SAFE

 

SAFE

 

a cura di Ivana Margarese

SAFE è un’opera scritta e diretta da Federico Maria Giansanti. Nasce durante il lockdown come indagine sulla condizione di solitudine delle persone. Ambientata in uno scenario distopico e post apocalittico, si concentra sulla storia di Suor Elisabetta (Sister Daisy nella versione inglese) e di Paolo, ultimi sopravvissuti di una piccola comunità situata in cima a una montagna solitaria.
Suor Elisabetta e Paolo sono costretti ad affrontare la fame, la solitudine, la paura e la progressiva perdita di fede e di fiducia nei confronti del proprio credo e del prossimo.



Nonostante tu sia molto
giovane hai già ricevuto vari premi e riconoscimenti, mi racconti da cosa nasce la tua passione per il teatro?

Sin da piccolo i miei genitori mi hanno portato a vedere gli spettacoli teatrali e perciò ho sempre avuto l’abitudine di vedere la performance dal vivo. Quello che mi colpiva era principalmente la possibilità di essere ascoltati per uno specifico arco temporale senza poter essere interrotti, qualunque fosse il messaggio che gli attori stessero mandando. Crescendo un po’ avevo perso l’abitudine di andare a teatro, per fortuna però ho avuto poi modo di tornarci da studente grazie ad Alessandro Di Marco, regista e attore, che mi ha spinto a provarci e mi ha fatto conoscere il luogo in cui ho studiato, il Centro Studi Acting con Lucilla Lupaioli.
La passione ovviamente di base c’era, ma a farla sbocciare definitivamente sono stati gli insegnamenti di tutti i docenti, l’ambiente sereno che offriva la possibilità di sperimentare e imparare senza sentirsi giudicati e soprattutto la voglia di creare qualcosa d’importante insieme a tutti i miei compagni di studi.
Poi ovviamente finiti gli studi inizia il momento in cui devi scegliere se fare sul serio o se mantenerlo come un hobby, io ho scelto di tentare di fare sul serio e tutti i sacrifici (moltissimi) piano piano stanno dando i loro frutti, sia in termini di riconoscimenti nei bandi o nelle recensioni da parte della critica sia in termini di stima da parte dei colleghi e del pubblico che ogni volta viene a vederci.

Nel 2017, insieme a tuo fratello Francesco Maria Giansanti, hai fondato la produzione teatrale indipendente FMG con cui hai iniziato a realizzare i primi spettacoli. Mi puoi parlare di questa esperienza?

-Nel 2017 mi diplomavo, finiva il mio percorso triennale. Ero molto preso da quello che stavo facendo e avevo grande voglia di buttarmi nel mondo del lavoro appartenente a questo ambito. Decisi di fondare FMG per produrre i miei primi lavori poiché volevo essere libero di scegliere e di sbagliare per imparare, ma soprattutto perché temevo di non riuscire a stabilirmi all’interno di un contesto lavorativo difficile come quello del teatro in cui la concorrenza è tanta e le possibilità sono poche, in particolare per quanto riguarda registi e autori.
Iniziammo in tre, all’inizio c’era un altro socio, con l’obiettivo di portare in giro per Roma spettacoli di vario genere, tant’è che il primo fu una stand up comedy. Nel corso degli anni abbiamo fatto molti spettacoli che ci hanno regalato tantissime emozioni e divertimenti e abbiamo lavorato con tanti attori che hanno contribuito alla nostra crescita in termine sia creativo e che produttivo . Il nostro principale scopo era quello di cercare di dare al pubblico più giovane la possibilità di eludere il pregiudizio sul teatro quale luogo esclusivamente per intellettuali e portarli a vedere opere inediti, credibili e godibili. Per questo abbiamo creato la trilogia “La rapina” – “La fuga” – “Il sequestro”, perché l’idea di portare delle commedie pulp che traessero ispirazione dal cinema di Tarantino e avessero il focus su un tipo di drammaturgia estremamente vicina al pubblico cui venivano rivolte era stimolante e soprattutto avvincente. Ovviamente il pubblico rispose bene e ricevemmo anche bellissime recensioni.
Ad oggi contiamo circa dieci spettacoli con repliche in tutta Roma e anche fuori. Poi con lo streaming forzato a causa della pandemia abbiamo potuto cogliere l’opportunità di sfruttare internet a nostro vantaggio creando “Safe”, che per noi è stato il primo spettacolo in lingua inglese e che abbiamo diffuso all’interno dei Fringe Festival statunitensi dove abbiamo virtualmente toccato sei città, ricevendo ottime recensioni e vincendo tre premi quali “Miglior spettacolo” e “Premio del pubblico” al Fringe Festival di Salt Lake City e “Miglior spettacolo internazionale” al Fringe Festival di Pitssburgh.

SAFE”, il tuo ultimo spettacolo, nasce durante il lockdown come indagine sulla condizione di solitudine delle persone ed è ambientato in uno scenario post apocalittico. Il testo si concentra sulla storia di Suor Elisabetta (Sister Daisy nella versione inglese) e Paolo, ultimi sopravvissuti di una piccola comunità situata in cima a una montagna solitaria.
Solitudine e visione distopica sono stati certamente due elementi che ci hanno accompagnato durante il periodo pandemico, tuttavia ciò che voglio chiederti riguarda l’ambientazione del testo, “ il paesaggio”. Come nasce la scelta di raccontare le vicende di due abitanti di un piccolo luogo di montagna?

Nasce dal fatto che a me interessava raccontare la nostra condizione, che per forza di cose rappresenta un passaggio epocale. Io stesso, come tutti, mi sono ritrovato a pensare molto e a leggere molto e a vedere molti film e a praticare ginnastica in camera per occupare il mio tempo, senza avere certezza di quel che sarebbe venuto dopo. “Safe” parte da un’analisi dei miei giorni, semplicemente questo. Lo studio dei miei appunti presi riguardanti quei giorni, le mie attività e i miei stati d’animo. Nel momento in cui ho iniziato a mettere per iscritto la storia mi sono chiesto a chi interessasse veramente, cosa potesse rendere realmente avvincente questa storia e quindi quali potessero essere i personaggi più idonei alla scrittura.
L’ambiente scelto rappresenta la costrizione, scegliere un ambiente isolato, freddo e impossibile da raggiungere sicuramente pone i personaggi in una condizione di sfida molto più complicata e di conseguenza interessante. L’idea è sempre stata quella di mettere alle corde Suor Elisabetta (SisterDaisy nel monologo inglese) e Paolo, di impaurirli e di spaesarli il più possibile, perciò la montagna con la neve e la condizione di isolamento sono degli elementi a mio parere perfetti. La privazione è la chiave di tutto, avrei potuto ambientarlo nel deserto, con il caldo e gli animali relativi a quell’ambiente e avrei ottenuto drammaturgicamente lo stesso risultato ma scenicamente una cosa meno d’impatto.


Mi ha colpito che temi di SAFE siano la fede e la fiducia o forse il loro stesso smarrimento, che appare come una condanna profonda e dolorosa per chi continua a sopravvivere.

La fiducia è qualcosa che spesso diamo per scontato o che per forza di cose nelle relazioni ci troviamo inizialmente a metterla in palio.
Quello che abbiamo vissuto è stato un periodo duro e anche di sconforto per certi versi, in cui la fiducia è venuta meno sia in noi stessi che negli altri. È stato interessante per me provare a raccontare questa storia cercando di mettere in difficoltà i personaggi affinché potessero smarrire anche la fiducia più ferrea, la fede. Le mie domande principali riguardavano il significato di perdere la fede o la fiducia: si può perdere la fede in Dio? Una suora può credere davanti all’evidenza dei fatti più crudeli che sarà un essere superiore a porre fine alla tragedia?
La scelta di una suora non è a caso, inizialmente avevo scelto un prete ma poi ho preferito cambiare poiché ho pensato che la donna può comprendere meglio il significato della vita essendo la stessa che per natura la porta alla luce e quindi l’idea di una giovane suora scenicamente è secondo me più forte, più interessante e più logico in termini di forza d’animo e di comprensione della difficoltà e di fiducia nella speranza.

Biografia

Federico Maria Giansanti nasce a Roma nel 2 gennaio del 1990. Da sempre appassionato di cinema e teatro si avvicina a questo mondo quando decide intraprendere gli studi di recitazione, drammaturgia e regia teatrale presso l’accademia triennale Centro Studi Acting di Lucilla Lupaioli.
Nel 2017, insieme a suo fratello Francesco Maria Giansanti, fonda la produzione teatrale indipendente FMG con cui inizia a realizzare i primi spettacoli.
Le sue opere principali sono “Ossesso”, vincitore a Roma del primo premio del bando “In Platea” nel 2018 e “Safe”, spettacolo in lingua inglese diffuso in streaming nell’estate del 2020 e protagonista di una tournée virtuale all’interno di numerosi festival internazionali nel 2021 dove ha vinto il premio di “Miglior spettacolo internazionale” al Fringe Festival di Pittsburgh, “Miglior spettacolo” e “Premio del pubblico” al Fringe Festival di Salt Lake City e “Miglior regia” al Premio Fersen in Italia.

 

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