La rinascita del Mito con Lina Mangiacapre e le Nemesiache

a cura di Silvana Campese e Ivana Margarese

 

Ci sta a cuore pubblicare, dopo tempo, una lettera ricevuta quasi agli esordi della nostra rivista.

Una mail in cui Silvana Campese e le Nemesiache davano il benvenuto al giovanissimo collettivo Meduse e alle sue riscritture del mito. Le cose sono cambiate da allora, per loro ma anche per noi.  Le Nemesiache storiche non sono più in attività e l’archivio è stato donato alla Biblioteca Nazionale di Napoli.
Tuttavia ci sono diverse giovani femministe che nel corso del tempo hanno preso contatto con le Nemesiache per motivi di studio, di ricerca, performer, organizzatrici di rassegne di cinema. Ma anche laureande/i, dottorande/i. Da anni si stanno portando avanti in vari modi la storia e i contenuti del gruppo ed è quindi importante nominare almeno qualcuna/o.
In particolare  la prima ‘erede’ nemesiaca, che prese contatto con Teresa Mangiacapra nel 2013: Giulia Damiani, autrice di una tesi di laurea sui luoghi campani del Mito ed altri dove le Nemesiache operarono, che negli anni ha anche organizzato varie mostre sul gruppo a Londra, Amsterdam, e in Italia.

Il primo dottorando è stato invece Marco Calogero Battaglia, con un lavoro importante sul teatro delle Nemesiache, disponibile sul web in PDF.
“Altre/i sono rimaste/i – dichiara Silvana Campese – in ottimi rapporti e spesso vengono a farmi visita. Le/i ho seguite/i io nei loro lavori, ho risposto a tutte le loro domande e sciolto dubbi. Ne sono stata sempre entusiasta e ne vado orgogliosa”.

Ringraziamo ancora per quel dono che ci ricorda la straordinarietà del lavoro artistico e letterario di Lina Mangiacapre e del gruppo delle Nemesiache.

 


Il 20 febbraio c.a. su Facebook noi Nemesiache siamo venute a conoscenza della nascita di Meduse, un collettivo formato prevalentemente da donne che intendono portare avanti un interessante progetto di riscrittura del mito e più precisamente di figure mitologiche meno conosciute, spesso dimenticate o occultate. E’ con viva curiosità e grande
interesse che abbiamo letto di questa bella iniziativa né poteva essere altrimenti, posto che da cinquant’anni il Mito è per noi centro della nostra ricerca artistica, culturale, filosofica e politica.

L’artista filosofa e regista partenopea Lina Mangiacapre/Nemesi, insieme al collettivo femminista delle Nemesiache da lei fondato nel 1970 a Napoli, ha lavorato per decenni sulla riscrittura, sulla rivisitazione del Mito, sulla sua rinascita! Ogni donna che ha condiviso il percorso delle Nemesiache dal 1968 a tutt’oggi, quelle che se ne sono allontanate ma anche molte tra quelle che non le hanno mai incontrate, hanno nel cuore una parte di sé da scoprire: è Nemesi, la femminilità originaria, l’indomita natura ribelle senza alcun limite che fu l’immagine che noi Nemesiache volevamo riprendere di noi stesse sin da quando Lina Mangiacapre/Nemesi fondò il collettivo. Il Mito fu ed è al centro di tutta la ricerca e produzione artistica e teorica di Nemesi sin dalla fine degli anni ’60. A dimostrazione di ciò, fu lei a scegliere  i nomi d’arte e di lotta delle compagne del gruppo, a cominciare dal suo: Nemesi, dea della giustizia e della vendetta che perseguita i malvagi e quelli che non sanno fare buon uso dei doni elargiti loro dalla sorte; Niobe, madre di una prole eletta e numerosa; Dafne, trasformata in alloro dalla Madre Terra per sfuggire alla bramosia di Apollo; Tiche, divinità del destino dei singoli e delle collettività; Karma, effetto ineluttabile, conseguente ad ogni azione;  Medea, maga amante di Giasone che uccise i figli avuti da lui per evitare loro un destino crudele … Altre figure mitologiche importanti per Lina furono le Amazzoni, in particolare Pentesilea, la regina; le Sirene ed in particolare la sirena Partenope, le Sibille, in particolare la Sibilla Cumana, la leggendaria Didone, regina di Cartagine… Lina stessa spiega quando la sua ricerca incontrò il Mito: “Il mito per me veniva dalla passione filosofica, la scoperta del concetto, di come anche la logica nella sua astrattezza potesse essere una pericolosa negatività per la liberazione delle donne. Allora mi sono chiesta come e perché è nata la filosofia. E’ chiaro che ci doveva essere un modo di comunicare precedente al concetto. Ho pensato che questo precedente era il mito; cioè che il mito, fosse questa forma dove c’era il corpo …”  Il mito è quindi il retaggio di un pensiero diverso. In alcune occasioni Lina disse: “Io ho inteso rimettere al mondo il mito con le Nemesiache”. Così rispondeva in una lunga intervista rilasciata alla amica femminista  Lucia Mastrodomenico. In questa direzione vanno lette le prime sperimentazioni teatrali e soprattutto quelle cinematografiche degli anni ‘70 che poi sono proseguite in composizioni più mature fino agli anni ‘90. Lina stessa esprime la critica al pensiero ed al metodo filosofico maschile sin dalle origini: “Il pensiero della differenza sessuale e l’impotenza del pensiero filosofico logico è posta con assoluta certezza da Socrate nel suo stesso metodo; la maieutica è un’arte con cui il filosofo aiuta a partorire, ma non può partorire. Questa asserzione è l’impalcatura su cui poggia tutto il pensiero dell’inventore del concetto; pensiero cosciente di una sua differenza totale dal pensiero-forza, pensiero-verbo, pensiero-mitosofico della realtà oracolare e di preveggenza di una filosofia mitica sibillina. Viene quindi posto con chiarezza da Socrate il “pessimismo cosmico” di una conoscenza che può procedere solo nella coscienza della propria differenza nel sapere di non sapere e, aggiungeremo, di non potere. C’è un pensiero mitico alla base di quello logico…omissis...  La logica filosofica per invidia compie la stessa operazione che gli dei hanno compiuto contro gli androgeni. E’ dunque la filosofia il grande separatore, il coltello che taglia, il bisturi che seziona. Il pensiero mitosofico coglie intera la conoscenza in una operazione di totale piacere da cui si stacca nel ritmo del desiderio. Mentre il pensiero filosofico ha bisogno di procedere per tagli, sezioni, specialismi, frazioni, pezzetti e frammenti. …omissis … L’assassinio del mito. … omissis … Nel rogo di Troia e nei viaggi dei superstiti viene bruciato e annegato un pensiero diverso, un ordinamento cosmico, ai confini spaziali e temporali, irriducibile. Un’estetica filosofica che poneva la bellezza e l’amore come rivoluzione”. La ricerca del gruppo delle Nemesiache  fu sin dall’inizio soprattutto una ricerca continua di nuove espressioni e manifestazioni del pensiero e della creatività femminile e di  grande importanza e di ininterrotto impegno fu per decenni l’azione politica sul territorio e per il territorio, indicando in Napoli, nel Golfo, nei Campi Flegrei lo scenario che per la sua bellezza  e per la ricchezza della mitologia che lo riguarda, meglio di ogni altro luogo poteva ospitare le loro azioni.

 


Tutto quanto sopra premesso fa ben comprendere con quale interesse abbiamo letto di questa bella idea e proposta di Meduse, che vuol essere “un ripensamento, una traduzione come forma di “tradimento” della consueta narrazione del mito. Un coro di voci femminili di diversa provenienza. Un flusso di marea”. Abbiamo letto che “questo tradimento con la sua radicalità consente una sovversione dei paradigmi sociali e della tradizione culturale: lo strappo della traduzione permette al mito di continuare, di assumere senso nel tramandarsi”. C’era quindi l’invito rivolto a tutte/i coloro che volessero “contribuire con i loro racconti o idee per ripensare e ricreare storie fuori dagli schemi consolidati del canone”.  Sappiamo molto bene come e quanto “rileggere oggi queste figure femminili” possa essere “occasione essenziale per restituire la pluralità intrinseca del mito. Un gesto di rilettura politico che riflette sui temi del conflitto e della reiezione cercando di materializzare una scena non dominata dall’Homo, dall’Antropos, inteso come soggetto autonomo e autosufficiente”. Proporre, anzi riproporre una riscrittura di miti legati a figure femminili di secondo piano Euriclea, Medusa, Eco, Pandora, Arianna o alle Sirene, consentirebbe quindi di ampliarne o ribaltarne “le prospettive per offrire un nuovo sguardo, visto che nella tradizione questi ci arrivano, nella maggior parte dei casi, attraverso il cosiddetto “male gaze”. Il tentativo è quello di superare le interpretazioni con la lente di un femminile stereotipato, che vuole la donna come soggetto passivo o tramite di ben altri destini; o, ancora, portatrice di sventura, da punire anche quando è lei stessa vittima di violenza e di esclusione. Ben altro ci suggerisce la forza del mito, capace di evocare l’ombra e di restituire l’umanità nella sua complessità: la nostra lettura tenta così di liberare la figura femminile dall’essere soltanto lo specchio di paure maschili, restituendole tutte le potenzialità espressive e creative”.


Auguriamo buon lavoro alle numerose donne intellettuali, accademiche, bibliotecarie, scrittrici e quant’altro nello svolgimento del magnifico progetto ed a tutte/i coloro che vorranno contribuire con racconti e/o con idee agli scopi dell’iniziativa e salutiamo con simpatia, restando a disposizione per eventuali informazioni e proposte. E’ consultabile altresì il nostro sito: www.lenemesiache.it

Napoli, 03 marzo 2021

Le Nemesiache  

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