“Ridiscenderà la visione”: Andrea Bricchi, Poesie in prosa

Immagini di Remedios Varo

 

Le prose poetiche di Andrea Bricchi hanno una forte valenza visiva: sono immagini-pensiero che si muovono secondo un ritmo antico, lento, preindustriale. Al tempo stesso, sono musica: è il ritmo del pensiero a determinarne il fraseggio. La letteratura del futuro sarà forse una letteratura fatta di pensieri, dove l’intensità espressiva sarà data proprio dall’organizzazione musicale della materia. La materia verbale di Andrea, quale si presenta in queste brevi prose poetiche, è una materia corposa, che scende con la densità del miele, cantilenando, come una nenia innervata di fonemi insoliti, nella lingua stupita di un’infanzia recuperata della visione. All’anestesia dello sguardo egli contrappone la densità di uno sguardopensiero che si fa sotto i nostri occhi, di una forma che prende forma per arrivare ad esiti di visionario, ma non allucinato incanto. “Lo slancio dei desideri fa brillare il mondo di purezza” è un’affermazione che può essere considerata la chiave della sua poetica, gentilmente ma ardentemente eretica. Un tentativo di riacquistare uno sguardo, un linguaggio, un pensiero incantati. E hanno davvero la fissità di un incantesimo queste prosepoesie, la cui lenta alchimia si compie in una costruttiva dialettica tra interiorità e paesaggio.

IL DEMONE DEL VIAGGIO

Dedito a enormi tele, coronato di chiarore, percorrevo la terra antica su strade di polvere, fremente come un bimbo. S’incupivano le rapidità, rifuggivano in paesaggi dalle mutevoli luci. Sopra il cristallo, la lancia della redenzione, il godimento adorato. Sordo nell’abbattermi, elevavo le collere. Maree si ergevano con schiumosi rumori – verdeggiante alcool marino intriso di braci orrende, di polpe sputate. Attraverso le lenti, le volute del delirio. Un lontano fiore selvatico generava sogni segreti. Danzavo sulle ali leggere, mentre risacche si dispiegavano sui golfi e alchimie amare scendevano da cieli d’oro, da siderali stridori. Sulle onde, le paci canore, gli uccelli cacciati da uno sciabordio di lampi.


SCINTILLAZIONI

Danzano gli esseri e i pianeti. Nei campi intuona la voce di flauto, s’immilla il tuo fievole sorriso. Monotone fontane come un’adunanza di musmè. Sulla tavolozza regale, l’ardore delle fronde, l’allegrezza crepitante, le fanfare di carminio delle ghirlande. Senti, nel calice mattinale, la stretta delle cose che gridano le loro verità in lampeggiamenti di breve durata? Lo slancio dei desideri fa brillare il mondo di purezza.

BUFERA

Respiri della tempesta, di delizia il crine – oh adirati soffi, lo slancio di cui rivestite il mondo è una benevola e tumultuosa facoltà – bandiere svolazzanti per lui, l’amore del possibile!

Ridiscenderà la visione – l’abolizione è adorata: alimenteremo l’azione nelle mischie, forsennati libereranno l’infrangersi nudo che romba – le future devozioni saranno benevole musiche.

Ridiscenderà la visione: pervasa dal lontano salire alla passione per i violenti frastuoni. Qualunque cinico, spettro chiaro superbo, tremerà infradiciato e cinereo, sperduto. La volontà sputata dal mortaio ricaccerà i corpi nel vero della liberazione. Lui avrà il compito di far rabbrividire l’ignoranza, lui il riscatto del naufragio, stazione della promessa, sibili di sventure.

Essendo nuovo l’avvenire, le invasioni infonderanno il loro fascino. Alimenteremo la fecondità del tamburo dell’adorazione.

Biografia

Autore di un libro di brevi prose dal titolo Il cofanetto orientale (Zona), ha collaborato con riviste come “I libri degli altri”, “Downtobaker”, “Sugarpulp”, e ho scritto racconti pubblicati su “Argo”, “Salmuria” “Spore”, “Droga”, “Il Paradiso degli Orchi”, “Altrimondi”, “Suite italiana”, “CrunchEd”, “Critica impura” e “Gorilla Sapiens”. Sta cercando, attualmente, un editore per il mio romanzo e ho in cantiere, oltre che una raccolta di poesie in prosa da cui ho estrapolato i testi allegati, un libro di viaggi.

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