Appunti per un’intervista a Eco

Appunti per un’intervista a Eco

di Clara Burgio

 

 

Come sarebbe un mondo senza Eco?

L’Eco fa risuonare ogni cosa, donando conforto al mondo. Un gioco magico, che i bambini conoscono molto bene, perché sanno meravigliarsi.
La società di Narciso non sa entrare in uno stato originario di meraviglia e di contatto profondo, perché non sa cercare l’altro e affoga in se stessa. Narciso non è capace di ascoltare, non conosce se stesso e non sa la sua voce. Solo quando scompare, diviene un meraviglioso fiore. Anche Eco, la ninfa, non sapeva quanto la sua condanna potesse essere forza.
Facciamo un passo indietro nella storia. Di donne condannate e processate per l’eternità ne abbiamo già molte, spero non vi rechi disagio se Eco, dopo aver perso tutto, possa, attraverso la mia immaginazione, ritrovare corpo e voce.
Forse può perfino insegnare a danzare e cantare e soprattutto spiegarci come si sia ritrovata: lei che non esisteva più è tornata… Raccontaci, Eco.


Inizia il racconto.

Eco aveva utilizzato male la sua splendida creatività, divenendo complice di Zeus, padre vanesio che sfruttava la figlia affinché il talento di lei venisse utilizzato per i suoi obbiettivi chiacchierando e intrattenendo Era, in modo che lui potesse andare in giro a violare muse e altre donne.

Eco: Zeus aveva già intimorito e abusato altre ninfe e per paura di perdere il suo affetto, sono stata complice; ed Era, una volta venuta a conoscenza di tutto, giudica e condanna soltanto me… E mi strappa il talento, nessuno viene in mio aiuto, nemmeno il padre. Era mi toglie la voce. Già disperata, in quei giorni camminando tra i monti ho incontrato un giovane di una bellezza mai vista, ma quando provo a comunicare con lui, riesco soltanto a ripetere le sue ultime parole. Ovviamente Narciso non è capace di accogliere la mia diversità, e scappo dalla vergogna, mi nascondo al buio, non sono stata accolta né accettata, né da lui né da me stessa. In quel buio ho perduto il mio tempo cercando le attenzioni di Narciso. Cerco di esser vista e inizio a non vedermi più. Scopro che anche il mio corpo è scomparso…
Non esisto più… Mi sono accorta che mentre cercavo fuori da me, mi ero persa il corpo, oltre che la voce.
Ecco che realizzo che forse è il caso di fare qualcosa: per gli dei posso rimanere eternamente così. Capisco che devo vedermi. Quindi mi immergo ancora di più in questo buio, attendo, ascolto, mi dono tutta la presenza che posso. Mi ascolto senza giudizio, per la prima volta. Faccio tacere Era, Zeus e pure Narciso che nel mentre ha reputato opportuno scambiare se stesso per un altro e morire per raggiungerlo. Affoga in se stesso.
Gli dei, impietositi da questa iniziazione mal riuscita per entrambi, la trasformano in un rito di Riconoscenza reciproca, celebrando le parti mancanti e nutrendole.
Gli dei trasformano Narciso in un fiore meraviglioso. Un farmaco che per i greci ha il  doppio significato di veleno e cura.


Finale rinnovato:
Eco sa osservare nel buio delle sue ferite e finalmente impara a illuminarle. Eco inizia a danzare con le sue parti più buie, si libera da ogni insicurezza e senza accorgersene ricompare il suo corpo/voce.
Quanta luce in quella grotta, quella notte!
Lei stessa si era relegata in un luogo così freddo e a una terribile tortura senza saperlo. Adesso c’è un calore, colore che la spinge a uscire dal buio, e tornare in sé: camminando raccoglie i petali di Narciso e crea con le sue mani un unguento che cura le ferite.
Quel giorno il rito di iniziazione viene completato in una festa.
Celebriamo l’arte del saper stare insieme, nelle diversità, la bellezza dell’ascolto, del gioco, del nutrimento, saper proteggere, celebrare l’anima selvaggia del saper vedere, della consapevolezza del volo, il saper dare e discernere, del fidarsi, il saper accogliere l’altro nelle sue splendide differenze, senza giudizio, senza controllo. Dare, ricevere, empatia, intuito, sensi accesi, donarsi , aprirsi, sostenersi .
La società di Narciso utilizza invece il rito del riconoscersi nell’altro/a. Ciò può essere celebrato da uomini e donne e bambini che non entrano nel consumo e in consuete idee illusorie di perfezione, ma sanno giocare con l’altro/a considerandolo/a nell’autenticità. La bellezza della verità dell’Essere e del nutrimento, la meraviglia della cura. Il fiore bellissimo del Narciso diventa una magica cura. Adesso Narciso sa donarsi finalmente. Quanta luce dentro la grotta in cui si era rinchiusa. Si riconosce finalmente. La libertà e la leggerezza sono come il volo degli uccelli che stanno in ascolto delle direzioni mutevoli. La danza e gli stormi lo insegnano. Anche i pesci.
Imparare a conoscere i propri desideri senza colpe, imposizioni o giudizi. De – siderium, la distanza dalle stelle. Eco guardati anche tu anziché chiedere di essere vista, vedi il tuo essere. Esisti. Ti stiamo chiamando in tanti, esci fuori dalla grotta e balla per noi. Gli uccelli volando non si urtano, non si creano fastidio, loro conoscono la danza e l’esperienza aerodinamica in base al mutare degli eventi, loro sono continuamente in ascolto quando volano… La danza più leggera e libera al mondo. L’intelligenza del corpo.
Danza e libera azione.

 

3 Comments
  • Martina Lo Conte
    Posted at 15:33h, 06 Gennaio Rispondi

    Semplicemente meraviglioso. Grazie !

  • Agnese Focardi
    Posted at 16:31h, 07 Gennaio Rispondi

    Molto molto interessante, un prezioso insegnamento per affrontare il viaggio della vita

  • Ilaria Da Prato
    Posted at 19:17h, 08 Gennaio Rispondi

    La speranza di se stessi . Grazie Chiara

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