Portofino Blues di Valerio Aiolli

di Francesca Grispello

La feroce determinazione degli artisti.
Simile a quella dei detective, in caccia di qualcosa che non si sa neppure se c’è.

Dentro. Fuori. Dentro. Dentro. Dopo. Aggiungo: sotto, intorno, dall’alto. Continuo con: cronaca, flusso di coscienza, immagini, spazio, con il sottofondo blu mare che circonda, lambisce, inghiotte, trasporta. Portofino Blues di Valerio Aiolli è stato selezionato nella dozzina del Premio Strega da Laura Bosio per la sua stessa voce chiara, l’ostinazione nel non indietreggiare davanti alle contraddizioni, ai dubbi, ai misteri del nostro paese in questo Portofino blues, che si addentra in un’altra indagine senza soluzione né pace come la scomparsa, nel 2001, della contessa Francesca Vacca Agusta, precipitata in mare dalla sua villa a Portofino.

Ed è proprio in questa chiave di realtà, custodita all’interno del borgo “in” della Liguria, che Valerio Aiolli con il suo ultimo romanzo edito da Voland, ci conduce nelle pieghe di una – tra le tante – delle vicende irrisolte italiane. Si parte da lontano, da un luogo lontano e si approda a Portofino, dove c’è sempre un troppo e un troppo poco a fare da metro per ogni cosa e persona, un filtro malefico.
… improvvisamente, avverto il peso di Portofino. Qualcosa di ignoto, che però nel momento in cui si manifesta lo riconosci. Questa “fine di strada”, questa perfezione lillipuziana circondata da ville immense, può generare una sensazione di mancanza d’aria, dopo un po’. Ci si può sentire stregati e prigionieri, a Portofino. Per questo le barche, una più grande dell’altra. Le feste, una più ricca e sontuosa dell’altra. Tutti tentativi di sfondare la gabbia che in silenzio ti sale intorno e succhia via l’ossigeno quando ti installi qui. Lontano dal resoconto cronachistico della scomparsa della contessa, l’autore imbastisce un romanzo che pulsa, dona nuova vitalità ai fatti, intessendo le voci tra realtà e finzione agilmente e mai in modo banale. Le voci arrivano da molti corpi e in molte lingue insieme agli affreschi di luce, i dialoghi serrati che dischiudono profondità personali, flussi di pensieri che diventano strade e suoni, ci sono molti suoni in questo romanzo.
I cani abbaiano a ondate, la tigre bianca si muove nel buio come un faro dietro la linea dell’orizzonte. Non lo vedi, ma c’è. Non la vedi, ma c’è. Un libro che comincia più di vent’anni fa, lontano da qui” dico. “Dall’altra parte del mondo. In Costa Azzurra, una mattina di gennaio.
L’autore ricostruisce fatti, li smonta, li osserva da molteplici prospettive: quelle dei personaggi coinvolti, le registrazioni degli articoli di giornale, le ambigue testimonianze. Ciò che affiora è un vivido ma tenebroso scenario di un’epoca che stava mostrando il suo perbenismo; sfoggiando lusso, eccessi, giochi di potere su tutti i piani sociali, desideri, decadenze… una commedia umana noir.
Adesso che ormai è giorno può aprire le imposte, controllare che le tende color salmone siano ben tirate. C’è una luce grigia, da quella parte il rumore del mare agitato è incombente, tonfi sordi seguiti da un digrignare di risacca, così, all’infinito. Si volta e giudica che il salone è già abbastanza in ordine, non servirà molto lavoro per tirarlo a lucido.
La contessa non è santificata e nemmeno demonizzata, dopo tanto scavare, questa luce blues le dona un po’ di pace restituendone umanità quindi fragilità così come nelle sue contraddizioni, lasciando a chi legge porsi posizioni etiche e destini in merito. Eppure, molti anni prima di diventare contessa, è stata un’orfana. Una bambina orfana. Nei momenti di disperazione, che certo non le mancano, le capita di rivedere l’immagine di sua madre stesa su un letto, coperta da un lenzuolo di lino punteggiato di petali di rose rosa. Aveva cinque anni, da quel momento non poté più avvicinarsi a una rosa di colore rosa. Felicità e dolore, ipocrisie e un Paese che aveva già iniziato la sua caduta, ma nella caduta c’è una sospensione, un’offerta al lettore: ecco la complessità del reale, il reale qui ha la sua forza come il movimento del prima e del dopo.

Una cartolina amara, blu del blues, blu del mare, blu della notte.

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