Essere un corpo. Tra desiderio e tecnologia.

Essere un corpo

di Amalia Micali

(In copertina Nudo, acquarello su carta, di Barbara Arrigo)

 

 

Il corpo rappresenta nell’età contemporanea uno dei temi di maggior dibattito, sia per quanto concerne la consapevolezza di un legame profondo con la biosfera, come dimostra l’argomento di stringente attualità della zoonosi – probabilmente alla base della diffusione del Covid19 – sia per quanto riguarda gli aspetti di biopolitica, da Foucault ad Agamben, che vedono l’espressione somatica in rapporto indissolubile con le libertà individuali.

La lettura del libro di Roberto Marchesini, Essere un corpo (Mucchi Editore, marzo, 2020), stimola in questo frangente diverse riflessioni sull’impossibilità di disgiungere ciò che siamo dalla corporeità, mettendo così in discussione una tradizione che ha visto la fisicità come luogo, abitabile o da possedere, ma non sovrapponibile con un’esistenzialità assegnata ad altre dimensioni, la res cogitans cartesiana o la res informatica dei cognitivisti :«Il corpo è un’entità unitaria, particolata e sistemica al tempo stesso, un insieme di piani di realtà, ciascuno portatore di predicazioni emergenti».
Siamo un corpo in quanto i nostri desideri, per quanto esplicitati in forme razionalmente rappresentate, hanno radici profonde nel nostro “essere animali che desiderano”, si manifestano con pulsionalità espressive, come il raccogliere, l’esplorare, il competere, il possedere, l’imitare, il rincorrere. E questa condizione desiderante nasce dall’intera fisiologia del corpo e non è semplicemente il frutto di una proiezione mentale, poiché desideriamo attraverso le nostre ghiandole, il sistema immunitario, la sensibilità della pelle.
Siamo un corpo perché il nostro attribuire valore alle cose emerge dalla fisiologia delle emozioni, dalle dinamiche complesse di ormoni e neuromodulatori liberati in ogni angolo somatico. E questo sentire si avvale di pensieri, si nutre di conoscenze, risuona attraverso ricordi e si sviluppa in articolate e ricorsive relazioni somato-psichiche, per cui anche la stanchezza, le alterazioni dei valori metabolici o della metrica del bioritmo, la difficoltà digestiva o enterica, il dolore prodotto da una malattia o da un’infiammazione, modificano l’umore e con esso la nostra risposta emotiva alle vicende che ci circondano.
Ma esiste un altro aspetto che viene affrontato in modo dettagliato in questo saggio, vale a dire il rapporto tra corpo e tecnologia, in una logica che non può più essere ricondotta agli studi tradizionali, ove lo strumento veniva interpretato come un elemento esterno al corpo e in un certo senso al suo servizio. Oggi le nuove tecnologie pongono in rilievo la natura infiltrativa dell’interfaccia corpo-tecnologia e la trasformazione profonda che questa “perfusione” ha su tutti gli apparati, dando vita a un’entità ibrida, che cambia la percezione identitaria del soggetto.

«Io sono il desiderio del corpo, la sua paura, il suo piacere o il dolore, il fluire del tempo nel corpo, io sono la tempesta che agita il corpo, la lotta che arde tra le pieghe del corpo. Sono la malattia che lo piega, l’entusiasmo infantile che lo dispiega, l’ingenuità che lo dona al mondo, l’egoismo che lo sottrae. Il corpo nudo che si guarda sono io, la smemoratezza e l’allucinazione, il corpo che non si riconosce, che si rinnega, che va in ansia e si addormenta, sono l’incubo e il sogno, l’ultima notte e la prima. Una fotografia di carne stampata nel silenzioso spazio temporale, che resterà lì per sempre, in quella data e in quel luogo, pur essendo transitata per caso nel labirinto delle sue strade.».

 

Biografia

Roberto Marchesini è filosofo, etologo e zooantropologo. Da oltre vent’anni conduce una ricerca interdisciplinare volta a ridefinire il ruolo degli animali non umani nella nostra società. Direttore del Centro Studi Filosofia Postumanista e della Scuola di Interazione Uomo-Animale (SIUA), è autore di oltre un centinaio di pubblicazioni nel campo della bioetica animale, delle scienze cognitive e della filosofia postumanista. È direttore della rivista «Animal Studies. Rivista italiana di zooantropologia» e tiene regolarmente conferenze in tutto il mondo sul tema del rapporto tra essere umano, animali e macchine. I suoi lavori sono tradotti in numerose lingue.
Per Mucchi ha già pubblicato Alterità. L’identità come relazione (2016).

In copertina Nudo, acquarello su carta, di Barbara Arrigo

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