Giorgio Vasta – Mio padre e mia madre sono un bagliore-

Mia madre esiste di profilo – una nube permanentata nera da cui sfugge qualche cirro rarefatto e isolato tra nuca e fronte, la perla grande che fa scomparire il lobo dell’orecchio e, subito sotto, il tendine del collo che si allunga fino a una camicia a quadretti sulla cui allacciatura ritornano piccoli bottoni madreperlacei; sopra la camicia una specie di cardigan senza maniche. L’unico sopracciglio percepibile è scuro e sottile, lo sguardo è indefinito; ancora sotto, le labbra risalgono in un principio di sorriso. Il naso è spezzato in due in senso longitudinale: la radice e l’ala restano saldate al viso mentre la curvatura perentoria e la punta spariscono nel bianco.
A destra di mia madre, mio padre l’abbraccia e la guarda. Ma per come la foto è stata scattata, per quello che nel linguaggio comune chiamiamo un abbaglio (ed è nell’abbaglio, nell’errore, che io vedo i miei genitori), mio padre abbraccia e guarda scomparendo – il contorno smussato della testa, il sorriso minuscolo e maschile, la giacca la camicia la cravatta: un corpo semidissolto in un’eruzione di luce bianchissima e geometrica, perché lo scatto ha intercettato e rifratto il sole scomponendolo in bande e in  fasce oblique, in lamelle sottili che fanno di mio padre un presentimento.

Sul limite inferiore della foto, un moncherino di mano materna, un frammento di medio e un indice curvo, l’unghia curata. È come se mia madre si indicasse: come se nell’indicarsi domandasse: Io?, Proprio io? Sta domandando al mondo se lei, proprio lei, allora neppure ventitreenne, può permettersi  di avere ancora a che fare qualcosa col mondo. Oppure la mano di mia madre sta indicando quella di mio padre che in quel momento la abbraccia, la cerca, la allaccia – l’indice di lei tenta di entrare in dialogo col pollice di lui impercettibilmente proteso a toccare il tessuto della camicia, a riconoscere la temperatura della spalla. Mia madre si stringe d’assedio tra il suo dubbio infinito (scegliersi è una tentazione alla quale si fa di tutto per non cedere) e l’unica azione davvero percepibile di suo marito: abbracciare.

Questa foto determina le mie percezioni, organizza lo spazio e i destini, mi permette di pensarmi nel futuro, nel lampo bianco immenso che cominciava in quella primavera del 1969 dilatandosi oltre il bordo della foto, oltre il bordo di ogni pensiero, di ogni possibile immaginazione. Questa foto mi permette di pensare a mia madre e a mio padre nel passato, in un passato che è questo presente.
Questo istante.
Questo fantasma.
Loro sono stati, sono adesso, e non ci sono più.
Sono un bagliore.

 

 

Giorgio Vasta

Giorgio Vasta (Palermo, 1970) ha pubblicato il romanzo Il tempo materiale (minimum fax 2008, Premio Città di Viagrande 2010, Prix Ulysse du Premier Roman 2011, pubblicato in Francia, Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Spagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Grecia, Stati Uniti e Inghilterra), Spaesamento (Laterza 2010), Presente (Einaudi 2012, con Andrea Bajani, Michela Murgia, Paolo Nori).  Collabora con “la Repubblica”, “Il Venerdì”, il “Sole 24 ore” e “il manifesto”, e scrive sul blog letterario minimaetmoralia.com. Il suo ultimo libro è Absolutely Nothing. Storie e sparizioni nei deserti americani (Humboldt Books/Quodlibet 2016). Dal 2018 è direttore creativo di Book Pride, la fiera nazionale dell’editoria indipendente.

5 Comments
  • Danny Perrotta
    Posted at 12:38h, 28 Marzo Rispondi

    Complimenti.. É un piacere raro leggere un vero scrittore, che ha il dono di sapere comunicare emozioni a chiunque lo legga partendo da qualsiasi spunto. Aggiungo il piacere di assaporare insieme l’immagine e la scrittura come Giorgio Vasta sa fare.

  • Antonella Nocera
    Posted at 13:40h, 28 Marzo Rispondi

    Grazie Danny per avere apprezzato.

  • Riccardo Sapia
    Posted at 15:40h, 28 Marzo Rispondi

    Vasta ha il dono della composizione musicale ed emotiva con le parole. Riesce e infilare l’unghia nelle rughe dell’esistenza illuminando una verità sottesa. Adoro la sua arte di scrivere, mi commuove.

  • Ivana
    Posted at 16:23h, 28 Marzo Rispondi

    Grazie mille.

  • Enrico Pompeo
    Posted at 13:35h, 29 Marzo Rispondi

    Splendido. Da un’immagine, una descrizione, che diventa racconto, allegoria, verso un altrove, che è ‘bagliore’, luce nel vuoto.
    Grande!

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