Ester, la strega dello Stretto.

Ester, la strega dello Stretto

di Sara Manuela Cacioppo

IMMAGINI DI DANIA MONDELLO

 

 

̶   Mamma come si chiama quell’isola laggiù? – mi chiese Ester.

̶   Isola di Fuori o Isola delle Femmine.

̶   Perché ci vivono solo le femmine?

̶   Sì tesoro, delle donne straordinarie.

̶   E ci possiamo andare?

̶   Forse un giorno, Ester, un giorno ti ci porterò.

Due anni dopo Ester compì sedici anni, l’età in cui una strega viene istruita alle arti magiche. Lavinia sapeva che per sua figlia era giunto il momento di abbandonare le spoglie umane per ritornare nella sua vera casa, quella che ogni sera guardava dalla finestra prima di porgere gli occhi al mondo dei sogni, il cui aspetto era simile a quello da cui proveniva.

L’isola di Fuori è così chiamata perché non si trova dentro le cartine geografiche, nessuno può vederla eccetto le creature soprannaturali che da secoli la abitano; per gli umani non è che un arido pezzetto di terra emerso, che ha perduto il suo scopo difensivo dopo le guerre. Quando ebbe inizio la caccia alle streghe tre donne siciliane con poteri magici, soprannominate le Ombrose di Trinacria, fuggirono in quell’isola, innalzando una barriera protettiva che la rese invisibile all’occhio umano. La loro storia è racchiusa nello stemma della Sicilia, una gorgone con ali d’oro e serpenti al posto dei capelli che ha tre gambe intorno. Si dice che quest’ultime abbiano cominciato a roteare e poi a staccarsi fino a formare altri tre corpi di donna: le Ombrose, che dopo la separazione dalla madre gorgone istituirono tre diversi clan di streghe nelle tre punte della Sicilia: Capo Peloro (o Punta del Faro) a Messina al vertice nord-orientale, Capo Boeo (o Lilibeo) a Marsala al vertice nord-occidentale e Capo Passero a Portopalo al vertice meridionale. Ma i Bibeliani, cacciatori di streghe, riuscirono a scovarle e a ucciderle: furono impiccate al salice piangente di piazza Marina a Palermo; una volta morte i loro corpi furono bruciati, eppure invece di dissolversi si trasformarono in rami dello stesso albero che aveva loro tolto la vita; tutti sanno che quel salice è immortale, chi poggia l’orecchio sulla sua corteccia può sentire ancora le voci delle streghe.

Fortunatamente, prima dello sterminio le Ombrose spedirono le loro discepole negli angoli più remoti della Sicilia, facendole assimilare alla gente comune e privandole dei poteri. Quando le streghe del clan del mare, che i terrestri sono soliti chiamare sirene, seppero di un tale affronto fatto alle loro sorelle di terra maledissero i siciliani:

«Ogni 31 ottobre un’enorme onda sommergerà la Sicilia fino a farla sprofondare negli abissi», intonarono in coro nella lingua delle antiche maghe di Səcəlia, il malhaiese.

Tuttavia le giovani streghe di terra si opposero e, per proteggere i siciliani, tornarono all’isola di Fuori, dove riacquisirono i loro poteri magici e li affinarono, incuranti del fatto che se i terrestri le avessero scoperte, le avrebbero uccise come avevano già fatto con le Ombrose. Per confondere i cacciatori, vivevano a metà fra le città di Sicilia e l’isola di Fuori, costantemente in fuga si muovevano nella notte, come ombre, ma luminose.

Così, anno dopo anno, nel giorno della maledizione, le streghe di mare alzavano la grande onda per ingoiare la Sicilia e le streghe di terra lottavano fino allo sfinimento per abbatterla, andando contro la loro stessa specie. La congrega visse nell’oscurità per decenni al fine di difendere l’umanità dalle forze del male e dalle streghe nemiche, aspettando il ritorno delle Ombrose. Secondo la profezia, infatti, le Ombrose di Trinacria sarebbero state risvegliate dall’atto rivoluzionario di una giovane strega che avrebbe riportato la pace nel regno magico e in quello terreste.

Ester nacque dall’amore di Lavinia e di Cornelio, uno stregone di fuoco. L’amore tra creature magiche era forte quanto quello mortale se non di più: una volta scelto il proprio compagno le creature sigillavano l’unione con un bacio e un tatuaggio a forma di corona di spine che compariva all’istante sui loro avambracci, simbolo del groviglio d’amore indissolubile che avevano creato.

Le coppie si sceglievano durante una festa in maschera sulle pendici dell’Etna, la tana segreta degli stregoni di fuoco. Gli elfi allestivano un grande banchetto, i satiri suonavano il liuto, mentre sulla roccia spuntavano e svanivano versi poetici. Il matrimonio avveniva sull’acqua, all’alba, sempre di domenica; una leggenda popolare racconta che Gigliola, la figlia di un mugnaio trovò sulla spiaggia di Sant’Agata una corona di fiori scintillante, ma appena la prese in mano si trasformò in una foglia d’oro che fece la sua fortuna: le streghe portavano tali copricapi il giorno delle nozze e al termine della cerimonia li tiravano in cielo a una strega di aria, la prossima favorita dalla sorte che si sarebbe sposata.

Esistevano streghe e stregoni per ogni elemento naturale, Ester divenne la strega di terra più potente mai nata. Aveva grandi occhi grigi, capelli nerissimi e le movenze di un felino. In pochi anni all’isola di Fuori imparò a destreggiare una bacchetta, a tramutare i ciottoli in pioggia, a catturare i demoni del sonno che assillano i bambini e quelli della veglia che torturano gli adulti. Conosceva a memoria i nomi delle piante e le razze degli animali magici che abitavano il Grandbosco Di Fuori. Ogni cosa nell’isola era viva, gli alberi, le pietre, persino gli oggetti avevano un’anima e il diritto di esprimere la propria visione del mondo che era diversa da tutte le altre: non è lo stesso il mondo se lo si guarda dal basso di una formica o dall’alto di una palma. Ester passava molto tempo ad ascoltare, arricchendosi dell’esperienza di ogni singola creatura. Il suo famiglio si chiamava Coliandra, una civetta bianca con una minuscola macchia nera a forma di goccia in mezzo agli occhi gialli, abile nell’avvertire il pericolo e ad uccidere il nemico: le ali piumate scagliavano vetri, lo sguardo congelava l’avversario.

In segno di un nuovo inizio, la congrega elesse Ester “Seconda stregoniana di Fuori”, la carica più importante subito dopo sua madre Lavinia “Prima stregoniana di Fuori” e Suprema della congrega. Lavinia governava le streghe di Fuori con lo Scettro di Trinacria, una reliquia appartenente alle Ombrose tramandata loro dalla madre gorgone. Lo scettro aveva il potere di respingere l’onda anomala creata dalle streghe di mare insieme alla forza della sorellanza: ogni notte di Halloween le streghe di terra si mettevano in cerchio, con Lavinia al centro sospesa, a formare una barriera che abbracciava tutta la Sicilia, alzavano le bacchette al cielo e di colpo la scagliavano contro l’acqua all’unisono, spingendola da dove era arrivata. Le streghe di terra erano le salvatrici dei loro stessi assassini, i quali, ignari, continuarono nei secoli a massacrarle. Ciononostante, la congrega scelse di non rivelare mai agli umani il pericolo imminente, come se la Sicilia fosse loro figlia, figlia della magia e come tale andasse protetta, custodita.

Affinché l’odio verso i terrestri si placasse e l’inutile guerra fra i due clan arrivasse a una tregua, Ester decise di sacrificarsi alle streghe di mare: la “Seconda stregoniana” voleva dimostrare come la vita di una strega valesse meno di quella di tanti innocenti, mettendo in luce il valore della razza umana. Nell’attimo prima che l’onda anomala raggiungesse la riva, Ester ruppe la barriera fatta dalle sue compagne e urlò alle streghe nemiche:

̶   Prendete me, uccidete me!

Ester aveva in mente un piano eccezionale che non aveva rivelato a nessuno, neanche al suo famiglio. Yuria la Suprema delle streghe di mare mirò dritta al petto di Ester che si trovava nel punto che collegava la Sicilia alla Calabria, quando il colpo stava quasi per sfiorarla Ester si spostò e l’incantesimo colpì la terra creando un solco.

Ester aveva permesso al mare di entrare dentro la Sicilia, di baciarla in un certo senso, per fondersi in un unico sapore. Le streghe di mare attonite dall’accaduto, toccarono la terra, in cui erano finite in mezzo, con le mani fatte di squame, lasciando il corpo galleggiare nell’acqua. Quel tocco a metà fra terra e mare creò una connessione fra le streghe sirene e i terresti mai avvenuta prima di allora. Bluette, la più giovane, lesse i pensieri di un innamorato, Calì, la più anziana, vide la sofferenza negli occhi di un’orfana, tutte le streghe di mare furono in grado di sperimentare per pochi secondi gioie e dolori della razza umana, entrando nelle loro menti. Tra le emozioni ce n’era una che sovrastava le altre: la paura. I terrestri avevano avuto paura delle Ombrose come le streghe di mare avevano paura dei terrestri. «La morte non può essere una soluzione, la morte non sconfigge la paura».   ̶   pensò Yuria. Quel sentimento di comunione fra due razze commosse le streghe a tal punto che decisero di abbandonare ogni pretesa di vendetta, per concedere agli umani una seconda possibilità. E a quel braccio di mare meraviglioso, in cui ancora oggi le streghe sono solite bagnarsi, fu dato il nome di Stretto di Messina.

Ester aveva ceduto un pezzo di terra al mare e così facendo aveva permesso alle streghe sirene di sentirla più vicina, in tal modo quel lembo di terra prezioso sarebbe diventato un’isola, qualcosa di unico al mondo.

Una volta tornate in vita, le Ombrose nominarono Ester Suprema di una nuova congrega chiamata le streghe dello Stretto, a cui Yuria donò due difensori, Scilla e Cariddi, ferocissimi mostri marini.

Tutt’oggi le streghe siciliane unite, quelle di terra, di mare, di fuoco e di aria, continuano a vivere nell’ombra e nell’anonimato per proteggere l’isola di Sicilia.

Biografie

Sara Manuela Cacioppo è nata a Palermo. È traduttrice letteraria, scrittrice di racconti e blogger. Suoi racconti sono stati pubblicati su antologie e riviste, tra cui: La libertà di amare (in uscita, novembre 2020, rivista cultura “Grado Zero”); Pandora e il dono della vita vera (in uscita, novembre 2020); Prigionia dello sconforto. Padre mio, rivista di attualità, gossip e letteratura “Voi Mese”, in edicola dal 16 ottobre 2020; Labbra, rivista letteraria “Milena Edizioni”, 15 ottobre 2020; Una storia mai raccontata: Arianna e suo fratello, il Minotauro, rivista letteraria “Morel, voci dall’isola”, 30 giugno 2020. Scrive recensioni, articoli di critica letteraria e interviste per numerose riviste italiane e blog. Collabora con il Giornale di Sicilia e altre testate giornalistiche. Ha collaborato con il Tele Giornale di Sicilia. È redattrice della rivista Morel, voci dall’isola. Fra le sue traduzioni: La bocca delle carpe. Conversazioni con Amélie Nothomb di Michel Robert e Amélie Nothomb, Voland edizioni, 2019 e La vita segreta dei fiori di Amy Mindell, AnimaMundi edizioni, in uscita, 2020.

Dania Mondello nasce a Messina il 21 Gennaio 1982. Consegue il Diploma Universitario in Operatore dei Beni Culturali con indirizzo Archeologico alla Facoltà di Lettere e Filosofia della sua città. Successivamente si laurea presso l’Università degli Studi di Firenze. Dopo la laurea frequenta con successo l’Accademia di Belle Arti Mediterranea ottenendo la laurea in Arti Visive e Discipline dello Spettacolo con indirizzo Decorazione. Ha al suo attivo numerose personali e collettive di pittura, esperienze lavorative in ambito scolastico ed è titolare del laboratorio di pittura “Naturarte” presso la sua Azienda Agricola Didattica “La Vecchia Mimosa”.Fa parte dell’equipe di artisti che dipinge i Supereroi DC Comics sulle fiancate delle navi Tirrenia. Ha creato un’ esclusiva linea di vestiti, interamente cuciti e dipinti a mano, dal nome di ” Manti d’ Amuri “.

*I quadri (fig. 1, 2, 4) appartengono alla collezione privata del B&B Miti Dello Stretto, Messina.

 

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