La stanza di carta: Palermo

La stanza di carta: Palermo

Intervista a Piero Onorato

a cura di Ivana Margarese

 

Comincio con il domandarti perché ha scelto per la libreria il nome “La stanza di carta”.

La carta, con i suoi odori, i colori, il tatto, lo sfogliare delle pagine, una realtà tutta fisica ed emozionale che un testo elettronico non ti può dare. Inoltre la struttura, che è la base del campanile della chiesa di San Giuseppe dei Teatini, è composta da una sola stanza ed essere immerso in un mare di carta, per me che vivo con i libri da tanti anni, non poteva che chiamarsi – La Stanza di Carta -.

Questo luogo nasce dopo l’esperienza della libreria Broadway, cosa è cambiato per te?

La libreria Broadway è stata per vent’anni una importante e bella libreria della città. Certamente questo è un giudizio di parte, ma credo che in molti lo possano condividere. Questa libreria ha fatto crescere una generazione di ragazzi con le arti, lo spettacolo e la letteratura in un ambiente dedicato, ovviamente parlo sia di libri, performance e incontri con artisti e scrittori.
Per tornare alla tua domanda, le mie esperienze librarie sono diverse, per cui per me non è mai cambiato nulla nell’esercitare questa mia professione, ho soltanto esaltato alcune caratteristiche insite ai luoghi dove sono stato. Quindi ” Nuova Presenza ” diversa da ” Sellerio ” così ” Flaccovio ” da ” Broadway ” e così via.

Le librerie sono luoghi di incontri e narrazioni, capaci di raccontarci tanto sulle città che le ospitano. Qual è il legame della libreria con Palermo?

La Stanza di Carta è un luogo dove già vi era stata una libreria, almeno dal 1920. Era però, una libreria dove si vendevano libri scolastici e universitari, si sarebbe potuta definire una libreria di servizio, questo fino al 1999. Dopo questa data, la libreria è rimasta chiusa venti anni e cioè fino a quando l’ ho riaperta io nel giugno del 2019 facendone però una libreria di modernariato, dove i libri pur se stampati 30/60/100 anni fa, sono per il 70% ancora nuovi in quanto mai aperti prima. Tutto questo per dire che – La Stanza di Carta – è diventata un punto di riferimento per la città sia per i palermitani che per i turisti italiani e stranieri. Questa libreria ha dato luce e smalto ad un luogo oramai diventato discarica e portato a conoscenza ai più che la libreria è la base di un campanile di una bellissima chiesa.

Vorrei chiederti di parlarmi di un libro che ha cambiato il tuo modo di vedere.

Pur amando la lettura sin da bambino, per ragioni diverse ho iniziato a leggere, a parte i libri scolastici, intorno ai diciotto anni. Il vero impatto con la lettura l’ ho avuto quando iniziai a lavorare in libreria. Da quel momento, non solo un libro ma, tutti libri letti hanno cambiato il modo di vedere le cose.

Quali sono i tuoi progetti e le tue speranze per la libreria?

Palermo, che è una grande città, non ha più una grande e bella libreria come una volta. Una libreria che sia espressione di appartenenza al luogo e alle persone che la vivano. Certamente ci sono le librerie di catene commerciali che svolgono egregiamente la loro funzione, ma non rappresentano né la città né i suoi imprenditori. Ecco, mi piacerebbe tanto creare una grande e bella libreria, non necessariamente mia, ma anche di dare una mano a chi vorrebbe veramente fare qualcosa in cui crede. Per quanto riguarda La Stanza di Carta, spero che, finita la pandemia riprenda a volare come stava già facendo.

Infine ti chiedo di parlarmi di un autore che dimenticato, varrebbe per te la pena di iniziare a riscoprire. Grazie.

Vorrei parlare di un autore che più che dimenticato, non è stato mai abbastanza conosciuto. Mi riferisco ad uno scrittore tra i più grandi del secondo Novecento: Antonio Russello. Acclamato dai critici e scrittori dell’epoca, tanto che il suo primo libro – La luna si mangia i morti – Elio Vittorini lo pubblicò nella collana – La Medusa degli italiani – edita da Mondadori.
Un grande scrittore.

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