NONOSTANTE SE STESSA

NONOSTANTE SE STESSA*
di Bianca Sorrentino

 

Arianna è l’orizzonte della salvezza, la generosità incondizionata e l’ingegno al servizio dell’amore. Quando Teseo viene trascinato a Creta insieme ad altri ragazzi per essere sacrificato al Minotauro, la figlia del re Minosse decide di aiutarlo dandogli in dono il celebre filo e permettendogli, così, di orientarsi nel labirinto in cui si nasconde la creatura mostruosa. Lo stratagemma ha successo: il giovane riesce a uccidere il mostro e a liberare i suoi compagni; è costretto, però, a fuggire immediatamente alla volta di Atene e Arianna sceglie di seguirlo, abbandonando la propria famiglia. La sua è la stirpe di Pasifae, che si è congiunta a un toro dando alla luce il Minotauro, e di Fedra, folle d’amore per il figliastro Ippolito: una maledizione vuole che queste donne non siano in grado di vivere serenamente il loro sentimento e che, anzi, perdano del tutto le capacità razionali perché vittime di una passione irrefrenabile, che ignora persino i vincoli sociali. Ecco perché Arianna parte, dimentica dei genitori e dei fratelli; ben presto, tuttavia, dovrà fare i conti con la sua ingenuità: Teseo la abbandona, ancora dormiente, sulla riva dell’isola di Nasso – un atto di vigliaccheria che risulta tanto più subdolo proprio perché inaspettato. Il lamento disperato della ragazza intenerisce il dio Bacco che, giunto sull’isola cicladica con il suo corteggio, la fa sua sposa.

Il mito, già presente nei poemi omerici, affascina i poeti alessandrini e la civiltà latina (Catullo e Ovidio tra tutti), fino ad ispirare non solo la letteratura moderna, ma anche la musica: a inizio Novecento Richard Strauss compone, su libretto di Hugo von Hofmannsthal, l’opera lirica Ariadne auf Naxos. Lo stesso titolo è adoperato dal poeta Nicholas Christopher per un suo componimento del 1992, tratto dalla raccolta In the Year of the Comet, dedicata al passaggio dell’astro in grado di regalarci momentanee epifanie. La scena onirica tratteggiata dall’autore newyorkese sembra inquadrata attraverso l’occhio di una macchina da presa, che prima indugia sull’ambientazione e solo in un secondo momento presenta l’azione: una stanza buia, con le tende alle finestre; poi una luce, quella azzurra degli acquari (la spiaggia di Nasso si riduce a questo); il movimento dei pesci che guizzano nell’acqua; l’abbaiare di un cane che proviene dal piano di sotto. Ecco che lo sguardo del poeta si sofferma su una figura umana: una donna che cammina adagio e sembra misurare coi suoi passi il pavimento; la sua apparente calma tradisce a dire il vero un’angoscia profonda. Lentamente fa il suo ingresso un uomo, la cui identità non è ben definita: è un’ombra che pare assumere le sembianze degli oggetti che lo circondano, finché non diviene una statua, quella del dio Bacco. Immobile, aspetta che sia lei ad avvicinarsi a lui, a dispetto della sua indole e della cocente paura di essere delusa ancora una volta: quella donna è Arianna, così diversa dopo l’abbandono, quasi estranea a se stessa. Improvvisamente le tende vengono tirate su e la luce dell’alba rivela una realtà differente da quella sin qui delineata: gli acquari sono vuoti e non ci sono persone nella stanza; vi è solo una statua, che ritrae non più il dio Bacco, bensì una ragazza, con i capelli che ancora profumano di mare e con un grappolo d’uva in mano: era rimasta sola Arianna, nel buio della sua disperazione, e, per tornare a respirare, ha deciso di andare incontro ad un altro uomo, pagando il caro prezzo di mettere a tacere la sua coscienza tradendo se stessa. Pur sentendo ancora forte il legame con quel mare che le ha portato via Teseo, la ragazza sceglie di accettare nelle sue mani il grappolo d’uva, simbolo della nuova unione con Bacco.

John William Waterhouse, Ariadne, 1898 – Private collection

Eppure quel che resta è “un sorriso freddo”, un anelito di vita soffocato nell’immobilità dell’essere statua, uno sguardo spento testimone di tutti i vibranti desideri crudelmente negati. Nicholas Christopher guarda il mito di Arianna da una prospettiva straniante come solo l’arte contemporanea sa essere ed evocando immagini quasi cinematografiche sembra proiettarlo verso contesti e linguaggi ancora inediti.

Arianna a Nasso

Le finestre sono coperte dalle tende.
Acquari di acqua salata ricoprono le pareti
e nella loro luce azzurra
i pesci guizzano tra gli anemoni.
Giù all’ingresso un cane sta abbaiando,
e al piano di sopra una donna misura a passi
un pavimento lucido, veicolando
un messaggio di angoscia.
Un uomo entra nella stanza, scivolando
di ombra in ombra, assumendo
la forma degli oggetti che si susseguono –
una sedia, uno scrittoio, una pianta in vaso…
Alla fine si fonde con la statua
di Bacco accanto a uno schermo scuro.
Aspetta, sapendo che lei verrà
da lui, nonostante se stessa –
la sua paura di essere abbandonata ancora.
All’alba, quando le tende vengono tirate,
non ci sono pesci nell’acquario,
né persone nella stanza;
soltanto una singola statua di donna
con i capelli intrecciati di mare e un sorriso freddo,
un grappolo d’uva nella sua mano.

Nicholas Christopher, da In the Year of the Comet
Traduzione a cura di Bianca Sorrentino

*Questo testo è un estratto dall’antologia a cura di Bianca Sorrentino, Mito classico e poeti del ’900 (Stilo Editrice 2016).

Bianca Sorrentino ha conseguito la laurea magistrale in Filologia, Letterature e Storia dell’Antichità presso l’Università di Bari ‘Aldo Moro’, con una tesi comparatistica sulla ricezione shakespeariana delle fonti classiche, e ha ottenuto un diploma di Master in Economia e Management dell’Arte e dei Beni Culturali presso la Business School de «Il Sole 24ORE». Si occupa da sempre di teatro e didattica, ha lavorato in Irlanda come assistente di Lingua Italiana, ha pubblicato per i tipi di Stilo Editrice “Mito classico e poeti del ’900” e “Sempre verso Itaca. Itinerari tra mito e riletture contemporanee”. Suoi contributi sono apparsi su Poesia, di Luigia Sorrentino sul sito di RaiNews, Pulp Libri, ClassiCult, Parco Poesia, Midnight, L’EstroVerso, Buenos Aires Poetry e sul sito del Centro Culturale Tina Modotti di Caracas. È inoltre relatrice presso convegni universitari e incontri scolastici. Attualmente lavora in Rai.

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