il quaderno di Persefone di Marilena Renda

il quaderno di Persefone

 di Marilena Renda

 

 

Tra le tutte le figure del mito, Proserpina è quella dal profilo più vago, e quindi più suscettibile di interpretazione. Si trovò bene, alla fine, agli Inferi? Ci sono fonti che dicono che sì, alla fine trovò un suo equilibrio ed ebbe addirittura nove figlie. Riuscì ad amare Ade? E’ possibile, alla fine Ade aveva molte qualità ed era un buon partito. Secondo Hillmann, Ade rappresenta il nostro animus, quindi una dimensione psichica profonda, anche se oscura, da cui non è possibile separarsi e che anzi, abbiamo bisogno di approfondire ancora e ancora. Tuttavia, l’iconografia tradizionale ci mostra Persefone sempre prima del rapimento, mai dopo, e spesso la vediamo di schiena, mentre corre per i campi o raccoglie fiori: in apparenza, la fanciulla non ha apparentemente una dimensione propria al di fuori dal territorio della madre o del marito. D’altra parte, per noi che la vediamo, questa indeterminatezza è solo un segno delle libertà di interpretazione che possiamo prenderci con lei. Insomma, anche se di Proserpina non sappiamo granché, possiamo comunque immaginare qualcosa della sua vita, e poi possiamo desiderare la primavera, come immagino che faccia lei.

 

Poesie da il quaderno di Persefone

 

non va neanche detto, il buio quanto è potente
nemmeno si guardano, uno non sa il nome dell’altro
nell’amore il buio è più potente di ogni altra cosa
detta le parole, dice: già te ne vuoi andare
non ho neanche cominciato ad appassire

 

*

hanno cambiato casa per sparigliare, le pentole, le coperte,
i serpenti e i gigli del campo ora non sanno più
dove sono, li stanno cercando, si agitano nelle scatole:
è lo stesso cielo che brilla agli inferi – Persefone
la sentiva picchiare in petto, la donna morta –
qui però il sole ti trova a tradimento

 

la notte, all’inferno, sognava di dirne quattro alla madre
poi lo immaginava anche da sveglia, ma funzionava meno
a volte in sogno la voce andava via, piangeva
perché Ade non c’era, prima di dormire,
il tempo non era mai il tempo
e pure l’amore, il mare, le armi da taglio
niente era mai più solo se stesso, dopo che il suo amante
aveva inventato per lei quella terra

 

*

 

in un altro momento della storia
dimentica che il tempo non ha dimensioni
tutto si accartoccia dentro, come ogni
altra cosa
l’acqua è tutta fango dio
e mancanza di salvezza
in un altro momento della storia, ma non importa
anche gli insetti, i pesci del mare
non importa
adesso il mare è tutto oscuro
non respira, vorrebbe ricordare quella storia

 

*

 

la mia anima è con me
precipita nella bocca del leone
nel sale nel buio
dalla scogliera
dal buio

è seduta sul mio petto
si muove mi ama
si siede sulla mia bocca
perché mi ama

cade latte dalle ferite sulla schiena
non sono stato io

ha una collana rossa al collo
non è un mio regalo

di tutti i regali che potrebbe farmi
staccarmi la testa è il più dolce
divinità di misericordia
a cui non ho fatto sacrifici
e che ora mi doni il mio sangue

 

2 Comments
  • Tullio
    Posted at 11:26h, 02 Maggio Rispondi

    Leggere è un’esplosione di sensazioni, che attraversano la storia e vanno oltre., cavando nel profondo del lettore. Bellissimo!

  • Pingback:Persefone e un quaderno | Via Lepsius
    Posted at 22:46h, 04 Maggio Rispondi

    […] apprezzo e avverto il desiderio di commentare questi testi in versi che Marilena Renda pubblica in uno spazio raffinato e molto stimolante: Morel – voci […]

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