Selma, Mita e l’amata Parigi. Note su Simone Weil

 

di Ivana Margarese

 

L’amicizia tra Cristina Campo e Margherita Pieracci, l’indimenticabile Mita, nasce sotto il segno del comune interesse per Simone Weil e, come tutte le relazioni affettive della Campo, trova radice nella condivisione dell’esperienza del leggere e dello scrivere. La lettura di Simone Weil unisce le due amiche anche a Ignazio Silone, che la Campo conosce nell’ottobre del ‘56 e che in una lettera all’amica, scritta in data 5 ottobre, racconta con queste parole:

La prima cosa che mi ha colpito di lui è stata proprio la sua estrema attenzione. Non ti guarda in viso mentre parli ma si concentra in un punto, e prima di rispondere tace a lungo […] È un uomo totalmente disarmato. Mi disse subito, senza preamboli, che la Weil aveva avuto su di lui un’enorme influenza […] Ora non mi interessa niente sapere chi era Silone. Mi interessa solo il punto in cui la mia strada s’è incrociata alla sua; quel punto è l’Attente de Dieu, su un mondo rovesciato come l’Andrea Doria.

E grazie alla mediazione dello scrittore – amico di Albert Camus – l’amore per Simone portò alla nascita per Cristina e Mita di un’altra amicizia, quella con l’ormai anziana Selma Weil, madre della filosofa, che dopo la morte della figlia si stava dedicando indefessamente alla cura e alla pubblicazione dei suoi scritti. Camus era legato alla madre di Simone da un sentimento quasi filiale: una intimità segreta l congiungeva queste figure e Selma Weil confessa di provare un sentimento di timore reverenziale nei confronti di Silone, tenuto in gran conto dallo scrittore francese.

 

Come scrive Cristina Campo, nel suo breve saggio “Il flauto e il tappeto”, affidandosi all’immagine del tappeto, c’è una trama segreta, invisibile, che intreccia i destini e li muove verso le sue manifestazioni: “A un tappeto di meravigliosa complicazione, del quale il tessitore non mostri che il rovescio – nodoso, confuso – fu da molti poeti, da molti savi, assimilato il destino. Solo dall’altro lato della vita – o per attimi di visione – è dato all’uomo intuire l’altro lato, appunto: l’inconcepibile disegno del quale si fa filo e nodo, bruno o verde accordato ad altro bruno o verde, frammento di figura, parte per il tutto”.
Fu tuttavia solamente Margherita Pieracci a recarsi a Parigi, nell’appartamento di Madame Weil, al sesto piano del numero 3 di rue Auguste Comte. Un appartamento affacciato sul Jardin de Luxembourg, nel cuore di Parigi. Cristina infatti, pur esortando e festeggiando la partenza dell’amica, non se la sente di viaggiare poiché soffriva di agorafobia, cosa che le rende faticosi anche i piccoli spostamenti.

Margherita Pieracci ricorda l’incontro con Selma Weil, avvenuto fra l’estate del 1958 e il 1965, anno della morte di Madame Weil, in un libro dal titolo Si apriva il balcone sull’amata Parigi. Lettere e memoria della madre di Simone Weil ( Poiesis editore), che raccoglie lettere e appunti di diario:

Queste lettere sono il segno dell’amicizia profonda che legò per qualche anno una meravigliosa figura di donna del secolo scorso, luminosa “ di intelletto e d’amore“ ancora nella vecchiaia, e una ragazza che alla soglia dei trent’anni andava maturando, e lo fece proprio sotto quella luce che la aiutò a vedere e ad assumere un destino ricco e difficile. Quella ragazza che ora è lei vecchia- ahimè non luminosa! – non può andarsene senza metterne in salvo una traccia, non solo la traccia di quella figura, ma del del suo entourage, del mondo che le fioriva intorno, personaggi di merito in tempi tempestosi e rischiosi, oggi a rischio di essere dimenticati.

Madame Weil era una donna volitiva, colta, determinata a pubblicare gli scritti della figlia. E negli appunti di Margherita Pieracci di quegli anni si ritrovano varie considerazioni di Simone Weil sul valore della amicizia. Nel Diario, contenuto nel testo, si accenna anche a una comunità in cui Dio non è un concetto o una parola ma è piuttosto un fare, uno stare nel bene cercato insieme : “tutto è amicizia che dà gioia naturale”.
Le due donne, Selma e Margherita, nonostante la distanza di esperienze, sembrano accomunate da un tratto di delicatezza, che a volte le porta a dubitare del loro fare abbastanza. Vorrebbero chiedere poco per se stesse, e traggono forza dal dare conforto o coraggio agli altri. Sono entrambe capaci di sopportare. Selma Weil soffre per lungo tempo il distacco da parte del figlio Andrè, contrariato dall’idea della madre di fare dell’appartamento in cui vive una biblioteca che raccolga le opere della sorella. L’amarezza provata non la distoglie però dal compito che lei e il marito, morto qualche anno prima, si erano dati di ordinare e curare gli scritti della figlia: “credo che il mio primo dovere sia di arrivare a far sì che tutti i testi di Simone siano pubblicati, perché non sono certa che quando io scomparirò, non scompaiono anch’essi” (14.II.1965).
Selma ricorda spesso il marito, confessa di avere avuto desiderio di un compagno per la figlia Simone e poi per la stessa Margherita, come se nella condivisione lei trovasse il senso nascosto della gioia dello stare al mondo. È premurosa Selma, è discreta e al contempo diretta, schietta.
C’è una immagine fotografica che parla bene della delicatezza di queste due donne e della generosità del loro incontro. Nel giorno del suo matrimonio Margherita con gli occhi chiusi verso il fotografo sorride, solare e imbarazzata, mentre Selma indica qualcosa davanti a lei, forse la macchina fotografica, e prende parte attivamente con un gesto alla vita di quel ritratto. Nessuna occupa la scena, la condividono una di fianco all’altra, con la piccola felicità dei momenti che si sanno importanti anche se presto passeranno.
Il marito di Margherita Pieracci è Dwight Harwell, anche lui studioso di Simone Weil, diventato amico e collaboratore di Selma. Alla morte di Madame Weil, Cristina Campo scrive a Mita:

Con M.me Weil un altro pezzo di muro è caduto – ed era bello, di un tenero colore, coperto di strani segni; e aveva retto un albero possente. Ora siamo noi il muro, per i nostri figli noti e ignoti.

2 Comments
  • Roberta Trice
    Posted at 12:25h, 25 Agosto Rispondi

    vi sono legami non previsti in ogni campo della conoscenza, e mai avrei pensato che Silone, Cristina Campo e madame Weil o Camus vivessero simili accostamenti in un determinato momento storico…grazie per la scoperta! Roberta Trice

    • Ivana Margarese
      Posted at 18:32h, 25 Agosto Rispondi

      Grazie a te!

Post A Comment