Tuba: Roma

Tuba: Roma

Dialogo con Viola Lo Moro

di Sara Manuela Cacioppo

Immagini di Chiara Pasqualini

 

Tuba è una libreria delle donne, un bar e un locale all’aperto che si trova a Roma, nel quartiere Pigneto, fondata tredici anni fa da Barbara Leda Kenny e Barbara Piccolo. L’immensa passione delle sue dieci socie l’hanno resa un posto unico nel suo genere, non solo una libreria, ma uno spazio conviviale da chiamare casa. Meta di grandi scrittori e artisti provenienti dall’Italia e dall’estero, Tuba è conosciuta per il catalogo assortito, le iniziative a sfondo femminista, l’impegno contro la violenza di genere e l’omofobia, le presentazioni letterarie, le mostre, gli incontri, i buonissimi cocktail, il cibo di qualità e le lunghe chiacchierate culturali o di puro svago. Ho chiesto a Viola lo Moro, socia della libreria, di raccontarci la storia di Tuba.

Il termine Tuba rimanda all’apparato genitale femminile. Le tube di Falloppio sono in effetti due trombe uterine o organi tubolari che collegano l’ovaio alla cavità uterina. Qual è l’idea che soggiace alla scelta di un nome così particolare e polisemico, al quale si affianca una grafica spiritosa?

Tuba è polisemico per due motivi: le due socie fondatrici si chiamano entrambe Barbara, quindi si tratta di un gioco di parole fra Two e Ba(rbara); il nome fa riferimento alle tube di Falloppio, perché Tuba nasce come uno spazio di convivialità dedicato alle donne in cui, oltre ai libri, è possibile acquistare degli oggetti che hanno a che fare con la salute sessuale e il piacere femminile. Abbiamo voluto mettere insieme più elementi al fine di creare uno spazio per le donne nella città di Roma. Vi è anche un terzo motivo in realtà: si sa che per gli uccellini e le uccelline in amore si usa il termine tubare…

Tuba è quindi uno spazio fatto da donne per le donne. Credo sia eccezionale come Tuba riesca ad essere una libreria “familiare” in cui ogni donna possa sentirsi a proprio agio e soprattutto ascoltata, compresa. Era questo il vostro obiettivo di partenza?

Sì, soprattutto perché noi che l’abbiamo creata, e continuiamo a costruirla giorno dopo giorno, siamo tutte donne. Donne molto diverse l’una dall’altra, ognuna col proprio pensiero politico e storia alle spalle, ma unite nella volontà di realizzare un posto che sia il più possibile accogliente. Piuttosto che familiare direi proprio accogliente, perché la famiglia non sempre è un luogo di accoglienza, specialmente per le donne e troppo spesso per le persone Lgbt. Vorremo che Tuba fosse un luogo accogliente e gioioso.

 

Cosa significa il logo “Tuba il bazar dei desideri”?

C’è un’idea di fondo che soggiace a Tuba, un’idea espressa in uno scritto di Audre Lorde, poetessa di riferimento del femminismo e del femminismo lesbico nero, la quale spiega l’erotico come asserzione del potere. Definirei l’erotico e il desiderio come delle “proprietà” possedute dalle donne e al contempo “testimonianze” di una possibilità di “potere”, inteso in senso positivo. Da qui è partita la nostra missione: far riferimento ai desideri come origine primaria di uno spazio per le donne.

In che modo Tuba valorizza la letteratura scritta dalle donne e quale criterio seguite per la scelta dei libri?

La nostra è una scelta molto semplice, nel senso che abbiamo solo autrici, quindi di base è una scelta radicale. E poi, insieme all’esporre e al vendere libri di autrici, abbiamo una grande programmazione di eventi, presentazioni e due festival dedicati alla scrittura delle donne: InQuiete e Bande de femmes.

Parlami di InQuiete.

Inquiete è arrivato alla sua quarta edizione, realizzata quest’anno interamene online. È un festival che nasce in seno a Tuba, insieme alla collaborazione di Francesca Mancini e Maddalena Vianello. Prima non esistevano festival che dessero alle scrittrici una visibilità sia locale che nazionale, siamo state noi le prime ad inventarlo: intere giornate di presentazioni, dibattiti, incontri e tavole rotonde a partire dalla letteratura delle donne. Inquiete ha avuto un successo straordinario, di pubblico e di presenza sul territorio, non solo nel nostro quartiere che è il Pigneto, ma anche a livello nazionale. È un festival da cui hanno preso spunto molte altre iniziative e di questo non posso che esserne felice.

Parlami di Bande de Femmes.

Bande de femmes è un addirittura più antico di Tuba, è già alla sua sesta edizione e quest’anno sarà dal 5 all’8 dicembre. Il festival parte dal desiderio di dare risalto alla letteratura a fumetti (fumetti e illustrazioni). Gli anni precedenti, oltre a presentazioni e dibattiti, abbiamo organizzato tante mostre di illustratrici nei locali del quartiere, in biblioteca e in diversi posti di Roma, quest’anno invece il festival sarà interamente online. Tuttavia, ci impegneremo a dare uno sguardo particolare sul mondo del fumetto e delle illustrazioni, come facciamo sempre.

Come siete attive nella lotta contro le discriminazioni di genere, la violenza e l’omofobia?

Siamo attive innanzitutto insistendo da tredici anni. Tuba è una serranda che apre alle 8.00 di mattina e prima chiudeva alle 2.00 di notte, adesso alle 18.00. Insomma, Tuba è sempre stata attiva dalla mattina alla notte: avere un luogo aperto in cui tutti possono entrare, uno spazio in cui la base del confronto è una base femminista e consensuale, è già di per sé una presenza che combatte quotidianamente la violenza contro le donne. Negli anni abbiamo collaborato con centri di antiviolenza, associazioni di quartiere, associazioni italiane, collettivi di donne che si sono formati via via; abbiamo ospitato riunioni, incontri, dibattiti sul tema; noi stesse ne siamo una parte attiva. L’omofobia, la lesbofobia, la transfobia sono integrante nella nostra costruzione identitaria, perché Tuba oltre a essere, ovviamente, un luogo di rifugio per le persone Lgbt, è anche un posto in cui mi le persone Lgbt stanno bene, sono serene.

Il Pigneto pasoliniano è uno dei quartieri più affascinanti di Roma, dove street art, locali coloratissimi e realtà cruda si confondono, dando vita a un’atmosfera che definirei “romanzesca”. In che modo il quartiere vive la libreria?

Il Pigneto ha vissuto la libreria in modi diversi, soprattutto perché è un quartiere della prima periferia romana che si è evoluto nel tempo e che ha avuto una trasformazione molto forte negli ultimi anni. La nostra presenza sul territorio, sia come bar che come libreria, è stata ed è vissuta bene, nel senso che siamo riuscite a far capire chi siamo e cosa vogliamo, diventando per molti un vero e proprio punto di riferimento. Collaboriamo con la biblioteca di fronte, con gli istituti scolastici, con i locali e le gallerie d’arte, al fine di costruire, insieme, una socialità che non sia solo data dall’alcool, ma anche dalla convivialità e dalla cultura.

Infine, vorrei chiederti di parlare di uno o più libri che vi stanno a cuore. 

Alcuni libri sono stati fondamentali nella storia di Tuba, sicuramente L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, un romanzo “necessario”, così come tantissime scrittrici del Novecento italiano. Siamo legate a una letteratura che, in questi ultimi anni, si è sviluppata molto nel mondo afro-discendente, fra tutte ricordo Chimamanda Ngozi Adichie; siamo legate agli scritti femministi del femminismo italiano, tra cui cito Sputiamo su Hegel di Carla Lonzi. Te ne potrei elencare tanti, però diciamo che, in generale, abbiamo un rapporto molto vivace con le scrittrici contemporanee che si occupano sia di letteratura che di saggistica in Italia e nel mondo.

 

Biografia

Viola Lo Moro è nata nel 1985. È socia della libreria delle donne di Roma, Tuba, della quale cura la programmazione. Ha ideato, insieme ad altre donne, il festival delle scrittrici inQuiete, di cui ha curato tre edizioni. È attivista lesbo-femminista. Nell’Ottobre 2020 è uscito il suo primo libro di poesie, “Cuore Allegro”, Giulio Perrone editore. La foto che la ritrae è di Carlotta Valente.

 

 

 

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