Lady Medusa: Amalia Guglielminetti (1881 – 1941)

Lady Medusa: Amalia Guglielminetti (1881 – 1941)”

di Giovanna Di Marco

IMMAGINI DI GASPARE GRAZIANO

 

Medusa era uno degli pseudonimi preferiti dalla poetessa Amalia Guglielminetti, e, in effetti, come per la più famosa delle gorgoni, una sorte simile le si cucì addosso come un veneficio autoindotto, richiamo inevitabile per una personalità che si diede molto da fare per delineare i suoi tratti estetizzanti. Silvio Raffo probabilmente non sarebbe d’accordo, lui che ha raccolto la maggior parte dell’opera di Guglielminetti in un unico volume edito da Bietti, a cura di Grazia Bianchi che, appunto, porta il titolo di Lady Medusa. Vita, poesia e amori di Amalia Guglielminetti. Non sarebbe d’accordo perché nell’esperienza della finzione poetica di Amalia Guglielminetti ne scorge la sua più profonda ontologia esistenziale: la materia creata, la finzione era per lei la realtà. Ma andiamo per ordine: Amalia è un vero prodigio, incensata dal mondo culturale del suo tempo, celebrata da Gabriele d’Annunzio, forse da lui corteggiata, terminò i suoi giorni in solitudine dopo un processo e una risacca mediatica a noi forse impensabili per quei tempi. Tutto nacque da uno scontro con il suo amante, il giornalista e scrittore Pitigrilli, dopo la pubblicazione del romanzo di Amalia dal titolo La rivincita del maschio (1925). Ostracizzata dal mondo culturale che prima l’aveva osannata, in qualche modo ne alimentò le antipatie per un atteggiamento schivo e critico; incapace di vivere in contesti culturali di gruppo, polemica e dotata di un gusto ironico e caricaturale per il mondo attorno a lei, perdette di certo con il tempo molta della sua originalità e creatività; fu letteralmente confinata perché ritenuta portatrice di sventura (indossava spesso abiti gialli e viola). E, quando ci si ricorda di lei, oggi, per una sorta di damnatio memoriae, la si associa al più famoso Guido Gozzano, perché gli si accompagnò, negli anni giovanili, come amante e amica.

Silvio Raffo include anche il loro noto Epistolario, dove il più celebre poeta crepuscolare appare spesso sfuggente a Lady Medusa, forse perché affascinato più dal poetare di quel giovane talento femminile che dall’intessere a una relazione reale e costante. Certamente Amalia Guglielminetti non fu la dimessa e sciatta Signorina Felicita che, con ironia, Gozzano decantò, ma una donna emancipata per quel tempo, che sì, amava farsi chiamare Signorina, ma per ribadire la sua condizione di nubile. Diresse infatti la rivista Seduzioni e, in qualche modo, si barcamenò nel mondo letterario da solitaria e battagliera. Ma di certo, la presenza di Gozzano per diversi anni nella sua vita, grande amico e unico vero confidente, fu sempre una sorta di balsamo, ancor di più perché le fu sodale dopo le acredini e il superamento dell’amore malriposto. Morto Gozzano, si spense in qualche modo anche il fuoco creativo di Guglielminetti.

Dopo questa introduzione lieve e quasi frivola, di aneddoti, corteggiamenti famosi, ripicche e grandi ire, volta a richiamare le atmosfere preraffaelitte di fuga nella vaghezza che la poetessa stessa evocò, vorrei porre l’attenzione al passaggio da una sua giovanile opera poetica, Le vergini folli (1907), a un’altra più matura, Le seduzioni (1909). Si delinea una antitesi tra le atmosfere virginali della prima e quelle più disinibite della seconda raccolta, che si rivolve nel passaggio, nella metamorfosi da una dimensione di inesperienza nelle faccende amorose a una di dichiarata e smaccata sensualità. Per quanto riguarda la prima opera, già il titolo richiama l’episodio del Vangelo secondo Matteo. Qui cinque vergini stolte che attendono lo sposo senza la riserva dell’olio, sono destinate a rimanere estromesse dalla festa nuziale: Guglielminetti parteggia per loro, è loro amica, attraverso una sorta di manifesto poetico di insubordinazione alla saggezza e alle virtù femminili. L’apprendistato alla vita, ambientato nel recinto sognante di un convento, attraversato da vari personaggi, di cui alcuni senza identità, fu definito il “vergiliato della verginità” da Guido Gozzano, un’opera di perfezione formale, che scava con delicatezza nel fondo dell’animo femminile, denso di quell’ansia nell’attesa dell’amore. Nel sonetto Creta indocile, si delinea la personalità della poetessa che parla di sé e della sua natura indisciplinata, non votata seguire la forma, il senso comune dell’esistenza: “Mi foggiò la natura in una creta/ indocile, e la vita non mi vide/ materia inerte fra le sue mani infide,/ del suo pollice al solco mansueta”, rivendicando uno statuto di distinzione rispetto a chi si adatta come “ammasso informe” alle rigidità che la vita impone, preferendo divergere: “Folle chi i nervi a più sentire affina, / vigila, freme, ad ogni colpo scatta / ed inerme a difendersi s’ostina”. L’opera più matura, Le seduzioni espone in modo deliberato una forma di edonismo, dove Guglielminetti si autoproclama come colei che vive di tutto ciò che la seduce, perché, curiosa del mondo, ha gli occhi aperti a ogni luce. Ed è per questo che traccia in qualche modo il suo cammino errabondo, solitario: “Io vado attenta perché vado sola”. Questo edonismo che è più profondo della leggerezza apparente, si concreta nell’ironico commiato alla defunta Ada Negri. Non piange più, le dice, trasponendo i fatti attraverso il correlativo oggettivo: “Le catene cambiai con due monili:/ pesano meno in qualche agile gara/ e adornan meglio i miei polsi sottili”.

In un componimento di questa raccolta dedicato a Gozzano, egli viene presentato come spaventato dalla Gorgone/Amalia:

Mi temi: tale è la ragione oscura

Per cui mi sfuggi armato di corrucci

Mascherando di sdegno la paura.

Né io posso, a evitar che tu ti crucci,

celar lo sguardo mio che ti fastidia

e t’inquieta in ombre di cappucci.

 

E lei si trova lucidamente consapevole di possedere negli occhi l’arma: lo sguardo di Medusa, lo sguardo che impietrisce.

 

Gaspare Graziano è nato a Palermo nel 1965. Ha frequentato il liceo artistico statale di Palermo, un corso di restauro presso l’Opificio delle Pietre dure di Firenze e corsi di nudo all’Accademia di Belle Arti di Palermo. Ha partecipato a varie mostre collettive, tra le quali  Mostra e covegno sull’Esperanto e Zamenhof, a Palermo presso Palazzo Jung. Ha partecipato al concorso artistico Eurarte ed è risultato vincitore del concorso Ecologia e turismo.

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