VerbaVolant editore. In dialogo con Fausta Di Falco

 

a cura di Gianna Cannì, Ivana Margarese e Muriel Pavoni

 

Nel 2004 Fausta Di Falco, dopo aver studiato lettere all’Università di Catania,  fonda a Siracusa la casa editrice indipendente VerbaVolant che oggi è anche un’attività ricettiva, gestita col marito Elio Cannizzaro, dove i libri continuano a essere il filo rosso di ogni esperienza e sperimentazione. Le camere si chiamano con il nome di un modello di macchina da scrivere e sono rispettivamente legate a uno scrittore che l’ha utilizzata. Si trova così una stanza Hermes per Douglas Adams o Olivetti per Italo Calvino. All’interno della stanza, oltre alla macchina da scrivere c’è una selezione di libri dell’autore di riferimento in varie lingue. Non solo: ci sono persino i piccoli appartamenti dedicati a font tipografici: Royal, Baskerville, Bodoni, Garamond.
Incuriosite dall’attività editoriale di VerbaVolant, dalla cura e dall’originalità di questa casa editrice siciliana, e dal legame di parentela della fondatrice, Fausta, con Laura Di Falco, scrittrice siciliana amata e apprezzata per la capacità di raccontare con stile raffinato i mutamenti storici e culturali della nostra isola, le abbiamo chiesto di raccontarci un po’ della sua storia e del suo lavoro.


Ivana: Vorrei iniziare col domandarti come è nata l’idea di aprire una casa
editrice e di aprirla in un luogo complesso come la Sicilia e più precisamente a Siracusa, alla Borgata, un quartiere costruito nella seconda metà dell’800, fuori dall’isola di Ortigia, chiamata affettuosamente “u Scogghiu” dai vecchi siracusani.

Seguendo le mie inclinazioni ho deciso di laurearmi in Lettere, una scelta che, specie vent’anni fa, sembrava obbligare verso un’unica strada, quella dell’insegnamento. Nonostante venga proprio da una famiglia ricca di insegnanti (e tutti di materie umanistiche!) non ho mai desiderato far parte della categoria. Scontato dire che nutro affetto e rispetto per il mondo della scuola ma ancora oggi sono fermamente convinta che non fosse il lavoro giusto per me. Quindi ho affrontato il mio percorsi di studi pensando che avrei creato qualcosa di mio perché desideravo, in ogni caso, essere il capo di me stessa. Scelta che anni fa sembrava molto più romantica e meno faticosa di come in realtà sia, ma quello meriterebbe un discorso a parte!
Quando mi chiedono della nascita della mia attività cito sempre mia nonna materna perché lei, in particolare, mi ha insegnato l’amore per i libri. Era una lettrice onnivora e direi quasi compulsiva. Non ricordo un giorno senza un libro in mano, sul comodino o sul tavolo della cucina. Anche quando anziana e ormai vicina alla fine della sua vita terrena aveva sempre e comunque un libro da leggere accanto a lei.
Perché Siracusa è molto più facile da spiegare: i miei genitori sono nati a Siracusa, io sono nata qui e ho sempre fermamente voluto rimanere qui e non “fuggire”. Forse, sotto certi aspetti, sarebbe stato più facile. Ma andar via, nonostante avessi il forte desiderio di rimanere e fare qualcosa di bello per la mia città, l’avrei vissuto come una sconfitta.
La Borgata… un quartiere particolare, che si sta molto trasformando (anche se non sempre in direzione positiva) negli ultimi anni, ma un quartiere ancora vero, colorato e multietnico dove un’attività come la nostra stride un po’, ma incuriosisce molto.


Ivana: Perché hai scelto proprio Verba Volant?

Anche qui devo citare la mia famiglia che mi ha fatto crescere a pane e motti latini. I nonni ne usano un’ampia collezione nella vita di tutti i giorni. Quindi nel momento in cui dovevo battezzare la mia attività è stato per me scontato partire proprio da un motto latino. La scelta dello scripta manent sarebbe stata un po’ scontata così ho optato per il VerbaVolant. Con l’idea che quello che leggiamo sui libri ci accompagna “volandoci” accanto durante il nostro percorso di vita.

 


Ivana: Avete pubblicato i testi di una scrittrice che noi di Morel voci dall’isola amiamo molto e che vorremmo contribuire a far riscoprire: Laura Di Falco. Potresti tracciare un suo profilo e raccontarci anche del tuo legame con lei?

L’omonimia non è casuale. Laura Carpinteri (spostata Di Falco) era la zia di mio padre, moglie del fratello di mio nonno. Scelse lei di usare quale nome d’arte quello del marito. Era una donna d’altri tempi ma in qualche modo fuori dal suo tempo. Veniva da un piccolo paese a circa 25 km da Siracusa, Canicattini Bagni. Dopo il liceo (frequentato a Siracusa con le difficoltà che ben si possono immaginare con i mezzi di trasporto dell’epoca) decise dinfrequentare l’università fuori, a Pisa. Anche questa scelta davvero forte per l’epoca; poi non è praticamente più tornata in Sicilia, se non per brevissimi periodi anche perché lo zio Felice ricopriva un incarico prestigioso a Roma. Lei era un’artista a tutto tondo; non tutti sanno che era una valente pittrice ad esempio. Frequentava i salotti culturali della Roma di allora ricchi di scrittori diventati poi famosi e che i nostri ragazzi studiano tuttora a scuola. Il mio ricordo di lei è sfumato. Ero piccolina quando è morta ma ricordo bene l’atmosfera che ho respirato nella sua casa romana dove tutto sembrava affascinante e misterioso. È da poco morta la sua unica figlia, Maruzza, che era il mio punto di riferimento per qualsiasi cosa riguardasse Laura. Ma noto con grandissimo piacere, gioia che condivido con la nipote, Laura anch’essa, che da qualche anno sempre più persone mi contattano per avere notizie di lei. I suoi libri sono ancora molto attuali e godibili dal pubblico contemporaneo.

Muriel: Vedo che la tua attività si concentra sulla letteratura per ragazzi, gli albi illustrati, i temi legati all’educazione, queste scelte sono dettate più da inclinazioni personali oppure dalla necessità, nel complesso panorama editoriale, di trovare una nicchia di riferimento?

Quando ho aperto la casa editrice avevo anche una collana di narrativa surreale. Con il tempo le scelte si sono fatte più mirate. Inoltre, mentre i primissimi anni lavoravo da sola, poi si è aggiunto mio marito Elio con cui ormai da anni condivido tutta l’attività lavorativa. È questo sicuramente ha dato una svolta importante all’attività. Da ingegnere ha aggiunto delle competenze che non avevo e questo ha fatto sì che tante mie idee siano riuscite a trovare forma grazie a lui.Quando è nata la collana dei Libri da Parati(R) (libri che si leggono dispiegando un foglio che poi diventa un poster da appendere a parete), collana che ci ha donato e continua a donarci molte soddisfazioni, abbiamo deciso che dedicarci all’illustrato era la scelta migliore. In realtà i nostri sono albi illustrati. Sì, alcuni nascono esclusivamente per i più piccoli ma molti altri, come i Libri da Parati(R) appunto, sono albi trasversali che vanno bene per tutti.


Gianna: Come si posiziona Verba Volant all’interno del dibattito sulla letteratura per l’infanzia e il superamento degli stereotipi di genere? Nel catalogo della casa editrice, a questo proposito, ho visto un libro molto interessante che si intitola Fiabe in rosso.

Un nostro difetto, che potrebbe anche essere considerato un pregio, è che noi non seguiamo né mode né tendenze. Noi siamo fortunati perché siamo piccoli e indipendenti e facciamo soltanto quello che ci piace fare. Fiabe in rosso è uno dei nostri libri del cuore. Quando abbiamo conosciuto Lorenzo e Roberta (autore e illustratrice) a un Salone del libro di Torino e ci hanno presentato il loro progetto ce ne siamo innamorati. L’amore è cominciato dalle illustrazioni e poi si è consolidato quando abbiamo letto il testo. Parla delle differenze e degli stereotipi in maniera così discreta e naturale che ha avuto subito successo tra il pubblico. Dopo diverse ristampe ne abbiamo fatto anche una nuova edizione ampliata con una nuova veste editoriale. Con Lorenzo e Roberta si è poi creato un sodalizio creativo che ha dato vita a tanti altri bellissimi albi.

Muriel: La tua non è soltanto una casa editrice, ma uno spazio di accoglienza più ampio che comprende appartamenti, spazi comuni, condivisione, credo che differenziarsi sia necessario e vitale, i “piccoli” devono offrire un’esperienza, ma sono effettivamente loro ad accollarsi il peso maggiore della divulgazione della cultura con pochi mezzi e molto entusiasmo, cosa ne pensi?

Aprire Casa VerbaVolant è stata una pazzia nella pazzia ma una scelta che, ad oggi, sembra vincente. Una pazzia perché la casa editrice già riempiva le nostre giornate. Una pazzia perché per farlo abbiamo lavorato duro quattro anni. Una pazzia perché in un’epoca in cui nelle città turistiche tutti aprono case vacanze e alloggi tutti uguali e senza personalità, noi abbiamo deciso di sfruttare gli spazi in modo diverso e creativo. Quindi sì, casa VerbaVolant è formata da un b&b e delle case vacanze ma non è solo questo. In un antico palazzo di famiglia nel cuore di Ortigia, a pochi passi dal Duomo, abbiamo creato uno spazio dove tutto ruota intorno ai libri, l’illustrazione, le macchine da scrivere e l’accoglienza di qualità. Dove anche facendo colazione si scopre una storia: la storia del nostro territorio. E se cisono turisti che capitano “per caso” attratti dalle recensioni e dalla posizione, sempre più persone ci scelgono perché.. siamo noi! Il giornalista americano, il professore inglese, l’illustratore australiano… o semplicemente chi ai libri non sa resistere. Del resto la nostra biblioteca si amplia quasi giornalmente con libri in tutte le lingue che mettiamo a disposizione dei nostri ospiti. E nelle zone comuni abbiamo dato vita, nel tempo, a tanti eventi: letture teatrali, workshop artistici, mostre, presentazioni e reading.

Muriel: Cosa ne pensi dell’industria editoriale italiana caratterizzata dalla saturazione di un mercato intasato da troppe uscite e una ristretta cerchia di nomi che godono di canali di comunicazione e promozione a livello nazionale? Dal tuo punto di vista dove si collocano i lettori e la loro libertà di scelta in questo contesto? Come accade sempre più e in maniera sempre più preoccupante è tutta l’informazione a essere pesantemente pilotata e rimaneggiata. In un’epoca in cui, teoricamente, tutti hanno accesso alle informazioni, queste diventano ogni giorno sempre più fuorvianti. Ci impongo un modo di pensare che non è assolutamente personale e critico, anzi uscire dal seminato spesso è visto con sospetto e si cerca di reprimerlo considerando sciocchi e pazzi quelli che hanno un visione diversa dei fatti e della vita. La stessa cosa avviene spesso nella letteratura che soffre anche di una certa mania di protagonismo a ogni livello.

Uno dei problemi che intasano il mercato editoriale, a mio avviso, è il proliferare  e dell’editoria a pagamento (che definirei una vera e propria piaga!). Se un lavoro vale e ci si rivolge all’editore giusto si può avere concrete possibilità di vedere pubblicato il proprio lavoro. Ma, come nell’informazione chi vuole davvero avere idea di come sia fatto il mondo può trovare le risposte o almeno può riuscire a farsi un’idea confrontando e scremando le notizie, così anche i lettori possono non rimanere ancorati ai cliché dei premi letterari. Un bravo libraio può fare la differenza, ad esempio. Quelli che i libri li leggono davvero e sanno consigliarli ai propri clienti svolgono un lavoro prezioso.

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