Chiara Albanese: poesia come prossimità

 

a cura di Stefania Onidi 

( le illustrazioni sono di Stefania Onidi)

 

Siamo fatti di legami. Fili comunicativi si sciolgono e s’intrecciano continuamente, disperatamente, fra noi e gli altri.
Avvolgendo passo dopo passo i fili di queste relazioni, di questi continui disvelamenti, Chiara Albanese, alla sua prima e sentita prova poetica, ci rende partecipi di un territorio intimo e geografico, una geografia delle relazioni e della memoria che ci apprestiamo a percorrere con reverenza e con pudore, come entrando in una stanza privata. Con fare induttivo, partendo da un dettaglio: un oggetto, un gesto, una luce improvvisa, una parola pronunciata di sfuggita, Albanese ci mostra nuove dimensioni del quotidiano, moltiplicando i nostri punti di vista e aprendoli a prospettive plurali e non consolatorie. Ci accompagna in questo viaggio lo sguardo bambino di un “cormorano Bryan”: lo slancio al volo di una infantile presenza, quel bambino invisibile mai posseduto, mai cólto dallo sguardo di adulti (una madre, un genitore, una maestra) che non sa contenere se non orrore e dolore per questa perdita. (…) Riparare è ricomporre (“si cuce unendo le due metà”) le parti di un tutto che si sono separate, creando una disarmonia naturale o relazionale (un terremoto, la difficoltà di un rapporto anche generazionale, l’incapacità di amare e essere amati). È perciò necessario per tutti il gesto del guardare dentro, dell’agire quello sguardo interiore che non ha bisogno di occhiali, come sottolinea la bambina che “mi toglie gli occhiali e se ne va”, nella poesia che più fra tutte è un omaggio alla maestra Anna Maria Farabbi.”

 


Dalla Prefazione di Loredana Magazzeni

 

Damocle scese sulla terra

la mamma macchiava le lenzuola, io di cera rimanevo sola

sull’mp3 l’incipit dell’angelo al Gaslini

e riannodavo gli elementi di una storia

mai conosciuta

sms sbriciolati sulla tavola.

Anche se ho perso la fame riconosco

nonna che mi affetta quel pane di metallo

fatto con levità e pazienza. Tessuto d’odio.

Allora le posate si alzarono,

urlammo lungo i corridoi di notte

noi tre, o forse eravamo solo io e lei.

Damocle scese sulla terra

e mi confidò

«Ascolta e non dire nulla. Parla e sarai ripagata»

 

*

 

È tramonto

È tramonto

e questo bianco riflessato

si riversa e scuote alla finestra. Lo senti il tintinnìo?

Riscalda tra onde trascorse e balsamiche:

resto spezia di mare,

ti parlo delle grotte corollate e delle vie

che s’inerpicano dalla testa al calcagno.

Ripensandoci era il tramonto imballato

scatola di cioccolato.

Appunti di genealogia  

Il mio supplizio

è quando

non mi credo

in armonia.

Nessuna descrizione disponibile.

G.UNGARETTI

La maternità ha fatto le sue visite notturne.

La radice forse ha sete e viene a reclamare

con forza la sua linfa.

Cara madre,

asciuga questi sassi, servono

e spuntano fitti fitti come il grano.

Di vanga di aratro che hai menato

lanciato oltre il muro della Mondarola.

Mentre un padre chiama un altro padre

che stringe una figlia che sbuccia

una pesca rosata

alla madre resta solo di assorbire liquidi incongrui, poco spazio per la sete

e niente macedonie con lo zucchero.

Nasce la figlia, nasce la figlia!

Oh come giace,

come risultato variegato

pistacchio e stracciatella

forse è sempre la più bella.

Guarderà Beautiful

Si aggiornerà

non è tutto un campo di lillà.

Siamo stati così ingenui?

Ora questa figlia diventerà due madri.

Occhi: cerchi intorno blu

Fuori piove

il lampo folgora le gocce

dentro una narrazione giallastra

che suonando atterra e trema

ascolta mi dice la vecchia cieca

chiudi il libro studia questa pioggia.

 

*

 

A.M.FARABBI

Acqua gettata via,

acqua impazzita.

Giallo nuvoloso sul forte,

in alto sulla collina.

Mi porto per strade tortuose

E circondandomi di nebbia azzurrina

Riesco ancora a scorgere il pendio.

Scende al sentiero una bambina

Mi toglie gli occhiali e se ne va.

 

*

 

Bryan e la maestra

Poco prima di Natale, terzo piano 1ª C

Passettino passettino

Lei lo vede questo bambino,

povero nulla lei non lo fila

dritto per dritto non si rigira,

come sempre come una trottola.

Cammina cammina

Sempre di fretta lei deve andare.

Nella sua casa buia e sporca

trova una foca che l’ascolta

e le giraffe silvia filomena adriana

lei se ne infischia le fanno pena.

Girava beata sotto velata,

il guano a fatica lei distingueva e mai che capisse

che il bittone è diverso

dal cormorano Bryan

empatia è libertà.

Ma ormai passettino passettino

il bambino è già partito

e non l’abbiamo salutato

era nato qui era nato qui.

Nessuna descrizione disponibile.

 

Oracoli del Sud 

La croccantezza

è sempre la stessa:

un frusciare d’ali

il vento che fiata

e la voce gialla.

Roca di grotta e faglia

 

*

 

Piccola palla

Piccola palla

sul mare sei tornata,

il filo ha trovato una posizione

e oggi gira intorno ai sassi.

Bianca schiuma che rilassa le membra

spalmate sull’arco

della casa costruita. Costruisci.

Dona, plàsmati di chiarore

e stringi le colorate strisce

che ritroverai nella tua festa.

Chiara Albanese, Il cormorano Bryan, Puntoacapo Ed., Pasturana (AL), 2020

Biografia

Chiara Albanese è nata nel 1984 a Genova, dove risiede. Nell’ambito del Premio Nazionale di Poesia “Oreste Pelagatti” nella città di Civitella del Tronto (XVIII Edizione) ha ricevuto menzione speciale nella Sezione poesia inedita con l’opera Muscoli tesi. Ѐ presente nell’ antologia “Elogio alla follia” (Collana Fuorionda, Edizioni Divinafollia, a cura di Ivano Mugnaini e Silvia Denti, 2019). Laureata in Conservazione dei beni culturali, si è dedicata al restauro per diversi anni. Oggi lavora come educatrice. Recita in un laboratorio teatrale di ricerca espressiva (Associazione Gaucho). Scrive dall’adolescenza poesie e racconti. Il cormorano Bryan è la sua opera prima pubblicata per i tipi di Puntoacapo nel Settembre del 2020 e che ha ricevuto menzione d’onore nella Sezione libro edito di poesia nell’ambito del Premio Nazionale di Poesia “L’arte in versi” nella città di Jesi (X Edizione).

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