Strawberry Moon

racconto inedito di Valentina Riva

 

«Musica. Deve essere questo il posto». Babs si arrampica sulle dune farinose con le coperte che straripano dallo zaino. La seguo. Il mare è un lago fatto apposta per contenere il cielo di polvere. La differenza tra l’Italia e questo posto sta nelle sfumature: qui l’azzurro è diluito. Arriviamo in cima. Giù, in quella specie di cratere sabbioso, una ventina di persone sta sistemando i sacchi a pelo. Babs si ferma a fianco a un cespuglio di erba gialla ispida, stende i teli a terra e mi guarda: «I cristalli li devi mettere addosso, sennò  la luna come li ricarica?». Tiro fuori dalla tasca della giacca tre collane sovraccariche di ciondoli luccicanti e le appendo al collo. «Manca molto?», chiedo. «No, dovrebbe iniziare tra meno di mezz’ora».

Guardo in alto. Il cielo ora è cianotico. Da questa specie di valle di sabbia, il mare non si vede; l’aria è ferma. Ho uno strano presentimento, forse non sarei dovuta venire. In fondo, Babs la conosco appena e con questo cielo in continua metamorfosi, dubito che riusciremo a vedere la Strawberry Moon. Battiti secchi e potenti, come di percussioni africane, spaccano i miei pensieri. Mi giro. Un gruppo di figure colorate batte le mani su casse e tamburi, a colpi lenti e regolari. Trecce blu, barbe bianche, teste rasate a metà, cristalli che oscillano su seni nudi. Sono tutti al centro del cratere, a fianco alla cassa acustica. La gente è aumentata, saranno un centinaio adesso.  Un tizio con le mani tatuate da fili spinati impregna l’aria con il fumo acidulo di una specie di candela fatta di foglie secche. Mi tappo il naso: «Babs, cos’è quella roba?», «Ahaha! Si vede che sei nuova. Praticamente, è… guarda! È arrivata Kaja!». I colpi sui tamburi aumentano in intensità e frequenza, diventano psichedelici e finiscono con un gran botto secco. Quella che Babs dice essere Kaja si spinge al centro del cratere. Ha i capelli rasati solo ai lati, con un un lungo ciuffo centrale raccolto in una coda stretta. Non riesco a decidere se i tatuaggi e i piercing che porta in faccia siano affascinanti o inquietanti. Alza le mani come a reclamare attenzione: «Lie down and close your eyes». Tutti si buttano a terra e si avvolgono nelle loro coperte. Anche Babs è stesa con gli occhi chiusi. Mi sdraio anch’io e mi avvolgo nello scialle. «Start breathing. Deeply», comanda ancora Kaja. La cassa al centro accompagna la sua voce rauca con una specie di armonica orientale. Continua a parlare di come si deve respirare lei, ma io non faccio cosa dice: preferisco guardarmi intorno. Non mi fido di Babs, non  mi fido di tutto questo. Qualcuno ha acceso un fuoco. Ci sono tante lanterne intorno, piccoli punti di luce sparsi nel blu profondo di cielo e sabbia. La Strawberry Moon invece, quella no, ancora non la vedo. L’odore della candela adesso è fortissimo, ma ha smesso di essere pungente. È diventato dolce… lo tiro al centro dei miei polmoni. “Take the breath in and keep it at the top of your head”. Chiudo gli occhi, sento la ragione abbandonare il mio corpo insieme alle mie forze e mi arrendo anch’io ai comandi. “One, two, three… and let it go!”. Respiri pesanti si levano intorno a me. Cerco di stendere le gambe, ma non c’è posto e allora le appoggio sulle caviglie di Babs che rimane immobile. Non sento più niente. Anzi no, sento qualcosa… è il vuoto, la leggerezza, il mio spazio; l’aria adesso si muove. Apro gli occhi e li vedo! Mi vedo! Siamo lì a terra, con i corpi rigidi e gli arti contorti. Tutti nudi e tutti uguali. Io sono come Babs e Babs è come gli altri. Le labbra viola rigate da liquami scuri che scendono dal naso. Catene strette intorno ai polsi a tagliare la carne e volti mutilati dalle orbite vuote. Sento l’odore della morte e del sangue, ma sono libera, non ho paura e volo più su. Adesso la vedo: la Strawberry Moon è piena e rossa in mezzo a migliaia di cristalli luccicanti. È nel cielo ed è nel mare. Non voglio più scendere.

 

Biografia

Valentina Riva vive a Dublino da diversi anni. È laureata in Scienze della Comunicazione e in Economia. Di giorno lavora come Finance Manager, di notte scrive. Ha pubblicato il suo primo racconto con Historica Edizioni e ha seguito un corso di scrittura presso La Scuola del Libro. Il suo cassetto nasconde un romanzo in fase di editing, storie varie e pensieri sparsi.

 

 

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