Intervista alle case editrici: Le commari edizioni

a cura di Ginevra Amadio, Sara Manuela Cacioppo e Ivana Margarese

 


Perché avete deciso di aprire una casa editrice?

Il nostro era un sogno che tenevamo in serbo da tanti anni. Abbiamo lavorato insieme per trent’anni  in un ufficio che aveva narcotizzato i nostri desideri ma che tenevamo sempre a portata di mano. Poi c’è stata la svolta nel 2020.
Abbiamo avuto sempre la passione per la letteratura, la lettura, la scrittura, voglia di fare impresa nel mondo dei libri e quindi abbiamo aperto la casa editrice. Ci eravamo preparati, avevamo studiato ma immaginare è una cosa, fare i conti con la realtà editoriale è un’altra.

Da dove nasce il vostro nome?

Ci chiamiamo così non a caso. Potrebbe sembrare un vezzo ma la scelta è caduta proprio sul nome della Commare che è una figura accudente, che è seconda solo ad un genitore. Con i nostri autori, e i loro libri, succede proprio questo: li accompagniamo in tutte le fasi che precedono la pubblicazione, durante e dopo. Facciamo presentazioni a tappeto e il libro, anche se ha già qualche mese o anno di vita, non si lascia mai indietro. Finora, ogni volta che un autore ha presentato il libro, noi ci siamo statio, siamo stati presenti e tra noi e l’autrice, l’autore, si crea un rapporto davvero familiare.

Il vostro è un catalogo coerente, ricco di titoli significativi, coraggiosi. Da dove nascono le vostre scelte?

Siamo una casa editrice indipendente, quindi libera e così ci sentiamo. I nostri libri li selezioniamo, diciamo così, con un rigore anche forse eccessivo ma vogliamo tenere un livello di letteratura di qualità. Vogliamo avere un catalogo che ci connoti, tanto da trovare un posto ben preciso nel panorama letterario, chi sceglie Le Commari sa che non troverà mai qualcosa che possa deludere. I gusti, ovviamente, sono i nostri e non abbiamo grandi strategie commerciali per quanto riguarda le mode del momento né costruiamo autori a tavolino, dire questo è per noi importante.


Qual è il messaggio che vi sta a cuore promuovere?

La buona letteratura, questo è il messaggio che ci sta a cuore. Siamo editori e quindi la risposta è forse scontata ma oltre questo, ci teniamo a dire che siamo molto attivi sul territorio. Abbiamo, in questi due anni di vita, organizzato eventi che avevamo pensato già dalla nascita della casa editrice: prima di tutto, ogni libro che pubblichiamo piantiamo un albero che porta il nome dell’autore, finora ne abbiamo piantati 11 in diverse parti del mondo.

Abbiamo organizzato letture in cortile nelle periferie romane; partecipato alla lettura collettiva fatta da tanti attori de La Resistenza a Roma. Orazione civile, in una piazza di Roma il 25 aprile. Stiamo partecipando, insieme agli autori e ad una rete che si è creata intorno ad un altro libro importante: Roma coloniale, per far sì che vengano riconosciute le moltissime tracce del colonialismo italiano in Africa, non come segni da commemorare ma che vengano riconosciuti come luoghi o personaggi che hanno compiuto eccidi, stragi, stupri. Non cancellazione ma chiarificazione di ciò che ci circonda.

Quali sono i vostri progetti per il futuro?

Se la risposta deve essere breve, direi di continuare a fare letteratura di buona qualità, da poco abbiamo pubblicato uno dei più grandi autori colombiani, Roberto Burgos Cantor, tradotto e pubblicato per la prima volta in Italia e con lui abbiamo inaugurato la collana Hierbas de azotea e intendiamo continuare a portare la letteratura ispano americana, insime alla bella letteratura italiana. L’altro progetto è sicuramente fare rete. Non per compiacere ma troviamo che condividere è l’unico modo per vivere bene, in sintonia. La rete salva, sempre. Salva per davvero, perché per riuscire a rimanere vivi, in questo mondo che, in modo impressionante, ha mille trappole nascoste, dobbiamo fare come le sardine:, creare un banco. Creare un gruppo sano.

Organizzate eventi per la valorizzazione della donna e del femminile?

I primi due libri che abbiamo pubblicato sono di  due donne e la prima, Leila Baiardo, che per noi è stata un sibolo.. Nata a Castelsardo si è trasferita prima a Milano e poi a Roma. Una scrittrice raffinata di cui abbiamo manoscritti inediti che intendiamo pubblicare. Leila è stata una femminista, giornalista, scrittrice e come sapeva ironizzare lei su se stessa e sulle donne, anche in modo feroce, è difficile trovarne.

Quest’anno parteciperemo a Feminism, la Fiera dell’editoria delle donne, proprio presentando Leila Baiardo con  il suo romanzo Dies Illa.

Quali sono i vostri rapporti con le altre case editrici. C’è a vostro parere la possibilità di fare rete tra gli editori?

Certamente, l’ho affermato prima, è necessario! Abbiamo partecipato a Più libri Più liberi nel 2021 e lì sarebbe stato il contesto giusto per prendere contatti ma individuare le case editrici disponibili non era per niente facile.

Penso che sia necessario  cooperare, collaborare, organizzare. Non intendo creare l’ennesimo gruppo editoriale per monopolizzare ma fare rete per avere voce limpida in un settore che schiaccia e affama chi ci lavora. Non bastano le Associazioni a cui siamo, più o meno, tutti iscritti, le nostre necessità le sappiamo solo noi e gli ostacoli li sappiamo solo noi… In questi due anni, se non ci fossero stati i fondi regionali, noi, saremmo stati già spazzati via.

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