Graham Greene – Amori facili, amori difficili

Un libro fuori catalogo è un’isola della quale si è perduta la rotta.
In alcuni casi, sorte dovuta alla capacità del testo di trascendere se stesso, la memoria collettiva ne trattiene traccia generando un racconto che si fa, di generazione in generazione, mitologico. Dimenticare dove si trova qualcosa, non significa, infatti, che non stia da qualche parte, fosse anche solo nel passato; così, indisposti e resistenti a gettarne il ricordo a mare, lo trasciniamo al nostro seguito come si tramanda un antico cimelio di famiglia: circondandolo di una devozione bastante a proteggerlo dall’indolenza del più insensibile degli eredi.

Altrimenti la rotta è perduta e ciò che resta, non più all’uomo, ma al libro, è la speranza d’essere riscoperto perché è pur vero che il libro che non sappiamo esistere, esiste comunque.

Shades of Greene, pubblicato in Italia da Arnoldo Mondadori Editore nel 1977 con il titolo Amori facili, amori difficili (323 pp.) e non più ripubblicato se non per un passaggio in edizione Euroclub nel 1979, è una raccolta di diciotto racconti scelti da Graham Greene in previsione di un adattamento televisivo trasmesso in Inghilterra tra il 9 Settembre 1975 e il 10 Febbraio 1976. Un volume che non si presenta del tutto inedito, poiché alcune storie provengono da precedenti pubblicazioni, oggi egualmente fuori catalogo, così come lo sono le successive, destino condiviso immancabilmente anche dall’ultima: Tutti i racconti, sempre Mondadori, 2011, ben più recente di Amori facili, amori difficili. Ma è la genesi che lega questo libro allo spettacolo a renderlo più indicato di altri a raccontare il suo autore e a rendere omaggio a uno scrittore prodigo, come pochi, di materia prima buona per il cinema. L’opera di Greene ha, di fatto, ispirato quasi cinquanta film, progetti che spesso hanno visto il loro autore vestire anche i panni dello sceneggiatore. Per creare un’opera fuori dal comune, capace di gemmare con tale generosità in territori altri, è necessaria una personalità inconsueta e certo Graham Greene (Berkhamsted 1904 – Corsier-sur-Vevey 1991) lo è stato e sin dall’infanzia.

Non sapremo mai con certezza se già giovanissimo usasse davvero scacciare la noia esistenziale, come lui la definiva, tentando il suicidio alla roulette russa, ma è certo che nel 1920, all’età di 16 anni, venisse seguito da uno psicoanalista perché vittima di bullismo in quanto figlio del Preside della Berkhamsted School alla quale, il padre, Charles Greene, direttore dell’istituto sin dal 1910, scelse di iscriverlo. Alla depressione giovanile segue la crisi religiosa che nel 1926 lo porta ad abbandonare il protestantesimo per convertirsi al cattolicesimo. In seguito, la sorella Elisabeth si occuperà di reclutarlo nell’MI6 (Military Intelligence, Sezione 6) attività che, con la copertura della suo lavoro di giornalista, lo condurrà a viaggiare per il mondo mettendolo in contatto con personalità per lo meno stravaganti. Diventa possibile, allora, ricostruire la spina dorsale attorno alla quale s’innerva tutto il lavoro di Greene, come accade per le persone i cui nodi esistenziali sono scoperti e dirompenti al tempo stesso. A interessarlo ossessivamente è, infatti, la battaglia fra bene e male, il peccato inteso in senso religioso, la debolezza e l’ambiguità umana. I personaggi che crea somigliano fatalmente agli uomini che incontra nei suoi viaggi: scaltri doppiogiochisti, ma allo stesso tempo creature sole, esposte, fallaci in quanto uomini e poiché fallaci condannati alla dannazione perpetua.

Nelle sue pagine, però, c’è spazio anche per la speranza, è nell’amore che la ripone e nella sua capacità di fiorire in ogni condizione, non importa quanto improbabile o sfavorevole.  Amori facili, amori difficili, come suggerisce il titolo, è un coacervo di emozioni colte nel momento in cui il sentimento sboccia o sfiorisce, quando – all’apice – incespica nella prima crepa incontrata sul cammino buona a scomporre un incedere troppo sicuro di sé. I personaggi sono spinti a scelte difficili, spesso dolorose, di coerenza o lealtà. Quando Greene si fa ironico e paradossale (si veda nella raccolta Quando un furbo ne incontra un altro, L’origine di tutti i mali o Ahimè, povero Maling) i suoi protagonisti mettono in scena i limiti di una condizione umana irrisolvibile, tradendo la grande tenerezza che l’autore sente per i propri simili e per la loro ostinazione nel cercare di adattarsi a un’esistenza che non potrà corrispondergli mai del tutto:

“La disperazione è il prezzo che si paga per essersi proposti una meta che non si può umanamente raggiungere. È, si dice, il peccato irremissibile; ma è un peccato che il corrotto e il malvagio non perpetra mai. Costui spera sempre, non raggiunge mai il gelo della consapevolezza di essere totalmente fallito. Solo l’uomo di buona volontà si porta sempre in cuore questa capacità di dannazione.” (in Il nocciolo della questione).

In Amori facili, amori difficili non manca il tema dell’isola. William Wilditch, il protagonista di Sotto il giardino, racconto che chiude la raccolta, cerca di dipanare un ricordo della sua infanzia che non riesce più a definire se appartenente a eventi reali, immaginari o alla commistione di entrambi. Non basta il buon senso a convincerlo che nella casa di campagna dove trascorreva le estati con la madre e il fratello maggiore, non possa nascondersi l’accesso a un antro sotterraneo abitato, al tempo dei fatti, da Javitt e sua moglie Maria in isolamento volontario. A condurlo al suo ingresso era stato il caso o forse la sua predestinazione a incarnare l’esploratore che sentiva dentro di sé, così che la rotta era stata trovata e l’isola scoperta. Di nuovo lì, contro l’evidenza, si ritrova a cercare nel giardino della villa la stessa rotta sperando ancora nell’isola:

Ti stai ancora domandando” gli aveva detto Javitt nelle ore trascorse insieme “perché siamo unici. Lo siamo perché per generazioni non ci hanno gettato via. L’uomo, quando non vuole, uccide o getta via. Qualcuno, una volta, in Grecia, tenne il bambino deforme e abbandonò quello normale e così almeno una mala erba fu salva”.

Graham Greene ha disperso se stesso in quanti ambiti ha potuto e non sono mancati giorni generosi in cui la giusta condizione di luce e umidità ha risvegliato il seme dal quale è rifiorita una delle sue opere. Amori facili, amori difficili è la mala erba che attende il giorno in cui qualcuno la scelga di nuovo.[

 

Erika Nannini (Ravenna, 1976 – Marradi) lavora presso la biblioteca comunale Don Giovanni Verità e Accademia degli Incamminati di Modigliana (FC), ha pubblicato racconti sul Corriere Fiorentino e nell’antologia Anatomè – dissezioni narrative edita da Edizioni Ensemble e collaborato con la rivista Zest Letteratura Sostenibile.

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