Osservatorio Outsider Art. Dialogo con Eva di Stefano

Osservatorio Outsider Art. Dialogo con Eva di Stefano

A CURA DI GIOVANNA DI MARCO

IMMAGINI DI ISABELLA ORTIZ, MARY L. SIMPSON, GIOVANNI BOSCO, ANNAMARIA TOSINI

 

L’arte detta outsider nasce ai margini, scevra da intellettualismi e non mediata dall’ansia di “scandalizzare i borghesi”: si tratta di un’esperienza che si fa materia attraverso il lavoro manuale e la creatività dei non artisti di professione, spesso confinati in situazioni di disagio. Il loro atto intimo, spontaneo, individuale è gesto puro e libero, urgente quanto necessario; è possibilità creativa in situazioni di confine. Saperne cogliere i tratti e interpretarli è il fondamento del decennale lavoro della rivista semestrale Osservatorio Outsider Art. Ancora più lontana nel tempo è l’esperienza sul campo di Eva di Stefano che ha fondato e che dirige la rivista. Il nostro interesse sorge dall’affinità con questo numero di Morel, voci dall’isola, dedicato a Medusa, in cui l’essere difforme, non all’interno del canone, viene inteso infatti nella sua spinta primigenia di eversione e trasformazione, travalicando gli schemi tradizionali in senso non solo estetico ma anche esistenziale.

Questo numero di Morel, voci dall’isola è dedicato a Medusa, e, ad ampio raggio il tema ha attinenze con l’argomento legato alla Outsider Art: il mostruoso e il marginale da ribaltare e valorizzare. Quel è il carattere preponderante dell’ultimo numero della rivista Osservatorio Outsider Art?

Se Medusa è lo sguardo che pietrifica, per gli artisti “abusivi”- esterni al sistema- di cui ci occupiamo, l’arte rappresenta uno scudo contro il caos e la morte, contro le deformazioni della psiche e le perversioni sociali. Nel riflesso salvifico dello scudo, come nel mito, ciò che sarebbe terribile da guardare diventa meraviglioso da vedere, e il mostro che è in loro, come in tutti noi, viene trasformato e momentaneamente sconfitto. Aggiungo che, creando liberamente solo per se stessi opere apparentemente prive di scopo, questi liberi creatori sono inconsapevolmente sovversivi rovesciando sia il principio dell’utilitarismo che permea le nostre vite, sia il pensiero unico e normativo che ‘pietrifica’ le coscienze. Per tornare alla metafora mitologica, resistono alla Medusa contemporanea non – come Perseo – con il supporto della razionale Atena, ma con le forze di Dioniso, cioè istintuali e più selvagge. In un periodo storico in cui marginalità e fragilità fanno paura e sono oggetto di sopraffazione, la nostra rivista sta dalla loro parte e ne illustra le risorse creative: ogni numero vuole essere una testimonianza di resistenza culturale ed umana.

In questo numero è stato scelto soprattutto il dialogo, che interpreto come un atto di riscatto rispetto alla dimensione di chiusura forzata che stiamo vivendo nella nostra psiche e nel mutamento dei più piccoli e ordinari gesti.

Per prima cosa vi segnalo una curiosa coincidenza con il tema che avete scelto: a p. 123 la bambola Medusa di Maureen Simpson, un’artista sudafricana che vive da alcuni anni a Palermo e con ritagli di stoffa e cartone fabbrica autoterapeutiche  Spirit DollMedusa è una bambola guardiana e al contempo specchio, come racconta l’autrice: “è simbolo del potere delle donne, rappresenta nello stesso tempo bellezza, desiderio, violenza e morte. È meravigliosa e terribile. Lei è in un certo modo la mia guardiana poiché incarna coraggio e vulnerabilità ma è anche qualcos’altro, è la mia ombra perché riflette le mie imperfezioni, le mie paure e la mia vita interiore che spesso è ambivalente. L’ambivalenza pietrifica, proprio come Medusa. La Simpson è una delle protagoniste dei nostri dialoghi. In questo numero del decennale ho voluto mettere in evidenza il nostro metodo  maieutico: attraverso il dialogo, l’intervista, stimolare e raccogliere – quando è possibile- il racconto in prima persona dei creatori. Chi scriverà il testo così diventa un testimone prima che interprete, e il miracolo della creazione spontanea appare nel suo contesto, nelle sue reali motivazioni e radici. Ad esempio, il colorito racconto autobiografico di Hèctor Gallo restituisce gli umori vivi della rivoluzione cubana e la valenza antropologica delle sue creazioni basate sul riciclo degli scarti meccanici. Nelle parole di Isabella Ortiz diventa palese come un’infanzia giramondo tra Francia, Colombia, Alaska, Australia, abbia alimentato  una sensibilità raffinatissima per la natura, rivisitata con il microscopio della propria interiorità».

Cosa l’ha condotta alla Outsider Art?

Ci sono incontri che suscitano interrogativi che ti restano dentro per anni in attesa di una risposta, finché non puoi più fare a meno di provare a cercarla. Credo che per tutti i cercatori di Art Brut e Outsider Art, all’origine di un interesse così ‘speciale’, ci sia un’esperienza personale indimenticata. Ero appena laureata e a Mondello mi sono imbattuta  in Gaetano Gambino, venditore di ‘calia e semenza’ che nel suo baracchino esponeva decine di strani disegni realizzati con la penna Bic sulla carta usata per impacchettare i semi. Sorsero spontanee alcune domande: come era possibile conciliare la personalità grezza  dell’autore, la sua vita di stenti, con l’eleganza spontanea delle sue opere? Da dove, da quale oscuro deposito, Gambino estraeva la sua grafica fantastica? quale è la molla  che a un certo punto della vita di un individuo, del tutto estraneo agli ambienti dell’arte, libera la ‘pulsione creatrice’ e la capacità di dare ai propri conflitti una forma simbolica così espressiva? La risposta non la trovai nei miei studi di storia dell’arte, ma solo molti anni dopo visitando il museo di Losanna, dedicato all’Art Brut, pieno di casi – anzi miracoli-  simili. Nel frattempo le opere di Gambino, a cui nessuno aveva attribuito valore,  erano disperse. “Osservatorio Outsider Art” è nato anche per questo: evitare la sparizione di queste testimonianze creative. Così, nel 2012, quei pochi disegni di Gambino, che sono riuscita a recuperare, sono stati esposti in un museo a Parigi. Un imprevedibile happy end.

Quanto è difficile portare avanti questo progetto? Contro cosa si scontra?

C’è da dire che l’unico carburante sono passione e ostinazione, perché l’impegno per uscire ogni sei mesi con una rivista di 200 pagine, ben impaginata e illustrata, è tanto. Senza alcun supporto finanziario, si va avanti con il lavoro volontario mio e dei collaboratori, grazie alla generosità degli autori dei testi e dei musei per le immagini. Certamente è un grande limite pratico, ma anche una condizione di libertà. Per la versione su carta, abbiamo però dal 2016 l’importante supporto delle Edizioni Museo Pasqualino che come co-editore si occupa della stampa e della commercializzazione. La rivista però resta sempre gratuita on line sul nostro sito per consentire la massima divulgazione. In Italia l’argomento resta molto di nicchia, mancano collezioni, istituzioni, mostre, a fronte di un interesse in crescita continua nel mondo, dove si contano un centinaio di musei dedicati, due fiere internazionali annuali a  New York e a Parigi,  una fiorente editoria:  ci scontriamo perciò principalmente con un contesto sfavorevole, anzi assente. Un’altra difficoltà, ma felicemente superata, era  riuscire a fare in e dalla Sicilia una rivista che avesse un’apertura e una prospettiva internazionale. Nonostante il limite della lingua, abbiamo costruito nel tempo una rete mondiale di collaboratori esperti dall’America Latina all’Iran, oltre che dai paesi europei: è per noi la migliore attestazione di stima, diventando anche un importante canale di promozione dei nostri artisti».

Evocando le nostre “voci dall’isola”, quali artisti outsider siciliani sono stati per lei i più significativi?

«La Sicilia, con la sua storia moderna di sofferta marginalità, è un territorio particolarmente fecondo per l’arte irregolare, a partire dal ben noto e straordinario giardino delle teste di pietra di Filippo Bentivegna a Sciacca. Numerose sono nell’isola le opere ambientali inventive (architetture spontanee, insiemi scultorei o decorativi) e molti autori, che hanno vissuto esperienze di sradicamento e di emigrazione,  attingono dal patrimonio di cultura popolare inventando spontaneamente soluzioni creative individuali. E’ davvero un peccato non riuscire, per l’ insensibilità istituzionale,  a fare una mostra di tutto questo sorprendente patrimonio sommerso.  Per farsi un’idea è possibile solo visitare il nostro sito www.outsiderartsicilia.it

Il caso forse più significativo è quello di Giovanni Bosco (Castellammare del Golfo, 1949-2009), un semibarbone emarginato che era attraversato dal pensiero visivo. Su carta, cartoni, muri del paese ha tracciato i suoi colorati emblemi, stemmi, scudi, geroglifici, mappe di una geografia personale dove criptava memorie, emozioni, paure della vita. Mentre nel suo paese continua ad essere ignorato e non si arresta il degrado delle pitture murali, le sue opere su carta sono state acquisite da musei e collezioni specializzate a Losanna, Parigi, Londra, Oporto etc., e sono state oggetto di diverse mostre all’estero.

Da un punto di vista personale ed emotivo mi ha molto coinvolto il caso dell’aggraziata e tragica Annamaria Tosini ( Palermo, 1930-2013), anziana reclusa contro la sua volontà in una struttura assistenziale di Palermo e autrice di delicate sculture di carta riciclata. Per sottrarre le sue opere alla periodica distruzione a cui erano sottoposte ho dovuto addentrarmi in complesse dinamiche tra familiari, tutori, giudici tutelari e confrontarmi con istituti giuridici a me del tutto ignoti. In definitiva, l’attività di ricercatore di Outsider Art non si svolge esclusivamente tra scrivania e galleria come per i critici d’arte, ma è una vera e propria, imprevedibile avventura esistenziale».

Biografia

Eva di Stefano ha insegnato dal 1992 al 2013 ‘Storia dell’arte contemporanea’ presso l’Università di Palermo, dove in precedenza è stata in ruolo come ricercatrice. Ha collaborato a riviste e quotidiani come critico d’arte e curato numerose mostre per istituzioni pubbliche già dagli anni ‘80. Specialista di Klimt e della Secessione viennese, è autrice di numerosi saggi e monografie sull’arte europea tra Otto e Novecento e sulle avanguardie storiche. Il suo volume Klimt. L’oro della seduzione (Giunti 2006) è stato tradotto e pubblicato in Francia e negli Stati Uniti. Nel 2008 ha pubblicato il volume  Irregolari. Art Brut e Outsider Art in Sicilia (Kalòs, Palermo) e da allora Art Brut, Outsider Art, arti irregolari, sono al centro dei suoi interessi: per promuovere la ricerca e la valorizzazione in quest’ambito, ha fondato a Palermo l’Osservatorio Outsider Art, che con la sua rivista semestrale è l’unico periodico italiano interamente dedicato a questi temi.

www.outsiderartsicilia.it

La rivista stampata è acquistabile on line: www.edizionimuseopasqualino.it
oppure su Amazon (only in Italy): www.amazon.it

 

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