Il libro rosa della filosofia. In dialogo con Simonetta Tassinari

In dialogo con Simonetta Tassinari
a cura di Francesca Grispello

Filosofe pubbliche o private, filosofe mancate, filosofe perseguitate, filosofe famose o misconosciute, donne che sono scese in piazza a protestare e donne che hanno taciuto, ma hanno spronato le loro figlie a uscire di casa: è di loro, è di noi che si parla in questo libro.

“La filosofia è quella cosa che con la quale e senza la quale si rimane tale e quale.”
Dai tempi dell’università – Filosofia, appunto – mi sono sempre sentita dire che frequentavo una facoltà inutile, da perdigiorno e soprattutto: “dopo che fai? La filosofa!” 
No! Non esiste un dopo, perché il mio percorso, seppur siglato dalla laurea, non si è mai fermato e nel tempo la filosofia e il suo studio sono diventate parte della mia carne, visione ed esistenza. Un volume di storia della filosofia che includa le donne e che sottolinei il vuoto della loro esclusione non poteva non catturarmi: Simonetta Tassinari, docente e proficua autrice con Il libro rosa della filosofia Gribaudo Editore, ripercorre dall’antichità ai nostri giorni il pensiero filosofico femminile da Aspasia a Luce Irigaray.
Ciò che non troviamo nei manuali di Storia della Filosofia sono tutte le donne che hanno vissuto, pensato, studiato, creato e che ancora oggi – e non si fa fatica a comprenderlo – non hanno una parità vera e propria di genere.

Insegnante di filosofia e autrice di testi di divulgazione di filosofia.
Quando e come nasce la sua passione per la materia e l’esigenza di divulgarla in modo antiaccademico, ma rigoroso?

Mi sono innamorata della filosofia al liceo, soprattutto affrontando Platone, che è rimasto uno dei miei autori di riferimento. Dopo tanti di insegnamento- e insegnare significa, comunque, divulgare- ho iniziato a scrivere testi “per tutti” cominciando con Il filosofo che c’è in te (Feltrinelli), passando attraverso Instant filosofia  e Instant filosofia orientale (entrambi Gribaudo) e numerosi altri. Il mio sforzo costante è quello di unire la necessaria scientificità a una forma piana e scorrevole, non semplificando nel senso di “banalizzando”, bensì nel senso della chiarezza e della sinteticità espositiva. Come scriveva Comenio “tutto a tutti, ma nel modo più adeguato”.
Ignoro se io ci sia riuscita, ma certamente in quest’impresa metto tutta me stessa!

Quando si è accorta che le donne nella narrazione della Storia della Filosofia praticamente non esistono? Come si è sentita?
Allorché frequentavo il liceo-indubbiamente secoli fa- mi pareva assodato; delle donne non c’era traccia né memoria nei manuali, dunque le donne non erano filosofe. Il guaio è che questa assenza persiste tuttora; non esiste un manuale per le scuole superiori scritto esclusivamente da una donna; compaiono collaborazioni nei testi più diffusi (“Il capitolo su… è scritto da… e giù il nome di una donna), ma niente di più. E non parliamo dei capitoli riservati al pensiero femminile; fino a un ventennio fa, silenzio completo; adesso qualcosa c’è, ma è pochissimo, risibile rispetto allo spazio riservato agli uomini, anche i minori. Più o meno, un filosofo “minore” gode della stessa attenzione di una filosofa “maggiore”. Non per nulla nel libro ho citato la filosofa e sociologa francese Annabelle Bonnet che ha scritto un testo, “La barba non fa il filosofo”, nel quale racconta la difficilissima lotta delle donne per una cattedra universitaria di filosofia, anche in Francia, la patria della Rivoluzione.

Quando ha iniziato le sue ricerche verso il lato rosa della filosofia?
Diverso tempo fa. Ho preso appunti, stilato un sommario di massima, di volta in volta compiendo letture mirate e scrivendo, di getto, quel che mi veniva in mente. Ho cominciato a lavorarci seriamente solo dopo aver radunato una gran quantità di annotazioni, in diversi quaderni e files.

Sfogliando le pagine del suo nuovo libro, sono rosa, come mai questa scelta estetica?
Il rosa delle pagine è un rosa speciale, con un fondo beige, studiato appositamente per facilitare e accompagnare la lettura. È stata una sorpresa, anche pe me: personalmente ho apprezzato infinitamente la scelta dell’editore Gribaudo. È un rimarcare che, se si tratta di uno stereotipo, accettandolo allegramente, ma anche orgogliosamente, anche lo stereotipo si trasforma in un emblema.

C’è qualcosa che ha scoperto nella redazione di questo volume?

Tra le tante scoperte, la nascita davvero recente della medicina di genere (siamo state sempre considerate, nelle sperimentazioni cliniche, degli uomini un po’ più bassi e meno muscolosi), o l’esistenza di cintura di sicurezza “maschiliste”, che non hanno previsto la presenza del seno (sempre basandosi sul fatto che le donne sarebbero dei maschi un po’ più bassi e meno muscolosi). Tra le scoperte più sconcertanti, l’atteggiamento davvero indisponente, che mai avevo così approfondito, degli Illuministi nei confronti del sesso femminile. Sì, proprio loro, i philosophes, che lottavano contro le tenebre dell’ignoranza e dei pregiudizi, hanno scritto, detto e praticato cose terribili su di noi!

Nel suo percorso di studi e vita quali sono stati gli autori e le autrici imprescindibili per la sua formazione? C’è una donna a cui lei è molto legata e che continua ad approfondire?
Platone è uno dei miei autori prediletti, ma sono anche kantiana, cartesiana, grande amante di David Hume, di Popper, di Confucio e Lao-tzu. Tra le filosofe, ammiro e amo particolarmente Simone de Beauvoir, Simone Weil, Edith Stein e Luce Irigaray, che rileggo di continuo. Provo grande ammirazione, tra le contemporanee, per Rosi Braidotti.

Cosa le chiedono gli alunni e le alunne? Quali sono le loro esigenze?
Sono personalità in formazione, avide di vita e di stimoli, di incoraggiamento, di sostegno e di cultura. Sanno istintivamente che la conoscenza ci cambia, ci migliora e ci rende più forti, in quanto più capaci di veder chiaro in noi stessi, di esprimere le nostre idee, di farci rispettare e di occupare il nostro posto nel mondo.

Il suo approccio al Femminismo, come si delinea e caratterizza?
Ero una studentessa durante le grandi lotte della seconda metà degli Anni Settanta: ho partecipato ai cortei, alle manifestazioni, ho protestato, ho fatto autocoscienza, e Germaine Greer ed Erica Jong, Armanda Guiducci, Elena Gianini Belotti erano le mie maestre! Non credo si possa essere donne e non sentirsi femministe, nel senso di richiedere quell’alterità paritetica che mi sembra il primo dei diritti umani, dal quale si dipartono tutti gli altri.

Qual è lo stato della Filosofia oggi, dentro e fuori le istituzioni?

Molto è stato fatto, e molto si sta facendo, per togliere i filosofi dai loro busti e per liberare la filosofia, almeno un po’, dalla patina dell’Accademia che dava- e in un certo senso ancora dà- l’idea che sia riservata a pochi e sia un labirinto senza via d’uscita, composto essenzialmente da una serie di nomi, correnti, teorie spesso incomprensibili. La filosofia non è per pochi, e, tra i tanti libri divulgativi, le associazioni, le riviste, i Caffè filosofici e i festival, le cose stanno davvero cambiando.

Lavorando nel primo grado di istruzione trovo, e lo dico senza retorica, che la meraviglia e l’attitudine alla filosofia non manca, ai gradi superiori quanto è agevole promuovere il pensiero divergente?
Ho scritto libri di filosofia per bambini dai sette agli undici anni, e per i ragazzi della scuola secondaria di primo grado, oltre, s’intende, che quelli rivolti a qualunque fascia d’età. Prendo sempre spunto dalle parole di Epicuro, il quale sostiene che non si è mai né troppo giovani né troppo vecchi per filosofare, altrimenti significherebbe che si è troppo giovani o troppo vecchi per la felicità. Fosse per me, la filosofia dovrebbe diventare una materia obbligatoria non solo in tutte le scuole superiori, ma anche nella Primaria e nella Secondaria di primo grado. Quanto al pensiero divergente, diciamo che ancora, talvolta, spaventa un po’…ma affascina, attrae, incatena, perché si tratta di pensiero libero al massimo grado, e di libertà non ce n’è mai abbastanza.

A chi consiglierebbe un percorso di studi composto dalla filosofia?
A tutti… anche solo per completare la propria formazione personale, senza contare che attualmente gli sbocchi per i neolaureati in filosofia sono aumentati esponenzialmente. Insegnamento, sì, ma non solo! Ci sono la consulenza, le posizioni aperte nelle grandi aziende per il settore del personale, l’editoria, e infinite altre strade per “spendere” più che degnamente, e con soddisfazione, il proprio titolo di studio.

Durante le presentazioni del suo nuovo volume, cosa le chiedono più spesso e cosa non le hanno ancora chiesto ma che vorrebbe sottolineare?
Molte persone si dicono stupite perché erano convinte che di filosofe non ce ne fossero affatto; magari che ci fossero donne di cultura, scrittrici, economiste e scienziate, ma filosofe no. Una signora ha affermato: “In un certo senso, ci hanno truffato! Forse per insinuarci insicurezza nei nostri mezzi intellettuali!”.
Spesso mi hanno chiesto, difatti, “Ma dove ha scovato tutto questo materiale?”, come se fosse irreperibile, e io: “In libreria, la mia personale e ovviamente quelle aperte al pubblico, e in biblioteca”. Non è che le filosofe manchino: senonché non se ne parla, o se ne parla troppo poco.
Un aspetto che vorrei ancora sottolineare è l’importanza assoluta di molte di queste pensatrici, che davvero hanno fatto la storia, come tanti uomini.

“L’ultima estate in paese” (Corbaccio) in uscita il 29 marzo 2024

Un libro che avrebbe voluto scrivere?
“Il buio oltre la siepe”
Un pasto
Lasagne: verdi, bianche, rosse, con mozzarella, con besciamella, in brodo, coi carciofi, al pesto, purché lasagne!
Un luogo
Un bosco fitto.
Un odore
L’odore della casa di mia nonna in paese, tra la Violetta di Parma e la lavanda. 
Un nome
Dakota, il cane che più ho amato.
Una città
Roma, sempre.
Un colore

Il rosa.
Un sogno
Quelli che non finiscono mai!
Un augurio

Che nessuno perda mai la speranza, la motivazione di ogni agire.
Un dono
I doni non si scelgono: si aspettano.

1 Comment
  • Ilaria Calloni
    Posted at 10:00h, 26 Marzo Rispondi

    Bravissime sia l’autrice che l’Intervisitatrice! Sono laureata in filosofia e mi fa molto piacere questo cambiamento di prospettiva. Togliere dalla polvere le filosofe mi sembra un’impresa titanica e per questo molto lodevole.

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