Portolano

Intervista a Paola Silvia Dolci
di Ivana Margarese

Comincio con il chiederti del titolo Portolano.

Portolano è un manuale per la navigazione costiera e portuale, basato sull’esperienza e l’osservazione, contenente informazioni relative a una delimitata regione. In epoca classica, in assenza di vere e proprie carte nautiche, la navigazione veniva effettuata servendosi di libri che descrivevano la costa, non necessariamente destinati alla nautica, ma più spesso consistenti in resoconti di precedenti viaggi, o celebrazioni delle gesta di condottieri o regnanti: non è bellissimo? Così, analogamente, questo volumetto contiene, con un mio viaggio, informazioni utili al riconoscimento dei luoghi intellettuali, emotivi, informazioni su pericoli e ostacoli alla “navigazione”, indicazioni per l’ingresso nei porti, per l’ancoraggio.
Il portolano che ho sulla mia barca e che utilizzo è “Navigare Lungocosta”, Il Tagliamare ed.

La lettura del tuo romanzo mi ha fatto venire in mente una geografia delle emozioni e della memoria che certamente ben si coniuga con un viaggio terapeutico, di cura, attraverso la parola. Vorrei una tua riflessione in proposito.

La scrittura è un passaggio attraverso la lingua, una testimonianza della coscienza. La scrittura è uno stato di transizione; riordina i pensieri, è una sostituta. Per me, la scrittura è l’organo del sentimento. “Io scrivo come automedicazione. Delirando nella scrittura riesco a guarire. Il mio psichiatra dice che è efficace. Ho scritto in questo libro tentando di superare un lutto. La realtà mi mostra quello che sono. La scrittura mi mostra dove posso arrivare”.

A un certo punto scrivi “le scritture che continuano ad avere più effetto su di me sono le favole “.

Anche solo sapere che nel mondo esista il lupo, mi asciuga la saliva. Quando viaggio, e viaggio sempre, non leggo le guide ma le favole del luogo. Fiabe italiane, Calvino, Rodari, Collodi, francesi, La Fontaine illustrato da Chagall, Perrault, scandinave, Andersen, tedesche, Grimm, ecc le raccolte africane, inglesi, irlandesi, islandesi, giapponesi, cinesi, russe, le Mille e una notte ecc. Le favole sono la mitologia dei bambini, “una spiegazione generale della vita, nata in tempi remoti e serbata nel lento ruminio delle coscienze contadine”.
Infinita varietà e infinita ripetizione tra reale e irreale, “e soprattutto la sostanza unitaria del tutto, uomini bestie piante cose, l’infinita possibilità di metamorfosi di ciò che esiste”.

C’è nel testo la presenza intervallata della bambina, della figlia, che è la voce a cui la protagonista sente di dover raccontare la favola della sua nascita: Sei stata molto desiderata e molto amata. Queste cose devo scriverle perché tu le sappia, ne abbia la certezza “. Ho pensato alle ultime parole di una poesia di Danilo Dolci: ciascuno cresce solo se sognato.

Danilo Dolci, ogni volta che passava dalle mie parti si fermava a salutare il nonno, io ero piccola e mi sembravano molto gentili l’uno con l’altro, di fronte a un bicchiere di vino.
Sono stata molto fortunata, ho fatto nascere una vita tranquilla, soddisfatta, forte e affamata, e dopo averla sognata, è ora necessario proteggerla, darle strumenti, sostenerla.

Il testo è anche una navigazione sul tema dell’amore. A un certo punto scrivi una cosa che ho trovato incisiva: Io chiedo all’amore una madre, un padre e il soddisfacimento di un bisogno di crescita.

Chiedo un sacco di cose. Troppe. Chiedo il riconoscimento profondo e improvviso. Chiedo di preoccuparci, occuparci dell’altro, rispettare il patto intrinseco a ogni rapporto. Deve essermi sembrata una buona idea scrivere un libro d’amore.


Infine vorrei chiederti qualcosa su questo tempo attuale di isole e isolamenti e su come tu lo stia vivendo .

Covid-19 update

Milano, Malpensa – Jersey city, Newark. Al gate di partenza, in aeroporto, i viaggiatori indossano mascherine e guanti di lattice, se qualcuno chiede un’informazione gli altri si allontanano. Appena atterrati gli agenti ci requisiscono i passaporti, ci conducono nel piano interrato, vietano l’utilizzo di smartphone e ci interrogano: routine, spiegano. Ci restituiscono i passaporti e ci lasciano andare, è sabato 22 febbraio. Da quando siamo arrivati le prime pagine dei quotidiani americani hanno aperto con gli aggiornamenti riguardanti l’epidemia di COVID-19, è scoppiato un focolaio in Italia, nei pressi di Cremona, a Codogno.” ho pubblicato sul giornale col quale collaboro, al mio arrivo negli Stati Uniti. Da allora questo viaggio di lavoro è stato lunghissimo. Senza soste. Per un po’ è stato come se non avessi più dormito, non avessi smesso di piangere, il senso di camminare verso tutti gli appestati di ogni epoca.
Io volevo una vita avventurosa e volevo anche scrivere. Ti scrivo dal cortile posteriore del cottage, dalla città di Sebastian in Florida, ci sono le palme, i cocchi, gli aironi, gli scoiattolini, è un posto meraviglioso

 

Paola Silvia Dolci

Paola Silvia Dolci, nata e residente a Cremona, è ingegnere civile. Si è diplomata presso il Centro Nazionale di Drammaturgia. È armatrice e comandante dello sloop Noix de Coco. Collabora con diverse riviste letterarie. È direttore responsabile della rivista indipendente di poesia e cultura Niederngasse. Tra gli altri ha tradotto Maxine Kumin, Galway Kinnell, Christian Gabrielle Guez Ricord e Albert Camus.

Ha pubblicato: Bagarre – Lietocolle ed., 2007; NuàdeCocò, Manni ed., 2011; Amiral Bragueton – Italic Pequod ed., 2013; I processi di ingrandimento delle immagini – Oèdipus ed., 2017; bestiario metamorfosi – Gattomerlino Superstripes ed., 2019; Portolano – Mattioli1885 ed., 2019.

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