Nice Nailantei Leng’ete 

 di Brillante Massaro

 

Sei impura così. Sarai allontanata dalla comunità. È questo che vuoi? Quel taglio è la nostra storia, ti fa femmina. Tutte l’hanno fatto. Devi, o nessuno ti prenderà in moglie.

Avevo nove anni quando ho detto il mio primo NO. Avevo paura di dire no, non l’avevo mai detto, ma non avevo scelta.

Mi affidai a Enkai, gli chiesi aiuto Sei un dio gli dissi, ascoltami, ma quello fece finta di niente. Forse non avrei dovuto rivolgermi direttamente a lui, allora mi rivolsi all’Oloibon, il Masai intermediario.  Hai intenzione di violare le regole della tribù? Mi chiese. Allora non ha diritto alle intercessioni del Dio. La tribù è nelle tue ossa, nella tua pelle, scorre nelle tue vene, come puoi violarne la legge?

L’anno prima avevo assistito al taglio di mia sorella, le avevano legato braccia e gambe per non farla muovere e le avevano imposto di non gridare perché se l’avesse fatto avrebbe disonorato tutta la famiglia. Aveva gli occhi fissi nel vuoto mentre mia madre le teneva la testa.  Lei non gridò, ma io piansi, in silenzio, mentre tanti rivoli rossi si facevano spazio nella polvere della savana.

Non volevo che lo facessero anche a me. Non volevo essere Amaki morta per un’infezione, o Deka che non poteva più a camminare, né Alima che soffriva terribilmente ogni volta che doveva urinare, né Ratiba che per l’infezione non poteva avere figli, e neanche come Sela che urlava dal dolore come un coyote impazzito ogni volta che aveva rapporti sessuali.

L’istinto mi ha guidata, io volevo vivere. La sentivo salire dai piedi la ribellione, da quei piedi che volevano fuggire via, saliva e attraversava ogni singola fibra del mio corpo. Tutto era in me puro istinto di sopravvivenza.

Avevo nove anni quando dissi il mio primo No. E non me ne pento, anzi.

Non mi sono arresa mai. Andai dal nonno, lo pregai di aiutarmi.

Non voglio farlo nonno, aiutami, non voglio morire, non voglio stare male, ho paura. Tu sei il nostro capostipite fai sentire la tua voce, non tacere. Voglio continuare a studiare non sono pronta per un matrimonio con qualche vecchio della tribù perché nessun giovane ha i soldi per la dote.

Il nonno mi prese le mani, io ero seduta ai suoi piedi, mi guardò negli occhi e quelle due piccole fessure che facevano fatica ad emergere tra le rughe, sorrisero, mentre le palpebre cadenti calavano il sipario sul mondo. Mi accarezzò la testa, non parlò. Le sue mani avevano detto tutto quello che c’era da dire. Accolsi quella benedizione come si accoglie un sorso d’acqua dopo aver attraversato la savana. Fui grata a quelle mani sagge e sapienti. Ritornai al villaggio sicura che ora che il nonno era dalla mia parte le cose avrebbero preso una piega diversa, ma così non fu. Mi insultarono e mi picchiarono, anche coloro che amavo mi rifiutarono, mi sentii straniera.

Forse a nove anni non ero abbastanza forte o abbastanza matura per capire. Incominciai a dubitare: e se avevano ragione loro? Chi ero io per cambiare le cose? Mi sentii arrogante e presuntuosa. Stavo pensando solo a me, e alla mia famiglia non ci pensavo? Con il mio rifiuto avrei gettato la vergogna su tutta la mia famiglia, anche su Tamu, la mia sorellina di 5 anni. Poi invece un altro pensiero si affacciò: dovevo farlo proprio per lei perché non dovesse subire quell’orribile mutilazione.

Scappai di casa alle quattro del mattino, corsi, corsi tanto col cuore in gola per quello che stavo facendo e per il buio nel quale stavo per addentrarmi.

 La mutilazione non è un destino. Quello te lo scrivi tu come vuoi.

Parlai con i vecchi della tribù con i guerrieri Moran: volete spose sane? Volete dei figli forti e belli? Allora dobbiamo abbandonare questa pratica.

 Niente fa parte di una cultura per sempre e tutto può far parte di una nuova cultura.

Ho parlato con centinaia di bambine nei villaggi e nelle scuole: un rito non dev’essere una condanna, insieme possiamo costruire un futuro diverso.

Oggi sono ambasciatrice in Africa e continuo la mia battaglia perché non una sola bambina debba subire la mutilazione.

No Comments

Post A Comment