Donne allo specchio: Intervista a Gloria Sapio

a cura di Ginevra Amadio e Ivana Margarese

 

Immagini di Teresa Kluszczyńska

 

I. M.: Ti sei formata alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Hai scritto e diretto, tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, una serie di spettacoli in duo con Paola Sambo per i quali avete ottenuto più volte segnalazione ai premi UBU. Sarei interessata al racconto di queste esperienze e a comprendere quanto incidano ancora oggi.

Alessandra è stata la mia insegnante di riferimento ed è riuscita a fare emergere in me cose che non sospettavo esistessero. Le devo il metodo con il quale ho imparato ad attingere alla mia vena creativa, metodo che applico a tutto ciò di cui mi occupo e lo spirito eclettico con cui ho affrontato ed affronto la mia vita artistica. La sua morte prematura ha privato il teatro di una grande pedagoga. E’ tuttora per me un punto di riferimento imprescindibile e considero una fortuna e un privilegio essere stata una sua allieva. Io e Paola Sambo eravamo nello stesso corso e quando abbiamo iniziato anni dopo a lavorare in duo, ci siamo accorte che quello che stavamo creando era nato proprio lì, a Bologna, in quelle serate in cui gli allievi si esibivano liberamente secondo i dettami del metodo Lequoc che Alessandra era l’unica autorizzata ad utilizzare in Italia per concessione del Maestro.

  I.M: Credo che un bisogno forte di questo nostro tempo sia quello di comunità, di fare rete con altri con cui condividiamo visioni ed emozioni, anche nelle differenze e nei confronti. Sei presidente dell’Associazione Settimo Cielo, come nasce questo gruppo di persone e come sei arrivata ad esserne il presidente?

Settimo nasce con me e Paola e gli spettacoli scritti e diretti insieme. Cercavamo un’indipendenza produttiva e una nostra connotazione e così abbiamo fondato la Compagnia. Con noi c’erano anche figure di operatori, lo scenografo Robby Scodnik e il musicista Silvestro Pontani. Con il tempo le cose sono gradualmente mutate, alcuni ci hanno lasciato, altri hanno cambiato strada, altri poi si sono aggiunti. Settimo Cielo ha cominciato ad occuparsi di decentramento. In questa formula io ero quella che sentiva maggiormente il desiderio di espandere la nostra progettualità e così sono nati i primi esperimenti, dapprima intorno alle nostre stesse produzioni (ricordo che una delle prime imprese fu un convegno al Teatro dell’Orologio sulla musica pop tra gli anni ’50 e ’60 con Gianni Borgna, Felice Liperi, Miranda e Adriana Martino) poi in forma articolata come progetti per la diffusione della cultura dello spettacolo dal vivo. Abbiamo partecipato ai primi bandi di Regione e Provincia, abbiamo vinto ed è così che lentamente ci siamo spinti ad est di Roma e abbiamo iniziato ad operare nella Valle dell’Aniene.


I.M:  La nostra rivista è particolarmente attenta al marginale e al periferico. Ti chiedo pertanto con curiosità di parlarmi del progetto “Periferie Artistiche”.

“Periferie Artistiche” è un centro di residenza ed è agganciato al progetto di Residenze Artistiche Nazionali (Art. 43) promosso e sostenuto dal Ministero della Cultura e dalla Conferenza Stato Regioni. E’ un’associazione di associazioni: Twain, che è anche capofila, Settimo Cielo, Ondadurto Teatro e Vera Stasi. Abbiamo diverse sedi in tre province del Lazio e quindi copriamo una vasta area di territorio. Il progetto consiste nel dare ospitalità a singoli artisti o compagnie negli spazi di nostra gestione affinchè possano avere, per un periodo di tempo minimo di quindici giorni, una “casa” per condurre la loro ricerca. La scelta avviene attraverso presentazione di un progetto artistico, spesso attraverso bandi di cui siamo promotori. Ogni associazione ha in carico la propria direzione artistica ma ogni decisione è frutto di confronto tra i partner. Gli artisti in residenza dialogano costantemente con il territorio e i suoi abitanti, attraverso prove aperte, workshop e momenti di confronto. Attraverso le residenze è stato possibile collegarci con realtà nazionali ed estere ma soprattutto avvicinare i nostri spettatori ai linguaggi del contemporaneo. E’ un progetto che amiamo molto, in costante crescita e di cui osserviamo anno dopo anno gli effetti positivi sugli uni e sugli altri.

 

G.A. : Portraits on stage svela come il meglio dell’arte risieda in territori di confine. Messa in scena, prosa, linguaggio della poesia e della pittura: tutto, in questo festival, risulta intrecciato con la necessità di sperimentare e rompere i confini di genere. Da cosa nasce questa esigenza e a cosa mira?

La multidisciplinarietà è espressione del contemporaneo e un mezzo per raggiungere il cuore, le menti e la fantasia di spettatori di ogni età. Il multidisciplinare è molto più pop di quanto si pensi ed in grado di porsi in dialogo con un pubblico universale. Noi cerchiamo il coinvolgimento delle persone e Portraits on Stage, immerso nell’elemento naturale o tra architetture antiche, è un festival quasi sensoriale, che cerca il contatto con il pubblico attraverso il racconto dell’arte, del suo misticismo, facendo accadere il festival in luoghi dove la bellezza è fisicamente presente “qui e ora”.

G. A.: La nostra rivista è particolarmente attenta al tema del femminile, alla ri-scoperta di donne obliate dalla Storia, alla necessità di ripensare i ruoli e le categorie. Mi ha colpito, nel programma del festival, la versione speciale di ROMANZA – Le jardin del Centro Produzione Danza TWAIN, che rende omaggio al percorso delle donne in arte collegandosi a ARTEMISIA GENTILESCHI, PITTRICE- Cronoca di un processo per stupro della compagnia Pilar Ternera, e a MOI, del Teatro della Tosse, in cui si dà voce a Camille Claudel. Quanto è importante usare la lente dell’arte per denunciare le ferite della Storia, l’assenza delle donne nel racconto ‘comune’?

Raccontare il percorso delle donne nell’arte è un’impresa ardua, fatta di dimenticanze, di oblio, di non detti ma anche di violenze, di strappi, di plagi, di veri e propri furti di opere. Penso sia molto importante raccontare che queste “assenze” non sono state casuali come non è scontato confutare, per quanto oggi sembri superfluo, data l’evidenza di quanto l’assunto suoni ridicolo, ciò che per secoli è stato ripetuto e cioè che l’assenza di donne artiste nella storia è semplicemente dovuta a una minore capacità, a un’assenza di interesse o di talento. Un focus sulle donne nell’arte è un atto dovuto alla sofferenza e un impegno che manterremo costante nelle prossime edizioni. Aggiungo che, oltre a quelli già citati, siamo molto felici di ospitare Il sogno di Frida, spettacolo per bambine e bambini della Compagnia Cattivi Maestri di Savona, perché parlare di una figura come Frida Khalo alle nuove generazioni è un atto coraggioso ed inspirante.

G. A.: Il percorso di Portraits on stage interseca «le piazze barocche, gli atelier, le radure, resti di ville romane e le rocche medievali attraverso una somma di stimoli e sensazioni». Il senso del luogo si mischia così all’importanza del particolare, a una sorta di ritorno esperenziale alla natura, ai paesaggi dimenticati. Come può l’arte guidarci in questo cammino?

Portraits on stage si svolge in un tratto di campagna che è stata per secoli non solo meta di pellegrini sulle vie sacre ma di viaggiatori in cerca di esperienze altrettanto mistiche anche se laiche: intellettuali, scrittori, musicisti e, soprattutto, artisti figurativi trovavano ispirazione e una profonda emozione in ciò che vedevano.  Sperimentavano una delle esperienze più totalizzanti e mitiche a cavallo tra i secoli: il Grand Tour. Parlare d’arte in luoghi dove l’arte è presente sotto forma di bellezza architettonica o paesaggistica, è il modo più efficace di ispirare, quasi attraverso un processo di osmosi,  il cammino dei nostri spettatori di qualsiasi età e provenienza.


Biografia

E’ attrice, autrice, regista e direttrice artistica di Settimo Cielo. Si diploma alla Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone.
Fa le sue prime esperienze attraverso un repertorio vario che va dal teatro brillante alla sperimentazione e al teatro di ricerca. In seguito lavora anche in televisione e cinema. E’presente, con ruoli protagonisti, in diversi festival: Todi Festival, Spoleto Festival, Festival delle Nazioni di Città di Castello, Mittelfest di Cividale del Friuli, Benevento Città Teatro.
Come autrice e regista scrive e dirige, tra gli anni Novanta e i primi anni Duemila, una serie di spettacoli in duo con Paola Sambo per i quali ottiene più volte segnalazioni ai Premi UBU. Come docente, ha insegnato alla Scuola di Perla Peragallo a Roma, a Gorizia per Artisti Associati, all’Accademia del Teatro dell’Orologio di Roma e organizza laboratori e work-shop per la Regione Lazio e la Provincia di Roma. Dal 2006 a oggi, con l’Associazione Settimo Cielo, di cui è presidente e direttore artistico, ha ideato e condotto diversi progetti culturali sul territorio a est della provincia di Roma. Nel triennio 15/17 cura la direzione artistica della Residenza Artistica Settimo Cielo con sede al Teatro di Arsoli(Art. 45). Dal 2018 è codirettrice artistica di Periferie Artistiche Centro di Residenza della Regione Lazio (Art.43). Cura inoltre la direzione artistica del festival “Portraits on Stage” che si svolge tra giugno e settembre nella Valle dellAniene, giunto questanno alla sua quarta edizione.

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