Annemarie Schwarzenbach: “La mia esistenza condannata all’esilio e all’avventura”

Annemarie Schwarzenbach: “La mia esistenza condannata all’esilio e all’avventura”

 

Tutte le strade sono aperte (Il Saggiatore, 2002) è lo straordinario e coraggioso reportage del viaggio nel remoto Afghanistan del 1938, realizzato da Annemarie Schwarzenbach ed Ella Maillart, a bordo di una Ford Roadster Deluxe,18 cv.

“In viaggio con le nostre biciclette e con la Ford, non cercavamo l’avventura, ma soltanto un attimo di respiro, in paesi nei quali le leggi della nostra civiltà non valevano ancora e dove speravamo di fare l’impagabile esperienza che queste leggi non sono affatto inevitabili, immutabili, indispensabili. Provate a immaginare: il tempo non contava! Gli orologi, i calendari erano superflui! E avevamo perfino trovato persone, contadini, nomadi per i quali il denaro non significava niente”.

Il filo conduttore dell’opera è un errare esistenziale con un profilo tematico ma non cronologico. Lo scandire del tempo non è essenziale, come non lo sono i freni sociali e familiari. La scrittura è lucida, elegante, serena. Tutti i conflitti interiori ed esterni di questo esilio, non intaccano la bellezza della narrazione, anzi appare come un rifugio, un’isola mentale e fisica dove si ascolta e si legge.
Le parole risuonano con i loro echi poetici e il potere descrittivo che ne deriva è icastico. La visione chiara, ben definita di quel mondo lontano, in parte “sepolto”, emerge in ogni sua pagina, a volte animato da colori accesi, altre da tinte polverose.
Il lettore intraprende anch’egli un viaggio, vaga nella solitudine del deserto, nella maestosità muta della montagna Hindu Kusch, entra nelle tende dei nomadi tra gli aromi del pilaf e siede nei giardini più preziosi accanto a volti di donne dagli occhi profondi. L’autrice si sottrae e lascia spazio alle immagini, ai racconti di questo popolo sempre accogliente, anzi capace di sorvegliare e curare le due pioniere, Annemarie ed Ella. Due figure così diverse tra loro che s’immergono in un viaggio che diventerà conflittuale. Annemarie, schiava della morfina, non si lascia salvare dalla sua amica Ella, che sconfitta nel suo proposito decide di separarsi a Kabul.

 

Questo reportage mostra un tempo profondamente mutato, di un paese dilaniato da tensioni etniche e devastanti guerre.

“Fu allora che […], il 31 [dicembre 1938], mi fece visita Ella Maillart […]. Mi sentii rinascere e trovai un’eco così inattesa, un rapporto così diretto, una comunione di aspirazioni e di pensieri così forte che mi sentii tranquilla e felice: non ero dunque fuori strada.”

Entrambe le scrittrici sono nate a Zurigo, si dedicano alla fotografia, ai viaggi ed hanno raggiunto una fama consolidata. Tutto sembra favorire una dimensione solidale e priva di attriti tra le due, non sarà così fino in fondo.
Annemarie Schwarzenbach è un mosaico di elementi geniali ed autodistruttivi che convivono e si alternano, trascinandola in dipendenze comportamentali.
Proprio per queste deviazioni Thomas Mann la definisce “Angelo devastato”. E’ una donna colta, inquieta, trasgressiva con una fisicità androgina di rara bellezza. Il suo fascino seduttivo non risparmierà uomini e donne.
Il premio Nobel Roger Martin Du Gard su una copia di “Confessione africana”, le scrisse “Per Annemarie Schwarzenbach, ringraziandola di camminare su questa terra con il suo bel viso di “angelo inconsolabile”
La fotografa Marianne Breslauer racconta così il suo primo incontro con lei “se mi avessero detto che era l’arcangelo Gabriele e che mi trovavo davanti al paradiso, ci avrei creduto. Non sembrava né una donna, né un uomo, un angelo, un arcangelo, così come mi immaginavo un arcangelo”.

Annemarie Schwarzenbach nasce il 23 maggio 1908 a Zurigo, in una delle famiglie più facoltose della Svizzera di quell’epoca, in un ambiente borghese e conservatore che negli anni ’30 non celava la propria simpatia per il nazismo.
Suo padre, Alfred Schwarzenbach, commerciava con la seta. La madre, Renèe (discendente dei Bismark) era un’appassionata cavallerizza, fotografa e amante della musica, soprattutto di Wagner. Dopo insegnamenti privati Annemarie ha studiato storia a Zurigo e Parigi.  Nel 1930, fece amicizia con Klaus ed Erika Mann, con i quali rimase vicino per la maggior parte della sua vita. Furono loro che la iniziarono all’uso della morfina. Nel 1931, ha conseguito il dottorato e ha scritto il suo primo libro, il romanzo “ Gli amici di Bernhard” oggi pubblicato da L’Orma. In questo testo si trovano tracce del rapporto tossico tra la scrittrice e i Mann. Nel 1933 inizia a viaggiare, prima con la fotografa Marianne Breslauer, nei Pirenei, poi nel Vicino Oriente. Il suo primo viaggio di sei mesi l’ha portata a Beirut, Gerusalemme, Baghdad, Baki e Teheran dove ha incontrato il diplomatico francese Claude Clarac (anch’egli omosessuale) che diventerà suo marito. Ottiene la nazionalità francese e un passaporto diplomatico. Ma, poco dopo, cadde in una depressione, che fu aggravata dal suo appetito per le droghe. Inoltre, la sua storia d’amore con la figlia dell’ambasciatore turco a Teheran, ha provocato uno scandalo.
Il suo incontro con la fotografa americana Barbara Hamilton-Wright segna un nuovo periodo, una rinascita direi, nella vita di Annemarie. Con lei avrebbe compiuto il suo primo viaggio negli Stati Uniti nell’estate del 1936, destinazione New York. Hamilton-Wright aveva in mente un reportage sulle grandi regioni industriali degli Stati Uniti nordorientali. L’America è nel mezzo di una crisi economica e sociale. E’ il tempo della Grande Depressione, degli sconvolgimenti sociali, dei grandi scioperi e dei tentativi del presidente Roosevelt di risollevare il Paese attraverso le riforme del New Deal. “Ovunque andasse, (Annemarie) scattava fotografie che raffiguravano la miseria in modo sorprendente”. Due mesi di riposo in Svizzera e di nuovo in movimento, stavolta attraverso l’Europa orientale: Danzica, Riga, Leningrado, Mosca. Anche lì i suoi articoli e i suoi scatti mostrano un’osservazione attenta e profonda della realtà di un continente dinanzi allo spettro dell’ascesa del nazismo.
Nel settembre 1937 è ancora negli Stati Uniti. Questa volta Annemarie e Hamilton-Wright visitano il profondo Sud, per testimoniare il presunto “entroterra della prosperità americana”. Insieme attraversano Virginia, North e South Carolina, Georgia e Alabama. La miseria e la violenza di cui sono testimoni superano la soglia della loro immaginazione. Ai problemi sociali si aggiungono i conflitti razziali. Tra le montagne del Tennessee incontrano i taglialegna che cominciano a organizzarsi in sindacati. Annemarie ne sposa immediatamente la causa con numerosi articoli. Poi il ritorno in Europa, la ricaduta nella droga, e infine l’incontro con Ella Maillart, che ci riporta all’inizio di questi appunti di una lettrice appassionata ed ossessionata.
La sua omosessualità vissuta apertamente, manifestata anche nei suoi scritti autobiografici, le sue nette posizioni antinaziste ed il consumo di morfina la conducono fin da subito ad uno scontro insanabile con la sua famiglia. Un dolore che scava un abisso profondo nel suo paesaggio interiore.
La traiettoria della sua breve esistenza, si conclude con una caduta in bicicletta. Entra in coma, si sveglia dopo tre giorni, ma non ricorda. Le ultime settimane, dichiarata schizofrenica, le trascorre internata, sottoposta ad elettroshock e punture d’insulina, che la debilitano definitivamente . Muore il 15 novembre 1942, a soli 34 anni, e viene sepolta nel cimitero di Zurigo.

Voglio che rimanga nella nostra mente con queste parole che scrive agli amici “dovreste vivere soltanto di domande e di inquietudine; è la parte migliore di voi. Vorrei che rimaneste sempre così, pronti a sbocciare; non dovreste sottomettervi con tanta facilità a una legge, né adagiarvi su ciò che già esiste, non dovreste mai sentirvi del tutto soddisfatti”.
I suoi scritti sono capaci di donarci un nuovo sguardo umano e politico.

Altre fonti:

⦁ Alexis Schwarzenbach (pronipote) ha realizzato una mostra nel 2008 ha pubblicato un libro sulle donne Schwarzenbach.

Ha ispirato registi, musicisti e scrittori:
⦁ Annemarie Schwarzenbach, una Svizzera ribelle di Carole Bonstein (documentario), 2000.
⦁ Die Reise nach Kafiristan, di Fosco e Donatello Dubini (film in parte documentario), 2001.
⦁ Annemarie – Suzanne Vega Annemarie – Suzanne Vega dall’album “Lover, beloved. Songs from an evening with Carson Mc Cullers ” (2016).
⦁ https://www.nb.admin.ch/snl/it/home/chi-siamo/asl/fondi-archivi/primo-piano/schwarzenbach.html.
www.swiss.info diversi articoli sull’autrice
⦁ https://www.doppiozero.com/materiali/parole/annemarie-schwarzenbach-dalla-parte-dellombra
⦁ https://www.lormaeditore.it/libro/9788898038411
“Gli amici di Bernhard” Annemarie Schwarzenbach
⦁ https://www.ilsaggiatore.com/autori/schwarzenbach/
⦁ https://www.rizzolilibri.it/scheda-libro/9788806231163/
“Lei così amata” Melania G. Mazzucco

 

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