Mannaggia: Perugia

Mannaggia: Perugia

Dialogo con Francesca Chiappalone e Carlo Sperduti

a cura di Giovanna Di Marco e Ivana Margarese

immagine in copertina di Elisa Macellari

Alla libreria Mannaggia di Perugia la rivista Morel dedica il secondo articolo del progetto “banchine”, rivolto alle librerie come luoghi di narrazioni intorno ai libri. Le librerie e i librai hanno storie da raccontare, memorie e immaginari attraverso cui prende forma la visione di una città, di una comunità e di un possibile da condividere per ricordarci di vivere meglio insieme. “MANNAGGIA è un pianeta-libreria atterrato nel centro di Perugia”, capace di mettere in movimento energie e scoperte da questo e altri mondi. Abbiamo intervistato Francesca Chiappalone e Carlo Sperduti, che insieme hanno aperto la libreria Mannaggia nel 2017.

Come nasce il nome della vostra libreria?

Mannaggia è il titolo di un racconto di Carlo, fondatore e gestore, insieme a Francesca, della libreria. In quel racconto, pubblicato qualche anno fa in una raccolta intitolata “Sottrazione”, Mannaggia è un pianeta costruito a mano (sic) come alternativa al nostro, che il narratore spedisce al suo amore lontano in vista di una futura convivenza, proprio lì, su quel pianeta a immagine e somiglianza di una vita migliore.
La nostra libreria si identifica col pianeta Mannaggia e ha i suoi stessi scopi: offrire un’alternativa alle brutture del mondo cui siamo purtroppo abituati mostrandone un altro – anzi molti altri – per mezzo dei libri; suggerire che questi mondi infiniti non si escludono a vicenda e che possiamo prendere il meglio da ognuno e tenercelo stretto.
Naturalmente, Mannaggia mantiene anche, data la sua natura di libreria indipendente, il senso di popolaresca imprecazione contro le brutture di cui sopra e contro le difficoltà di ogni lavoro legato ai libri, che sono tante e capillarmente distribuite.

“I libri ci muovono, ci dondolano e sicuramente ci scompiglieranno un po’ i capelli”. Quali libri hanno rappresentato per voi “una scapigliatura”, un cambio di prospettiva, la possibilità di un nuovo orizzonte.

Una lista completa eccederebbe le dimensioni dell’universo conosciuto, perciò ci limiteremo a suggerire qualche titolo in ordine sparso che negli ultimi anni ci ha fatto esclamare “Ah!”, “Oh!”, “Ma che…?” e altre cose che non possiamo scrivere. Prendete nota:

Glossa di Juan José Saer (La Nuova Frontiera)
Farabeuf o la cronaca di un istante di Salvador Elizondo (LiberAria)
La squilibrata di Juliet Escoria (Pidgin)
Inventario di alcune cose perdute di Judith Schalansky (Nottetempo)
Eclissi di Ezio Sinigaglia (Nutrimenti)
Il pataffio di Luigi Malerba (Quodlibet)
L’estate che sciolse ogni cosa di Tiffany McDaniel (Atlantide)
Irracontabili di Pedro Lemebel (Edicola)
La carne di Cristò (Neo)
Asterios Polyp di David Mazzucchelli (Coconino)
Martin il romanziere di Marcel Aymé (L’orma)
La gang del pensiero di Tibor Fischer (Marcos y Marcos)
Locus Solus di Raymond Roussel (Grenelle)
La promessa di Silvina Ocampo (La Nuova Frontiera)
Il marmo di César Aira (Sur)
Sarò strana io di Daniela Mazzoli (Quodlibet)
Uccidendo nani a bastonate di Alberto Laiseca (Arcoiris)
Il pappagallo che prevedeva il futuro di Luciano Lamberti (Gran Vía)
Cosmo di Witold Gombrowicz (Il Saggiatore)
La gabbia di vetro di Colin Wilson (Carbonio)
Drinking at the movies di Julia Wertz (Eris)
L’invenzione di Morel di Adolfo Bioy Casares (Sur)
Gli altri fanno volume di Angelo Calvisi (Pièdimosca)
Un negro voleva Iole di Marcello Barlocco (Giometti & Antonello)
I mondi reali di Abelardo Castillo (Del Vecchio)
Verme di Gilda Manso (Arcoiris)

Potete spiegare ai nostri lettori cosa sia il vostro “pacchetto indipendente”?

Quella dei pacchetti indipendenti è un’iniziativa promossa da alcuni librai durante il lockdown iniziato a marzo scorso, quando l’improvvisa situazione di emergenza ha smosso, fortunatamente in maniera intelligente e fattiva e spesso in un’ottica di mutuo soccorso, molte menti nell’intera filiera del libro. Per forza di cose il nostro mestiere, come molti altri, ha dovuto adattarsi alla distanza. Ciò ha significato sostanzialmente due cose: sostituire alle comunicazioni a voce e in presenza con i clienti quelle su facebook o via e-mail o via instagram; consegnare i libri non più nelle mani dei lettori ma in quelle delle Poste Italiane e dei corrieri oppure, quando è stato possibile, consegnare a domicilio. Parallelamente alla riorganizzazione pratica e logistica del lavoro, si è sentita l’esigenza di spingere il pedale, per così dire, sulle iniziative volte a incentivare l’acquisto di libri, in un momento in cui il pensiero di molti non poteva che correre a una disastrosa e imminente chiusura o a un crollo del fatturato molto difficile da affrontare. Ebbene, i pacchetti hanno fatto leva, con grande successo, sulla curiosità, sulla sorpresa e, soprattutto, sulla fiducia di lettrici e lettori nei confronti dei librai. La formula era, ed è, molto semplice: sta al cliente scegliere l’importo da spendere e darci delle indicazioni di massima sulla tipologia di libri desiderati. Al resto ci pensiamo noi: confezioniamo 2, 3, 4, 5 libri o più e spediamo – o consegniamo – il pacchetto a sorpresa. Noi abbiamo proposto dei temi o generi di base (alcuni esempi: umorismo, letteratura di viaggio, gialli, racconti, letteratura ispanoamericana, poesia, letteratura italiana contemporanea…), ma le richieste sono state le più disparate, e non di rado abbiamo composto pacchetti “misti”. Dopo il lockdown abbiamo mantenuto attivi tutti i nuovi servizi, compresi i pacchetti, che si sono ormai affermati come formula fissa anche, al di là delle singole librerie, su Bookdealer, la nuova piattaforma di e-commerce interamente dedicata alla librerie indipendenti.

Perugia è una città bellissima e culturalmente molto viva. In che modo via approcciate con l’identità del luogo in cui lavorate rispetto al vostro lavoro? Per esempio, a parte quest’ultimo anno disastroso per via della pandemia, lo scenario dell’Umbria Jazz Festival influenza la vostra utenza nel periodo di quella famosa manifestazione?

Il tema del rapporto tra la nostra libreria e Perugia è affrontabile da diversi punti di vista. Innanzitutto, ci troviamo in un quartiere non casuale della città, che si identifica per molti in Via della Viola, “confinante” con la nostra Via Cartolari: un quartiere in cui da anni si assiste a una rinascita culturale non da poco, caratterizzato dalla presenza di un’associazione culturale, due cinema, studi di artisti e artigiani, locali e ristoranti di alta qualità… insomma, mancava una libreria indipendente e non avremmo potuto aprirla se non qui. A parte la questione strettamente locale, per cui ci definiamo – con orgoglio – libreria di quartiere, esiste, come suggerito dalla domanda, la dimensione degli eventi culturali ad ampio raggio, che portano a Perugia un ottimo pubblico, un pubblico cioè interessato in maniera genuina e variegata ad avvenimenti e luoghi di cultura, da tutta Italia e da tutto il mondo: ne sono ottimi esempi “Encuentro”, un festival dedicato alle letterature di lingua spagnola, il “Festival Internazionale del Giornalismo” e “Umbria Jazz”. In tutti questi casi, anche laddove la collaborazione con la libreria non è diretta, assistiamo al miracolo del turismo librario, cioè a quel fenomeno di nicchia ma consistente che porta una persona a digitare su un motore di ricerca “libreria indipendente” accanto al nome della città in cui si trova e fiondarcisi per visitarla a fondo e fare scorta di nuove letture, spesso affidandosi ai consigli dei librai. Quest’anno, purtroppo, non ci è stato favorevole – per usare un eufemismo – in questo senso, ma il supporto di lettrici e lettori affezionati trova sempre la strada per arrivare a destinazione, e fortunatamente ci sono state altre strade. Speriamo di poterle percorrere di nuovo tutte.

Biografie

Francesca Chiappalone è nata a Tropea, ha studiato a Bologna e vive a Perugia. Si è avvicinata all’editoria grazie all’esperienza con Aguaplano Libri e Intermezzi Editore, ha conseguito un Dottorato di ricerca presso l’Università per Stranieri di Perugia e nel frattempo ha lavorato nella comunicazione culturale. Nel 2017 ha aperto, insieme a Carlo Sperduti, “Mannaggia – Libri da un altro mondo”, libreria indipendente nel centro storico di Perugia.

Carlo Sperduti è nato a Roma nel 1984 e vive a Perugia, dove fa il libraio. È autore di racconti, microfinzioni e romanzi per numerose case editrici e riviste indipendenti. Il suo ultimo libro è “Le cose inutili” (pièdimosca edizioni, 2020).

 

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