
03 Giu Il mio corpo è un’isola
di Elisa Buonomo
Place is security,
space is freedom:
we are attached to the one
and long for the other.
Yi-Fu Tuan
L’essere umano modifica e configura lo spazio assoggettandone gli elementi
costitutivi al proprio servizio: i concetti spaziali di paesaggio, territorio, città
assumono così un significato particolare (e personale) poiché messi in
correlazione con le dirette esperienze umane contribuendo alla definizione
del “Sé”.
Lo spazio, diventando luogo, è definito dalla corrispondenza dei
vissuti profondamente soggettivi degli individui che lo abitano: qui si
configurano eventi, memorie e speranze.
Come un’isola, solitaria rispetto al continente e protetta dal mare che la
circonda, sono stati ripercorsi i luoghi per la formazione dell’identità:
ricostruendo territori costituiti da fantasmi, tradizioni e relazioni.
Un viaggio a ritroso in un passato che non ci abbandona mai, ed è da questa
eredità che “Rewind” si sviluppa. Attraverso sovrapposizioni le
rappresentazioni del passato si mescolano con le immagini del presente
creando alterazioni percettive in cui il ricordo e la memoria restano vividi.
La mia isola sono tante isole. Il mio corpo è un’isola e come tale
è circoscritto nella porzione temporanea di spazio che abito.
È un meccanismo di difesa pronto ad accogliere le maree.
Approdo da un territorio all’altro, radicalmente nomade senza sentire
l’appartenenza a nessuno.
Il mio corpo è un’isola di Elisa Buonomo apre il percorso estetico e affettivo che fa seguito alla nostra call “Atlante delle emozioni”. Il lavoro di Buonuomo è un’indagine artistica sulla condizione identitaria e sociale legata al corpo e alla memoria attraverso performance, autoritratti e materiali d’archivio. Una ricerca sulle tracce, su ciò che rimane, su quello che viene abbandonato e poi ritrovato per aprire così a nuovi immaginari ed interpretazioni.
Ivana Margarese ha dialogato con lei per comprendere meglio la sua visione.
Ivana: Cosa è per te un Atlante delle emozioni?
Elisa: Mi ricordo quando, prima dell’avvento dei GPS o dei vari navigatori stradali, cercavo un determinato indirizzo sul “Tuttocittà”: mi divertivo ad incrociare, cercare, capire.
Dove la strada iniziava, finiva, diventava una piazza o delineava il corso di un fiume: creavo punti di riferimento. Una volta trasferita, e dovendone creare di nuovi, mi ritrovavo a richiamare alla mente i miei luoghi, cercando connessioni non tanto spaziali, quanto emotive. Sono sempre stata una fervida divoratrice di viaggi, piccoli spostamenti, scoperte: e quando attraverso un luogo che non ho mai visto penso a chi è passato di lì prima di me, a chi ci ha vissuto. Quali erano i suoi punti di riferimento, che non sono soltanto fisici, ma strettamente legati ai propri vissuti e intessuti di ricordi, impressioni, eventi. Ovunque decidiamo di andare, sia mentalmente che fisicamente, ci apriamo a possibilità e prospettive. E mi piace immaginare che sia possibile creare un “Atlante delle emozioni” per ciascuno: una geografia dell’anima.


Biografia
Elisa Buonomo (1990) nasce a Firenze dove inizia la formazione in ambito teatrale, interfacciandosi a svariati approcci delle arti performative diplomandosi al Laboratorio 9 come “Attore e artista della scena”. A Brescia approfondisce la fotografia, le arti visive e le sperimentazioni artistiche, diplomandosi in “Scenografia – ind. Arti Drammatiche e Performative” alla LABA. Nel 2020 è vincitrice del primo premio della rivista “Stratagemmi” in collaborazione con il “Wonderland Festival” di Brescia. Espone in collettive a Brescia e Milano. Con la pratica artistica indaga la condizione identitaria e sociale legata al corpo ed alla memoria, con performance, autoritratti ed immagini d’archivio, esplorando il modo in cui si manifestano attraverso interpretazioni di possibilità ed indagini introspettive.
Questo articolo fa seguito alla call for papers: Atlante delle Emozioni
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