Interviste alle case editrici: Rina edizioni

di Ginevra Amadio, Sara Manuela Cacioppo e Ivana Margarese

 

Con Rina edizioni Morel voci dall’isola inaugura un ciclo di interviste alle case editrici indipendenti.
Rina edizioni è una casa editrice romana che attraverso il suo lavoro porta avanti un progetto ben preciso e in accordo con le linee di ispirazione della nostra rivista: “riscoprire e recuperare figure “dimenticate”, riportando alla luce l’esperienza e il contributo di quelle donne dalla voce coraggiosa, estromesse dal canone letterario e obliate”.  La loro ricerca, attenta e interessante, comprende opere edite e inedite di narrativa e poesia di autrici – oltre che fuori collana come ricettari, testi illustrati e fumetti – da cui sono nate due collane distinte dai nomi ricchi di echi e evocazioni: Libertarie, dedicata alle scrittrici della letteratura italiana, e Água viva, la collana di letteratura straniera: “Se il canone e il gusto sono una nave – scrivono- le possibilità che ci offrono le letterature sconosciute sono l’abisso marino. Per questo, come nella tradizione di questa casa editrice, abbiamo scelto di esplorare i fondali più impenetrabili. Ai nostri lettori e alle nostre lettrici chiederemo di immergersi di nuovo con noi e di seguirci tra i bagliori delle meduse”.

Ecco la nostra intervista a Michela Dentamaro, editore Rina edizioni, che ringraziamo vivamente e a cui auguriamo da parte di tutte noi buon lavoro!


Perché avete deciso di aprire una casa editrice?
Quando ormai quattro anni fa ho deciso di intraprendere questo lungo e impervio cammino nella selva editoriale stavo già lavorando da un po’ di tempo al progetto che poi avrebbe basato la scelta di recuperare solo testi di autrici Otto-Novecento. Avevo notato che testi di scrittrici italiane dell’Ottocento e del Novecento scarseggiavano nelle proposte degli editori e c’era un vero e proprio vuoto all’interno dei cataloghi salvo qualche caso eccezionale. Ho deciso quindi di colmare quel vuoto e perseguire nella ricerca di riscoprire le scrittrici dimenticate.


Da dove nasce il vostro nome?
Il nome nasce da un ricordo, il ricordo di una donna, come lo sono le scrittrici che riscopriamo, a me molto cara. Ho pensato fosse un nome perfetto per una casa editrice che si occupa di donne e dei loro testi.

Il vostro è un catalogo coerente, ricco di titoli significativi, coraggiosi. Da dove nascono le vostre scelte?
Le scelte nascono principalmente dalla ricerca di edizioni nei mercatini dell’usato, in biblioteca, e dalle letture. È un lavoro lento, che richiede molta cura e attenzione, un lavoro che si scontra un po’ con il frenetico ritmo sostenuto dall’attuale mondo editoria, volto più alla quantità e al nome di punta.

 

Qual è il messaggio che vi sta a cuore promuovere?

Non è che se perché una cosa è stata dimenticata vuol dire che non sia mai esista. Il nostro impegno è di riscoprirla, ricordarla e tenerla viva. Ecco, ci auguriamo che dal nostro lavoro di ricerca emerga questo messaggio, e che sia comune a chiunque decida di impegnarsi nel far riemergere una «galassia sommersa».

Quali sono i vostri progetti per il futuro?
Stiamo lavorando su alcune autrici, per Libertarie e Agua Viva, molto interessanti che usciranno tra la seconda metà del 2022 e il 2023. Non vi anticipiamo altro.

Organizzate eventi per la valorizzazione della donna e del femminile?

Purtroppo in questi ultimi due anni di pandemia non è stato facile mantenere la nostra presenza, essendo anche una realtà piccola che all’inizio del 2020 non aveva ancora compiuto due anni di attività. Stiamo cominciando a muoverci e a diffondere il nostro progetto. È un lavoro costante, che richiede molta tenacia soprattutto per il recente interesse esploso nei confronti di testi di scrittrici da parte del mondo editoriale contemporaneo. Ci auguriamo non sia una moda, ma un segnale di impegno concreto!


Quali sono i vostri rapporti con le altre case editrici. C’è a vostro parere la possibilità di fare rete tra gli editori?

Per la nostra ancora giovane esperienza non è facile fare rete tra editori, siamo tante imprese e tutte molto diverse per intenti e grandezza. Inoltre il settore dell’editoria manca di un reale spazio d’incontro, che è al di là delle fiere, in cui dialogare e confrontarsi sui problemi comuni e sul sistema disfunzionale che regola il mondo editoriale. Ma questo è un altro discorso che richiederebbe un lungo approfondimento.

 

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