La consulta delle donne di Capaci

a cura di Ivana Margarese

 

immagine in copertina di Silvia Rossini

 

 

Capaci è un luogo  tristemente noto perché lega il suo nome alla strage in cui morirono Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, e la scorta. Eppure a Capaci ci sono piccole realtà che si impegnano ogni giorno nella promozione del dialogo e della cultura del confronto.
Lavorando nel liceo di Capaci ho apprezzato il lavoro della Biblioteca, che porta il nome di Francesca Morvillo, e sono venuta a conoscenza di un organo di rappresentanza singolare: “La consulta delle donne”, che ho incontrato e intervistato per conoscere qualcosa sulle loro storie. Come  scrive bell hooks in Insegnare comunità: una pedagogia della speranza l’azione, anche educativa, deve essere aperta alla trasformazione e al cambiamento, elementi ancora più preziosi in un’isola a lungo tristemente nota per omertà e violenza. Le donne della Consulta di Capaci sanno che  “fare rete, offrire alternative, sostegno e presenza è di fondamentale importanza perché è grazie al confronto che può iniziare un cambiamento che riesca a sradicare convinzioni stereotipate”.


Vi chiedo anzitutto come è nata questa esperienza e cosa si propone di fare.

L’organo Consulta delle Donne è stato istituito dall’attuale amministrazione diretta dal Sindaco Pietro Puccio con delibera del 06/07/2018 ed è un organo di partecipazione delle cittadine all’attività dell’Ente Comunale. La Consulta ha il compito di promuovere  l’interesse e la partecipazione delle donne alla vita politica, sociale ed economica mirando al miglioramento della loro condizione.
A dare espressione a questa esperienza è la funzione che la Consulta può svolgere di sostegno, consultazione, progettazione e proposta nei confronti del Consiglio Comunale e della Giunta Comunale; favorire la conoscenza della normativa e delle politiche riguardanti le donne; promuovere la realizzazione delle pari opportunità tra uomo e donna nell’educazione e nella formazione nella cultura e nei comportamenti; valorizzare le risorse femminili effettive e potenziali esistenti nel territorio; attuare iniziative di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla parità effettiva della donna nella società attraverso seminari, incontri e dibattiti su problematiche specifiche delle donne nei vari ambiti sociali; contrastare la violenza di genere in tutte le sue forme, ponendo, a fondamento delle proprie linee di intervento, i principi guida dell’autodeterminazione e della relazione tra donne al fine di sostenere i processi di uscita dalla violenza; valorizzare le fasce più deboli e proporre soluzioni, anche innovative, per promuovere il ruolo della donna nella società.

Si è da poco svolto il Festival da voi organizzato dedicato ai diritti delle donne. Cosa portate con voi di questa esperienza?

Mulìebris è un Festival dedicato ai diritti delle donne e sollecita momenti di riflessione e di confronto. Il fine è porre domande su cosa sia stato fatto e cosa (tanto) ci sia ancora da fare.
Con noi portiamo la volontà e l’importanza di porre l’ accento sulle disuguaglianze ancora radicate e sui diritti delle donne da sempre e purtroppo ancora calpestati. Mulìebris permette di porre questo accento in modo ludico attraverso l’arte: teatro, danza, musica, letteratura, cinema, arte della fotografia, giochi per socializzare. Arte che diventa linguaggio universale perché emoziona e unisce persone diverse per cultura, provenienza, lingua, età, stato socio-economico.
Tutto questo avviene nell’agorà, luogo che, per antonomasia, accoglie. Luogo dove si creano relazioni e si elaborano pensieri dal confronto. Il Festival “Mulìebris” ci ha lasciato la consapevolezza dell’importanza di dover spargere i semi se si vuol fare attecchire il cambiamento.

Quali sono i vostri rapporti con Palermo e i territori vicini?

*Con tutti i territori limitrofi e col capoluogo interagiamo e abbiamo collaborato in occasione del progetto del 23 Maggio. Ci proponiamo di collaborare sempre più assiduamente con queste realtài in “contaminazione” tra temi e argomenti diversi.
Siamo l’unica Consulta delle donne esistente tra Isola Delle Femmine, Carini, Torretta: uno dei prossimi obiettivi sarà stimolare la nascita di altre Consulte delle Donne che lavorino sui propri territori in modo da avere più chiaro cosa e quanto ci sia ancora da fare e soprattutto come farlo creando Rete.

Si parla tanto di comunità e incontro, del bisogno rinnovato di stare e fare insieme, di scendere in piazza, di partire dalla consapevolezza dei diritti comuni. Pensate di promuovere “comunità” con l’attività della consulta?

Sosteniamo che sia NECESSARIO fare comunità, perché ogni associazione e ogni persona ha delle cose importanti da dire e da trasmettere a tutte/i. Il femminismo sta urlando dentro le coscienze di ragazze e donne che attraverso libri, manifestazioni culturali, professoresse particolarmente stimolanti o anche divulgazioni di attiviste attraverso i social riescono a dare un nome ai loro sentimenti, alle loro esperienze e cominciano a demolire il patriarcato iniziando da quello che hanno interiorizzato.
La Consulta nasce innanzitutto come comunità e, come tale, tende naturalmente a fare comunità perché soltanto dentro a questa comunità si può pianificare e lavorare per progetti di interesse sociale, culturale e politico dei diritti. Fare rete, offrire alternative, sostegno e presenza è di fondamentale importanza perché è grazie al confronto che può iniziare un cambiamento che riesca a sradicare convinzioni stereotipate circa la diversità di genere.

La Sicilia si associa purtroppo, anche, a una radicata immobilità, a una mancanza di cambiamento enopportunità per i giovani, ed è stata a lungo portatrice di valori patriarcali, in cui gli stereotipi di genere pesavano sull’educazione. Ancora oggi un liceo come quello delle Scienze Umane è frequentato quasi esclusivamente da ragazze. Cosa è cambiato negli anni e cosa vi piacerebbe fare in ambito educativo?

Il nostro paese, a nostro parere, non si è ancora liberato dalla cultura patriarcale ma sicuramente oggi, soprattutto le nuove generazioni, ne hanno più consapevolezza.
La speranza è che la consapevolezza si diffonda, e che la questione della disparità di genere venga accolta con indignazione da tutti i componenti della società, non solo dalle donne quindi ma anche dagli uomini. Per questo è di fondamentale importanza partire dalla cultura ed utilizzare tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Sul campo educativo abbiamo tanti progetti e crediamo nella diffusione della cultura attraverso presentazione di libri, incontri, dibattiti e attività ludiche. Abbiamo consapevolezza che per raggiungere il cambiamento vero si debba iniziare a educare i piccoli.
Fin dalla scuola dell’infanzia si deve stimolare l’esigenza che porti alla parità di genere ovvero seminare oggi per raccogliere domani un futuro libero da discriminazioni di ogni genere e non soltanto di genere.

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