandosi sempre di arti visive (“Balarm”, “Anteprima”, “Exibart on paper”…).  Nel 2011 ha conseguito il Dottorato in Storia dell’arte presso l’Università di Palermo. Ha collaborato a lungo, come curatrice e responsabile della comunicazione, con la Galleria X3 di Palermo diretta da Ezio Ferreri ed Emilia Valenza. Nell’ambito del festival di fotografia “Gibellina photoroad” 2016, realizzato in collaborazione con la Fondazione Orestiadi e la Galleria X3, ha rivestito il ruolo di direttrice didattica. Dal 2017 è inoltre una guida turistica abilitata dalla Regione Siciliana, ruolo attraverso il quale ama raccontare la propria terra.

 

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